Le Vie dei Tesori ritorna a Trapani, Mazara del Vallo e Alcamo: si vola in piper sulle saline, si riaprono siti e si visitano mosaici romani.
Dal 14 al 29 settembre 2024
Il festival compie diciotto anni e ritorna in tre città del Trapanese
A Trapani si vola in Piper sulle saline e si ritorna nella Cappella dei Crociati. A Mazara del Vallo ritornano visitabili, dopo un primo restauro, gli splendidi mosaici romani di San Nicolò Regale. Ad Alcamo si entra nel chiostro carmelitano dell’ex convento dell’Annunziata e si visita il neonato Museo del carabiniere. Visite con un unico coupon
tre weekend | 14 – 29 settembre
Si vola su Trapani e sulle saline si ritorna in un antico monastero, si scoprono cappelle e campanili, si spalancano i palazzi istituzionali. Mazara del Vallo quest’anno riconsegna alle visite, dopo i primi restauri, gli splendidi mosaici della domus romana di San Nicolò Regale, riapre il Palazzo Vescovile con spazi inattesi e scopre la biblioteca dei Chierici. Alcamo entra nel chiostro carmelitano dell’ex convento dell’Annunziata, cerca tra manoscritti e incunaboli, sale sulla cupola della Chiesa Madre, visita antiche tonnare e il neonato Museo dei Carabinieri.
Visitare il Trapanese – sia le città affacciate sul mare, sia le realtà più piccole che nascondono musei gioiello – è una sorpresa continua. Perché si passa senza soluzione di continuità da un mosaico arabo normanno a un sontuoso oratorio barocco, a una tonnara che mette i piedi nell’acqua. La provincia che più di ogni altra nelle scorse edizioni delle Vie dei Tesori, ha fatto balzi in avanti in termini di numeri – soltanto l’anno scorso ha sfiorato i ventimila visitatori, contando anche Marsala che quest’anno ha scelto di aprire i suoi luoghi dal 5 al 20 ottobre – schiera di nuovo le sue bellezze. Che pescano in una storia importante, fatta di contaminazioni di ieri e di oggi. Le Vie dei Tesori ritorna quindi a Trapani, Mazara del Vallo e Alcamo, per tre weekend, dal 14 al 29 settembre. Sarà possibile visitare le tre città (e Marsala in ottobre) con un unico coupon.
Tre weekend per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola e che quest’anno diventa maggiorenne: era il 2006, infatti, quando nasceva la prima edizione a Palermo, dieci luoghi del tutto inattesi in seno all’Università. Da lì a poi Le Vie dei Tesori ha aumentato i suoi visitatori anno dopo anno, si è allargata a tutta la Sicilia, ha raggiunto numeri impressionanti e ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma è stata tra le pochissime realtà italiane a non fermarsi mai. Trapani nel 2023 aveva contato 9125 presenze; la piccola Alcamo, che quest’anno parteciperà al festival per la sua terza volta, aveva messo insieme 4474 visitatori e Mazara del Vallo aveva sfiorato i 2300 visitatori. “Iniziamo dalla provincia di Trapani questo nuovo viaggio delle Vie dei Tesori – dice il vicepresidente della Fondazione, Marcello Barbaro – un territorio che ci ha sempre regalato numeri importanti, su cui il festival lo scorso anno ha avuto una ricaduta turistica che ha sfiorato il milione di euro. Ritorniamo con la certezza che riusciremo a far innamorare residenti e turisti, ma soprattutto i ragazzi che magari troveranno uno spunto per non partire un domani”.
Dopo aver ammirato i Borghi dei Tesori, in questa prima tranche Le Vie dei Tesori apre luoghi e propone esperienze ritorna in dieci città (con Trapani, Mazara e Alcamo, ecco Bagheria, Termini Imerese, Corleone, Messina, Caltanissetta, Enna e la new entry Leonforte); dal 5 al 20 ottobre altre sei città (Carini, Marsala, Sciacca, Ragusa, Scicli e Noto); Palermo e Catania occuperanno come sempre tutto il mese di ottobre.
Un progetto che si anima della narrazione collettiva, della voglia di riappropriazione dei cittadini, della partecipazione di centinaia di giovani; che è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana; che ha stretto collaborazioni con altre realtà, visto che è tra le costole di Italia Romanica, rassegna dedicata all’arte e all’architettura del Medioevo in quattro regioni italiane, con Fondazione Sardegna Isola del Romanico, Fondazione Lemine in Lombardia e InCollina in Piemonte.
Un festival che costruisce reti: nel Trapanese, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor – “Il sostegno di Unicredit è convinto e continuato nel tempo – dicono Renato Mancini (responsabile Area retail Trapani), Caterina Fratello (direttore mercato Mazara del Vallo) e Sebastiano Palumbo (direttore mercato Alcamo) -, a un festival che ha dimostrato di saper parlare al territorio” -. E l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione dei giovani, la rassegna ha saputo creare sinergie e dialogo con Regione, atenei, comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari.
Un progetto che tutto l’anno lavora per generare valore sociale intorno al patrimonio culturale con una costante attività di valorizzazione e di storytelling, con restauri e manifestazioni. E che, tra settembre e ottobre, vive la lunga stagione del Festival, trasformando le città in ecosistemi culturali integrati dove vengono abbattuti i paletti di titolarità dei luoghi del patrimonio. Riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: apriranno cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
LE VIE DEI TESORI A TRAPANI. Si volerà sul Piper osservando dall’alto le piramidi di sale, si scoprirà un antico monastero con un giardino nascosto; e ancora, chiese barocche, trittici gaginiani, palazzi affrescati: Trapani apre diciannove luoghi e propone esperienze inedite, come una visita guidata ai simboli dell’Immacolata al Collegio. E’ un bel programma costruito sul territorio da Lucia Floria: riapre le porte l’antica Corte delle Ninfee, antico monastero domenicano, oggi residenza privata, con il suo giardino nascosto e la famosa “ruota degli esposti” per i bambini abbandonati: la scorsa edizione è stata tra i luoghi più visitati delle Vie dei Tesori. Nell’ex cartolibreria Pons, sede dell’Unione delle Maestranze, vedrete i Sacri Gruppi dei Misteri. I palazzi: aprono la Prefettura, con le sue sale decorate e le numerose opere d’arte; Palazzo Cavarretta o Senatorio (sede del Consiglio comunale) da dove si ha una spettacolare vista sul centro storico; palazzo Milo Pappalardo con i suoi tetti affrescati e il balcone tutto festoni, volute e putti; palazzo Riccio di Morana, oggi sede della Presidenza della Provincia regionale di Trapani, sulla sua facciata neoclassica, spiccano le statue che rappresentano le virtù morali della famiglia dei Morana; a Palazzo D’Alì si perderà il conto delle finestre e si potrà assistere alla visita teatralizzata con donna Clotilde che abitò queste stanze (a cura degli Amici del Museo Pepoli). Ritorna anche quest’anno l’amata Torre di Ligny, costruita nel 1671 per difendere la costa esposta alle incursioni dei corsari barbareschi; si salirà sul campanile di san Domenico per un panorama sulla città. Le chiese: dalla più imponente, la cattedrale di San Lorenzo, alla sontuosamente barocca Cappella della Mortificazione, vera iconografia da “regno della morte” al Collegio dei Gesuiti con una commovente Immacolata del Marabitti alla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio con la tomba del famoso architetto (a cui si devono molti palazzi e chiese di Trapani) Giovanni Biagio Amico. Dalla chiesetta barocca del Carminello si accede attraversando un portale settecentesco in marmo, all’antichissima Badia Nuova che ospita tele del Novelli, del Carreca e del Borremans. Dalla barocca Santa Rita con il Crocifisso seicentesco di Pietro Orlando che non si può spostare: si narra che, a un tentativo, Gesù avrebbe aperto gli occhi, per manifestare il suo dissenso; alla proto basilica di San Nicola dove è un trittico marmoreo in bassorilievo del Gesù Cristo risuscitato attribuito a Giacomo Gagini. La cripta, sotto l’altare maggiore, è un mondo a parte: perfettamente conservata, mostra l’antico metodo di inumazione dei religiosi. la chiesa di San Domenico che nasconde al suo interno, l’affresco della Madonna del Latte, riapre dopo qualche mese di restauri, la cappella con il Crocifisso doloroso gotico considerato miracoloso e la Cappella dei Crociati, orientata verso Gerusalemme. E un mondo a sé è la bottega di Platimiro Fiorenza, tesoro vivente di maestria e artigianalità che si tinge di rosso corallo: la sua bottega, anche grazie al lavoro della figlia Rosadea, è diventata un crogiuolo di attività per il territorio. Tra le esperienze, non si deve perdere il volo in Piper sulle saline: si potranno osservare dall’alto le piramidi candide, su un velivolo a 4 posti condotto da piloti esperti che decollerà da Birgi per volare sullo Stagnone, Mozia e sulle saline Ettore Infersa. Il direttore del Parco di Segesta, Luigi Biondo condurrà una visita esclusiva sui miti e simboli segreti dell’Immacolata del Collegio di cui ha curato il progetto di restauro. Infine ritorna anche la performance del fiorista Michele Iovino che, ispirandosi ai fregi liberty, realizzerà delle composizioni botaniche delicate. Due le passeggiate: la prima, condotta da Renato Lo Schiavo, seguirà le orme di uno scrittore vittoriano, Samuel Butler che rilesse l’Odissea ambientandola tra le Egadi e Pantelleria. La seconda raggiungerà la riserva orientata delle saline di Nubia, tra fenicotteri rosa, spatole e aironi bianchi.
LE VIE DEI TESORI A MAZARA DEL VALLO. E’ una città da leggere con attenzione, perdendosi tra i suoi vicoli, le architetture normanne, le abitudini e i rituali che intrecciano i popoli. Questa è la quarta edizione, curata sul territorio dalla Pro Loco e da Liliana Ingenito, e si deve per forza partire dagli splendidi mosaici romani di San Nicolò Regale che, dopo un primo restauro, sono tornati a essere visitabili; la chiesa normanna, quasi una Cuba (inserita anche nel neonato circuito di Italia Romanica con i monumenti di Sardegna, Piemonte e Lombardia), e la Regale Abbazia di Santa Maria dell’Alto (o delle Giummarre) che secondo la tradizione, parrebbe risalire al 1085. Ma Mazara riaccoglie nel programma anche le “case” della Diocesi, e apriranno spazi di solito fruibili solo dai religiosi e dagli studiosi: dal palazzo Vescovile, sede del vescovo che ha un ponte coperto che lo collega alla Cattedrale; al Seminario dei Chierici con i suoi tesori, la biblioteca che custodisce un Fondo antico con tomi pubblicati tra il 1660 e il 1850; il Museo Diocesano (chiuso da sei mesi), con la splendida croce processionale della chiesa madre di Salemi, datata 1386, e una collezione di reliquiari, tra cui quello di Santa Rosalia. Da aggiungere il seicentesco Collegio dei Gesuiti, simbolo del potere della Compagnia di Gesù. Si ritorna nell’affezionata (del festival) Casa Lombardo trasformata in atelier d’artista dalla famiglia che la abita; ma si scopre anche il Teatro Garibaldi, piccolo gioiello nel centro storico, voluto fermamente dai mazaresi e costruito dai maestri d’ascia. Le chiese sono tre, una più bella dell’altra: dalla tardo barocca San Calcedonio che sarà una vera sorpresa anche per i cittadini perché è sempre chiusa e visitarla è un’occasione; a San Francesco nata in stile arabo-normanno, che divenne convento francescano, caserma dei carabinieri, poi carcere femminile, fino al 1970 quando fu abbandonata: è stata restaurata da tre d’anni; e a San Michele Arcangelo, la chiesa del Monastero delle Benedettine, un tesoro barocco inaspettato, con uno stupendo pavimento di maiolica cosparso di fiori splendenti. E non si deve assolutamente perdere la riserva di Lago Preola, gestita dal WWF, il regno delle testuggini palustri e dei tarabusini.
Le esperienze. Si potrà gustare un aperitivo al tramonto in barca verso Capo Feto; seguire la vendemmia a Baglio Aimone, seguire una session di power yoga nella casbah araba, ascoltare il Muezzin o o sorbire un vero tè alla menta che in Tunisia è simbolo di amicizia. Due le passeggiate: si potrà scoprire la famosa kasbah di Mazara di notte e si seguiranno gli storici attraverso l’antica città murata.
LE VIE DEI TESORI A ALCAMO. Si potrà scoprire il neonato Museo dei Carabinieri, aperto solo da pochi mesi, con una sorpresa: per il festival sarà esposta una delle jeep Willis paracadutate dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale. E, sorpresa dell’ultimo minuto, si potrà accedere anche al chiostro carmelitano del Convento dell’Annunziata, oggi sede del commissariato di Polizia. E si arriverà proprio in riva al mare per raggiungere la Tonnara Foderà ai Magazzinazzi dove le svelte imbarcazioni dei tonnaroti sono conservate, ancora con le loro ancore e il sistema di reti, dentro le originarie trizzane. Qui si potrà anche gustare un aperitivo a km0 al tramonto.
Si salirà di nuovo sulla cupola della Matrice – poche persone alla volta, ma da lassù si abbraccia tutta la città -, si entrerà al Baglio Florio per fare un salto all’indietro nel tempo, con la “protezione” del Leo Bibens superstite. E sarà anche possibile assaggiare i prodotti locali con un bicchiere di vino biologico Adamobio. Le suore benedettine hanno custodito per secoli i tesori della Badia Grande e quando lo Stato nel 1866 soppresse gli ordini religiosi, trasformarono il convento in Collegio di civili donzelle, salvando così stucchi del Sanseverino, affreschi e tele di Brunetti; una statua in marmo di Antonino Gagini, una tela attribuita a Pietro Novelli, gli ovali dell’Annunciazione di Baldassare Massa. Qui sarà anche possibile assistere a un recital di canti gregoriani. Nella chiesa di Santa Maria Assunta, un reliquiario seicentesco custodisce la “Sacra spina” che, tradizione vuole, appartenga alla corona di Gesù Cristo, e in un’altra cappella si conserva la Dormitio Virginis del Gagini. Per il primo anno si visita l’ex cappella abbandonata di San Vituzzo, rimasta chiusa per trent’anni e poi affidata dalla Curia di Trapani all’Arcidiocesi Rumena Ortodossa di Sicilia. Il programma di visite di Alcamo – messo insieme con la collaborazione di Enza Scaglione – ritorna anche nella cinquecentesca chiesa della Badia Nuova che faceva parte del monastero che nel 1866 venne trasformato in scuola. Le poche suore rimaste vivono lì ancora oggi dedicandosi alla cura dell’orto, al cucito, ricamo e restauro di paramenti sacri. E mostreranno le otto statue allegoriche del 1724 di Giacomo Serpotta. Ritorna per il secondo anno, la trecentesca Maria SS. Annunziata dove ha sede la confraternita omonima, la più antica tra le alcamesi, poi trasformata in caserma e abbandonata. E’ uno Spasimo, un affascinante rudere con il tetto crollato (si entrerà quindi nel vicino chiostro che ospita un commissariato di Polizia), e saranno gli esperti dell’Ordine degli Architetti di Trapani a condurre la visita. Il luogo simbolo di Alcamo, il Castello dei Conti di Modica, racconterà la sua storia antica e tormentata, da residenza nobiliare a ufficio comunale, poi carcere, poi stalla. Restaurato nel 2000 e nel 2010, oggi è rinato e sede dell’Enoteca regionale della Sicilia Occidentale.
E ancora, nella biblioteca Bagolino, tomi antichi, cinquecentine e incunaboli dai fondi librari dei conventi, un patrimonio immenso salvato dalle confische del 1860; al MACA, il museo d’arte contemporanea nell’ex Collegio dei Gesuiti sono esposte tele di Turi Simeti, Vito Bongiorno, Gisella Giovenco e Sergio Zavattieri, i gessi di Nicola Rubino: è una “casa degli artisti” in un bene confiscato alla mafia. Una strana storia quella di Villa Cassarà: nel 1989 il Comune affida a Mariano Cassarà l’incarico di realizzare un monumento a Cielo d’Alcamo; lo scultore inizia i lavori ma dopo vari colpi di scena, viene dimenticato tanto che Cassarà decide di collocare l’opera nel giardino di famiglia, dove tuttora si trova. E non si deve perdere la visita alla collezione di 200 strumenti musicali raccolti in una vita intera dal compositore e poeta alcamese Fausto Cannone, nell’ex chiesa di San Giacomo De Spada.
Cinque le passeggiate: si arriverà fino all’area medievale della Funtanazza, alle antiche fornaci romane vicino il fiume san Bartolomeo; una terza condurrà al castello di Calatubo arrampicato sulla roccia e alla romantica Cuba delle Rose, un’altra alle gallerie di inizio Novecento che servivano l’acqua alla cittadina, l’ultima condurrà tra gli ulivi saraceni che abbracciano la Tonnara di Scopello.
Curiosità, foto, le schede per approfondire ogni luogo o esperienza e i coupon da acquistare: tutto sul sito www.leviedeitesori.com
COME PARTECIPARE
Per partecipare a Le Vie dei Tesori basta acquisire il coupon per l’ingresso con visita guidata sul www.leviedeitesori.it o negli infopoint allestiti durante il Festival in ogni città. Un coupon da 18 euro è valido per 10 visite, da 10 euro per 4 visite e da 3 euro è valido per un singolo ingresso. Per le passeggiate è previsto un coupon da 6 euro. Per le esperienze, i coupon sono di valore variabile. Consigliata la prenotazione on line su www.leviedeitesori.com. A chi prenoterà verrà inviata per mail una pagina con un codice QR con giorno/orario di prenotazione da mostrare all’ingresso dei luoghi sul proprio smartphone o stampata. In alternativa, ci si può presentare direttamente all’ingresso dei luoghi mostrando la pagina con il codice QR ricevuta via mail al momento dell’acquisto, ma si entrerà soltanto se ci sono posti disponibili. I coupon non sono personali e possono essere utilizzati da più visitatori, anche simultaneamente e in posti diversi, fino a esaurimento del loro valore. Per chi è sprovvisto del coupon “multiplo” saranno disponibili nei luoghi solo ticket da 3 euro. Le scuole o i gruppi organizzati possono scrivere a prenotazioni@leviedeitesori.it.