Il Mistero di Caravaggio a Palermo

Storia e significato di un capolavoro del maestro Caravaggio

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La Natività di Palermo: il quadro che non c’è.

Nella bellissima cornice dell’Oratorio di san Lorenzo a Palermo campeggia uno spazio tristemente vuoto (adesso occupato da una copia fotografica) lasciato da uno dei capolavori del campione della pittura qual fu Michelangelo Merisi detto Caravaggio.

Giovan Pietro Bellori, insieme ad altri biografi dei secoli passati, aveva sostenuto che la natività di Palermo era stato commissionato nel 1609 dalla Compagnia dei Bardigli e dei Cordiglieri, ipotizzando un presunto soggiorno palermitano del pittore. Ma di questa commessa non esistono documenti. Per di più, dal confronto con i quadri eseguiti in Sicilia nello stesso anno a Messina e Siracusa si notano differenze stilistiche così evidenti che si sta facendo sempre più strada l’ipotesi che questo quadro sia stato dipinto nel periodo romano e dunque intorno al 1600. Se fosse vera questa ipotesi neppure il soggiorno del Caravaggio a Palermo sarebbe più dimostrabile con certezza e dunque messo in dubbio.

È un rompicapo attualmente senza soluzione, ma poco importa: gli artisti parlano con le loro opere e quelle ci lasciano come testimonianze viventi del loro esistere, pensare, essere. Solo che il quadro adesso non c’è più, lo sanno tutti, è stato rubato nel 1969 e forse irrimediabilmente perduto; tuttavia non vogliamo dimenticarlo, per il bene di Palermo che lo ha accolto per più di tre secoli e per rispetto per l’arte e il genio di Caravaggio che lo eseguì.

La tela rappresenta un presepio secondo la tradizione classica, completo di bue e asinello, ma con tutte le caratteristiche che il Caravaggio aveva fatte proprie e che pur nel clima della Controriforma cattolica avevano dimostrato la sua genialità.

Innanzitutto un anacronismo meditato e sbattuto in faccia allo spettatore, che è già tutto un programma prima sociale e poi teologico: egli mette insieme personaggi vissuti in epoche diverse: san Lorenzo, san Francesco, forse san Giacomo, insieme a Maria, Gesù bambino e un improbabile san Giuseppe, di spalle e vestito secondo l’uso dell’epoca del pittore.
Non siamo in paradiso ma in una umile stalla quasi a ricordare che il magnifico evento della incarnazione avviene al di fuori di ogni tempo, qui e ora per le persone che vogliono accoglierlo e che sono le semplici e povere persone del popolo.

Vi è poi un forte contrasto tra la nuda inerme povertà del bambinello, scoperto e “abbandonato a terra come un guscio di tellina buttata” (R. Longhi), e gli altri personaggi che vestono secondo la propria condizione: la Madonna è una donna del popolo; san Lorenzo veste la dalmatica dei diaconi e tiene in mano la graticola sulla quale, secondo la tradizione, sarebbe stato martirizzato; san Francesco, lontanissimo dal poverello d’Assisi, è adesso un frate conventuale della fine del XVI secolo; e lo stesso san Giuseppe (ammesso che sia lui) è un uomo brizzolato senza età. Infine, il vecchio sulla destra, più che un pastore sembra ricordare un pellegrino di Santiago de Compostela e per questo è stato identificato come un san Giacomo pellegrino già dallo stesso Serpotta che aveva istoriato l’Oratorio con i suoi magnifici stucchi (modellando a destra dell’altare un bambino con un cappello simile e due conchiglie sulla mantellina, simboli dei pellegrini che si recano a Santiago ogni anno).serpotta

Che altro ha voluto comunicarci l’artista? Perché quei volti tristi e malinconici? Non c’è gioia nell’evento. Si contempla, si discute, si prega. Lo stesso angelo planante pur inneggiando col cartiglio la gloria che proviene dall’alto dei cieli, sembra ricalcare lo stesso gesto dell’angelo che porge la palma del martirio a san Matteo un attimo prima di ricevere il colpo mortale. Qualcuno ha voluto leggere nel quadro il presagio della morte che attendeva come un destino ineluttabile quel bambino appena nato. Può essere, ma non tutto può e deve essere spiegato: ogni opera d’arte si “legge” solo vedendola, attraverso i canali empatici che riescono a trasmettere allo spettatore tutta la carica emotiva. Certo, come è stato giustamente affermato, la bellezza non è una “cosa” ma un certo modo di guardare. Dunque occorrono occhi speciali e quelli non si possono inventare. Il guaio è che neppure il quadro c’è più, e allora? Allora non ci resta che sognare, magari proprio lì, dentro l’Oratorio, immersi in quei bellissimi stucchi e immaginando di vedere attraverso quegli occhi inerti quello che loro hanno visto.

Saverio Schirò

Altri approfondimenti su Caravaggio nel sito: http://caravaggio400.blogspot.it/

Per chi volesse approfondire il significato del quadro e il passaggio di Caravaggio a Palermo ecco una ricca Bibliografia

G. P. BELLORI Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni Roma 1672 (ed a cura di E. Borea) Torino 1976 p.228;
V. SACCÀ Michelangelo da Caravaggio pittore – studi e ricerche in “Archivio Storico Messinese” VIII 1907/1-2 1907 p.46;
B. BERENSON Del Caravaggio delle sue incongruenze e della sua fama Firenze 1951 p.42;
F. MELI Ritorno de ‘La Natività’ di M. Caravaggio – Bilancio di un viaggio in “La Giara” I 1952/1 pp.105-108;
G. CARADENTE Il restauro della Natività del Caravaggio in “La Giara” cit. pp.109-113;
W. FRIEDLÄNDER Caravaggio studies Princeton (N.Y.) 1955 pp.216- 217;
S.BOTTARI Caravaggio Firenze 1966 p.38/74;
A. OTTINO DELLA CHIESA L’opera completa del Caravaggio Milano 1967 p.105/91;
R. LONGHI Caravaggio (pref. di G. Previtali) Roma 1988 p.109;
G.A. DELL’ACQUA Caravaggio e le sue grandi opere da san Luigi dei Francesi Milano 1971 p.105/91;
A. MOIR, Caravaggio Milano 1982 p.158/48;
M. CINOTTI Michelangelo Merisi detto il Caravaggio – tutte le opere  Bergamo 1983 p.481/40;
C. CIOLINO MAUGERI Natività con i santi Lorenzo e Francesco in “Caravaggio in Sicilia il suo tempo il suo influsso” Palermo 1984 pp.162-164;
D. MALIGNAGGI La natività del Caravaggio e la Compagnia di S. Francesco nell’oratorio di S. Lorenzo in “L’ultimo Caravaggio e la cultura artistica a Napoli, in Sicilia e a Malta” Siracusa 1987 pp. 279-288;
M. CALVESI Le realtà del Caravaggio Roma 1990 p.387-388;
S. SCHIRO’ Caravaggio e il suo tempo. La religiosità tra arte e Teologia. Tesi di Magistero in Scienze Religiose Palermo 1997 p. 96-112;
G. DAVÌ Natività con i santi Lorenzo e Francesco in “Sulle Orme di Caravaggio tra Roma e la Sicilia” Venezia 2001 p.120/6;
M. MARINI Caravaggio – Michelangelo Merisi da Caravaggio “pictor praestantissimus” Roma 2005 p. 548/104;
A. SPADARO Caravaggio in Sicilia – Dove si racconta la fuga in Sicilia dell’eccellente pittore Michelangelo Merisi detto Caravaggio condannato dal papa al taglio della testa Catania 2005 pp.123-126;
V. SGARBI Caravaggio Milano 2005 p.180/67 (la scheda Natività coi santi Lorenzo e Francesco è stata redatta da G. Davì);
A. SPADARO Caravaggio in Sicilia – il percorso smarrito Acireale-Roma 2008 pp. 107-111;
A. SPADARO Il mistero irrisolto del Caravaggio palermitano rubato e la sua copia catanese Acireale-Roma 2010;
A. SPADARO Caravaggio in Sicilia – Il percorso smarrito Acireale-Roma pp. 173-177;
M. CUPPONE Dalla cappella Contarelli alla dispersa Natività. Nuove osservazioni e precedenti iconografici per Caravaggio in “«L’essercitio mio è di pittore». Caravaggio e l’ambiente artistico romano” (a cura di F. Curti, M. Di Sivo, O. Verdi) – “Roma moderna e contemporanea” a. XIX, 2011, 2;
L. SCARLINI Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto Palermo 2012;
G. MENDOLA Il Caravaggio di Palermo e l’Oratorio di San Lorenzo Palermo 2012.

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

11 COMMENTI

  1. Il 6 di gennaio nell’insolita’ mia passegiata dalla circonvallazione, via corso Calatafimi arrivo alla Cattedrale. Incuriosito dalle masse di turisti, entro come profano e sul lato destro ( se mi ricordo bene ) la seconda cappella, rimango sorpreso e entusiastico alla vista di alcune tele, che hanno moltissimo dello stile del Caravaggio…mi sbaglio ! rimango ancora profano.

    grazie,

    Sal

    • Gentile Sal sfortunatamente a Palermo non abbiamo alcun quadro del Caravaggio. Ne avevamo uno ma… si sa come è andata a finire (anzi non si sa bene!). Il quadro di cui parla, potrebbe essere di Pietro Novelli, un artista monrealese appena posteriore del Caravaggio, che ne adottò lo stile.
      Per sicurezza andrò a vedere di persona. Meglio sarebbe comunque avere la descrizione del dipinto.

  2. Bellissimo questo articolo. Certamente il fatto che il quadro possa non essere stato fatto a Palermo non implica che Caravaggio non sia mai stato in città, anzi, mi sembra di aver letto che la visita di Caravaggio a Palermo sia stata da ispirazione a molti pittori siciliani. Mi pare comunque una cosa plausibile. No?

  3. Bravo Saverio, veramente eccezionale questo articolo. Qualcuno un giorno ha scritto; Palermo è una cortigiana che va perdendo a una a una le perle della sua sontuosa collana. La”Natività del Caravaggio” era una di quelle perle. A malincuore dico che, siamo stati una generazione che non ha saputo custodire la propria storia.

  4. Bellissima questa visione dell’incarnazione di Gesù che avviene in ogni tempo e in ogni luogo, basta saperlo accogliere.

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