Il festival Le Vie dei Tesori debutta a Corleone
Dal 16 settembre all’1 ottobre 2023
Otto luoghi, tre esperienze e una passeggiata d’autore nel borgo fantasma
La grande mostra dedicata ai simulacri della processione del Corpus Domini inaugurata ieri da monsignor Isacchi, arcivescovo di Monreale.
Si visitano l’ex monastero arroccato da dove si domina la vallata, e l’antico Ospedale dimenticato. Il centro di documentazione sulla mafia,
la cascata in un Eden naturale. Coupon validi anche a Termini Imerese, Bagheria, Carini e Palermo
tre weekend | 16 settembre > 1 ottobre
CORLEONE. Diciotto “santi”, le straordinarie sculture lignee un tempo ricoperte da foglia d’oro, datate tra ‘500 e ‘700, che erano tra i protagonisti della storica processione del Corpus Domini a cui “partecipavano” tutte le 44 statue provenienti dalle diverse chiese di Corleone; un corteo emozionante e molto sentito, ma che non si realizza più dal 1954. Un’occasione per riviverlo sarà data dalla grande mostra Di seta e di legno. Tessuti e simulacri delle chiese di Corleone nella Chiesa Madre e nel Tesoro di San Martino, che si è inaugurata ieri alla Matrice alla presenza dell’arcivescovo di Monreale, monsignor Isacchi. Mostra che sarà visitabile per il festival Le Vie dei Tesori: alle statue presenti nella Chiesa Madre se ne sono infatti aggiunte altre sette dalle chiese della città, tutte splendide realizzate da artigiani artisti nel corso degli ultimi quattro secoli. Nasce così un vero percorso devozionale e storico, che permetterà di entrare nel cuore della città. La mostra è curata da Lina Bellanca, Maria Concetta Di Natale, Rosalia Francesca Margiotta e Maurizio Vitella, ideata e curata da Giuseppe Puccio, è completata da paramenti sacri della stessa Chiesa Madre che finora non hanno fatto parte del percorso espositivo del Tesoro. Alcuni tessili sono capolavori ricamati dalle suore benedettine dell’antico convento di Santa Maria Maddalena.
Non c’era migliore occasione per Le Vie dei Tesori che quest’anno debutta a Corleone con visite a otto luoghi scelti con cura, tre esperienze imperdibili – tra cui appunto, la mostra – e una passeggiata d’autore alla ghost town di Borgo Schirò, il sogno fascista che avrebbe dovuto combattere il latifondo. Lo racconteranno i giovani della community Ascosi Lasciti.
“Ci fa piacere accogliere un festival che coglie la bellezza di un borgo colmo di storia. La Corleone sprofondata in un abisso invalicabile fino a pochi anni fa, è dimenticata in nome di un rinnovamento morale, etico e storico, un cambiamento dinamico che si propone alla comunità” dice il sindaco Nicolò Nicolosi mentre monsignor Gualtiero Isacchi ha approfittato dell’inaugurazione della mostra e del festival delle Vie dei Tesori, per parlare di un segno di devozione importante che ha attraversato i secoli. “Ho visitato la mostra con un bambino “speciale” che spiegava le diverse statue a modo suo, ma l’unica parola che riuscivo a capire era “bello“, ha detto l’arcivescovo. “Non ci interessa la bellezza fine a se stessa, noi non siamo esteti : i primi destinatari del nostro lavoro sono la comunità e cittadini stessi” – interviene Laura Anello presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori , ma anche la riappropriazione di un luogo negato che da qui in poi viene raccontato“.
A Corleone naturalmente il festival è tutto nuovo, ma i luoghi dove si entrerà per la prima volta, sono parecchi. L’Animosa Civitas di re Alfonso il Magnanimo, fondata dai normanni, finita spesso al centro di diatribe nobiliari, “ricomprata” più volte dai suoi stessi abitanti, colma di conventi austeri – fino al 1866 i gesuiti possedevano gran parte delle terre e dei feudi – e di chiese preziose, che in tempi felici erano più di cento; negli oratori settecenteschi, nei simulacri “nascosti”, come nella magica cascata delle Due Rocche, a pochi passi dal centro; e nella sua storia più recente, che si è intessuta di un forte impegno antimafia.
Si potranno sfruttare al massimo i coupon, validi nelle città all’interno della stessa provincia: quindi quelli di Corleone, saranno validi anche per Termini Imerese e Bagheria, e ad ottobre, Carini e Palermo.
Si parte sabato 16 settembre e si va avanti, sabato e domenica, fino all’1 ottobre; tre weekend per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola: dieci città in questa prima tranche (con Corleone, Termini Imerese, Messina, poi Bagheria, Alcamo, Enna, Caltanissetta, Trapani, Marsala e Mazara del Vallo); dal 7 al 22 ottobre altre cinque città (Ragusa, Scicli e Noto; Sciacca e Carini); e Palermo e Catania per tutto il mese di ottobre. Un progetto che si anima della narrazione collettiva, della voglia di riappropriazione dei cittadini, della partecipazione di centinaia di giovani che si uniscono alla squadra di organizzatori, narratori, giornalisti. Le Vie di Tesori ogni anno generano una ricaduta economica, in termini di indotto turistico, nelle città che attraversano: come certifica l’Otie, Osservatorio turistico delle economie delle Isole: nell’ultimo anno (2022), la ricaduta è stata un indotto di oltre 6 milioni di euro.
Un festival che ha portato la cultura fuori da palazzi istituzionali e atenei, ha sperimentato, cercato, scoperto percorsi e siti. E costruisce reti: a Corleone, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor (“Sarà un’occasione in più per scoprire il borgo che mi ha accolto da direttore – dice Giuseppe Piraino, a capo della sede Unicredit di Corleone), il festival ha saputo creare sinergie e dialogo: con Comuni e Diocesi, con Regione, Atenei, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. Un progetto che tutto l’anno lavora per generare valore sociale intorno al patrimonio culturale con una costante attività di valorizzazione e di storytelling, con restauri e manifestazioni. E che, tra settembre e ottobre, vive la lunga stagione del Festival, trasformando le città in ecosistemi culturali integrati dove vengono abbattuti i paletti di titolarità dei luoghi del patrimonio. Quest’anno riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: apriranno cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
IL PROGRAMMA DI CORLEONE. L’intero programma del festival – costruito in stretta collaborazione con il Comune di Corleone e con la Diocesi, curato in particolare da Gianfranco Grizzaffi, assessore comunale alle Tradizioni popolari e Spettacolo, – è molto articolato e racchiude otto luoghi che raccontano profondamente la città, nella sua storia antica come in quella recente. La mostra Di seta e di legno permetterà di visitare la chiesa Madre, ammirando i diversi simulacri parte del percorso, ma non bisogna perdere la splendida Chiesa del Carmine, tutta bianca e oro: e si avrà subito una vertigine visiva appena si entra nell’adiacente oratorio di Maria SS. del Carmelo dalla volta dipinta con colori accesi: c’è anche la copertura della cripta sotterranea dove venivano sepolti i confrati. Poi si passa alla trecentesca chiesa di Sant’Agostino: il vicino oratorio ha le pareti interamente coperte da affreschi, stucchi, quadri, e ospita la statua lignea della Madonna del Soccorso, conosciuta anche come Madonna della Mazza. Leggenda vuole che le donne che non riuscivano ad avere un bambino, si affidavano al demonio, ma subito dopo la nascita era la santa a scacciare il male dal neonato con il suo prodigioso bastone. La Chiesa di Santa Rosalia, nata subito dopo il ritrovamento delle ossa della Santuzza sul Montepellegrino: possiede un campanile con la tipica grata a “petto d’oca” e una volta a botte interamente decorata a motivi floreali. E ancora, la cinquecentesca chiesa e l’oratorio dei Domenicani (che è in cattivo stato ma si vedono ancora gli arredi settecenteschi) con la cripta sotterranea.
Saranno invece una vera scoperta altri due siti: l’ex Ospedale dei Bianchi, costruito a metà ‘500 grazie ai fondi privati dei nobili del paese, che si riunirono nella Compagnia dei Bianchi dello Spirito Santo, una delle confraternite più antiche di Corleone, tra le protagoniste dei riti del Venerdì Santo. È in condizioni precarie, affascinante fantasma in cui par di sentire il dolore dei malati nel corso dei secoli. E il Monastero del Santissimo Salvatore, fondato a fine XIII secolo, grazie ad un generoso e ricco cavaliere, tal Salvatore, di cui non si conosce la storia, che voleva un ricovero per le suore benedettine, ma si scontrò con il provinciale dei Carmelitani, padre Alberto da Trapani, che invece voleva trasferirvi le suore Carmelitane. Vinsero le prime e continuarono a vivere nel convento fino al 1866, quando passò al demanio, divenendo istituto per poveri e orfanelle, poi pensione per anziani. Sarà anche possibile (con un’esperienza a parte) salire fin sulla cupola e da lassù lasciarsi affascinare dal bellissimo panorama su Corleone, sulle due “sentinelle”, la Torre dei Saraceni ed il vecchio carcere (eremo di San Bernardo); e sulla Cascata delle Due Rocche, un paradiso naturale straordinario, con il suo salto di 18 metri, e il canyon scavato nella roccia.
L’ultimo luogo è legato alla storia recente di Corleone, simbolo della sua voglia di rinascita nel segno dell’impegno antimafia: il CIDMA, Centro internazionale di documentazione sulla mafia e sul movimento antimafia, nato nel 2000 nel complesso San Ludovico del XVII secolo: fu inaugurato dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e dal vice segretario generale delle Nazioni Unite, Pino Arlacchi. Lo studio e la conoscenza del fenomeno mafioso si snoda attraverso i vari ambienti: importante la “stanza dei faldoni” con i documenti del Maxiprocesso (e le dichiarazioni del pentito Buscetta); e la “stanza del dolore” con le fotografie di Letizia Battaglia e della figlia Shobha. Nella “sala Carlo Alberto Dalla Chiesa”, si riconoscono i volti dei boss mafiosi: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella.
Tra le esperienze del festival, anche una curiosa degustazione guidata: siamo all’azienda Vescera che dagli anni ’70 nello storico stabilimento di Carlentini trasforma i grani antichi di Sicilia, ma che pochi mesi fa ha rilevato un pastificio artigianale a Corleone: qui vi spiegheranno la nuova produzione di pasta bio durante un’approfondita tasting & cooking class. Infine, Ascosi Lasciti condurrà alla scoperta di Borgo Schirò, in aperta campagna a una ventina di minuti da Corleone: il più grande dei “sogni” fascisti di riqualificazione del territorio, nato tra il 1940 e il 1942, intitolato a un giovane bersagliere arbëreshë, Giacomo Schirò che durante la festa del paese negli anni ’20 fu trucidato con 53 coltellate. E’ una vera ghost town con la scuola, una trentina di alloggi, chiesa e canonica, una piazzetta con una fontana, la rivendita tabacchi e un negozio di alimentari, l’ambulatorio medico e il laboratorio antimalarico. Edifici fantasma, completamente abbandonati.
IL FESTIVAL DELLE VIE DEI TESORI. La prima parte del Festival schiera dieci città che seguono i Borghi dei Tesori che si sono appena conclusi. Da Bagheria che apre la famosa “villa dei mostri“, invita gli innamorati sull’arco sospeso sul mare, ma racconta anche Ignazio Buttitta nella bottega dove scriveva da fanciullo; a Termini Imerese dove si mostrano per la prima volta i depositi del Museo civico, e due chiese di valore inestimabile; senza contare il Grand Hotel delle Terme, il sito più visitato in Sicilia nella scorsa edizione del Festival: Corleone Termini e Bagheria (e a ottobre Carini e Palermo) si visitano con lo stesso coupon.
C’e Enna che mette insieme un palazzo Liberty inedito e un giardino segreto, prepara le visite ai conventi o il giro delle cripte con il mummiologo; Caltanissetta che visita le miniere, ritorna nel suo cimitero monumentale, scopre una delle due uniche ghigliottine siciliane e allarga alla vicina San Cataldo; Messina che apre le porte per la prima volta del Seminario Arcivescovile, e di nuovo quelle della Prefettura, oltre a presentare piccole chiese-gioiello nelle Masse e nei casali vicini alla città.Dall’altro lato dell’isola, si affacciano sulmare Trapani, che scopre un monastero domenicano in una casa privata e si perde tra stucchi barocchi e l’organo più complesso d’Europa; Marsala ritorna nelle cantine e apre imponenti torri vinarie, ma ha preparato anche percorsi e siti archeologici per appassionati; e infine Mazara accoglie un percorso attraverso progetti e atelier di artisti che hanno scelto di vivere in questo lembo di Sicilia. Poi Alcamo che riapre i suoi castelli colmi di leggende, aggiunge un’antica cantina dello Stabilimento Florio, sale sulle cupole, ascolta cantastorie e canti gregoriani.
COME PARTECIPARE
Per partecipare a Le Vie dei Tesori basta acquisire il coupon per l’ingresso con visita guidata sul www.leviedeitesori.it o negli infopoint allestiti durante il Festival in ogni città. Un coupon da 18 euro è valido per 10 visite, da 10 euro per 4 visite e da 3 euro è valido per un singolo ingresso. Per le passeggiate è previsto un coupon da 8 euro. Per le esperienze, i coupon sono di valore variabile. Consigliata la prenotazione on line su www.leviedeitesori.com. A chi prenoterà verrà inviata per mail una pagina con un codice QR con giorno/orario di prenotazione da mostrare all’ingresso dei luoghi sul proprio smartphone o stampata. In alternativa, ci si può presentare all’ingresso dei luoghi mostrando la pagina con il codice QR ricevuta via mail al momento dell’acquisto, ma si entrerà solo se ci sono posti disponibili. I coupon non sono personali e possono essere utilizzati da più visitatori, anche simultaneamente e in posti diversi, fino a esaurimento del loro valore. Nei luoghi disponibili solo ticket da 3 euro.