Poco, anzi pochissimo è durata l’avventura di Guglielmo Barros Schelotto sulla panchina del Palermo. A decidere la fine di questa storia non è stato il solito Zamparini, bensì la volontà dell’allenatore argentino, troppo ostacolato dalla burocrazia del nostro calcio.
Il problema sta nel suo patentino di allenatore, rilasciato dalla federazione argentina e non riconosciuto in Italia. Per la validazione (o meglio per il rilascio di un patentino valido per la Serie A), il tecnico avrebbe dovuto avere almeno 5 anni di esperienza da allenatore in club professionistici o in nazionali maggiori.
Il veto è arrivato dalla UEFA e di fronte a questi ripetuti impedimenti Schelotto ha deciso di non continuare la sua avventura in rosanero e di ripartire immediatamente per l’Argentina (dove probabilmente non tarderà a trovare un incarico prestigioso).
In casa Palermo, dove Bosi affiancherà Tedesco nella gestione tecnica, rimane tanto rammarico per lo sfumare dei buoni propositi per la prossima stagione.
Ci chiediamo se tutte queste misure e regolamentazioni della UEFA siano davvero necessarie, in fondo se un presidente vuole affidare la sua squadra ad un magazziniere, dovrebbe poterlo fare.