L’ultimo matrimonio reale a Palermo

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Henri_VI_,_comte_de_Paris

Le porte e i cancelli di palazzo d’Orlèans si riaprirono l’8 aprile del 1931 per un evento destinato a richiamare l’attenzione della stampa internazionale e ad accogliere i più bei nomi del Gotha europeo: l’ultimo matrimonio reale a Palermo.

Sua Altezza Reale e delfino di Francia Enrico Roberto d’Orlèans conte di Parigi, quartogenito ed unico figlio maschio del duca di Guisa Giovanni Clemente d’Orlèans che nel 1926, con la morte del cugino Roberto aveva assunto il diritto di successione al trono francese, sposa la principessa Isabella D’Orlèans-Braganza, figlia maggiore del principe Pedro de Alcantara d’Orleans-Braganza, pretendente al trono del Brasile. Gli sposi, giovanissimi, erano cugini alla lontana per comune discendenza dal re Luigi Filippo. L’avvenimento seguiva di appena due anni l’altro matrimonio della famiglia reale di Francia, quello della sorella del conte, Francesca che nel febbraio del 1929 sempre a Palermo, era andata in sposa al principe Cristoforo di Grecia.
In vista del lieto evento il palazzo d’Orlèans e tutto il parco furono interessati da nuovi lavori, venne rinnovato parte dell’arredamento interno, i saloni furono splendidamente addobbati e nei pavimenti furono distesi grandi tappeti azzurri recanti il triplice fiordaliso dorato, emblema della casa di Francia. Ma soprattutto si lavorò nel parco per predisporlo al ricevimento e per rimediare ai danni arrecati da una recente alluvione del torrente del Maltempo che nel precedente mese di febbraio era straripato dagli argini a causa di un violento nubifragio che si era abbattuto sulla città.
La villa fu completamente ripulita; si sistemarono i vialetti, si ravvivarono i prati, si potarono gli alberi e si eressero cinque grandi padiglioni in legno e vetro elegantemente addobbati con teli a motivi floreali, opera delle prestigiose officine palermitane Ducrot, destinati ad accogliere gli oltre mille invitati al pranzo nuziale.
Il fastoso evento vide la partecipazione della più esclusiva aristocrazia d’Europa, una eccezionale corte di sovrani in esilio e principi di sangue reale convenne a palazzo d’Orlèans. Insieme con i duchi di Guisa e coi genitori della sposa, i reali di Grecia con la regina madre Sofia, la regina madre del portogallo Maria Amalia, l’infanta Luisa di Spagna col figlio don Carlos in rappresentanza del re Alfonso, Cristoforo e Francesca di Grecia, il principe Conrad di Baviera, la regina Elena di Romania, il principe Knud di Danimarca, i principi Paolo e Olga di Serbia, la contessa Isabella d’Harcourt, sorella maggiore dello sposo, il principe Filippo d’Assia, il duca Vittorio Amedeo delle Puglie, il principe Renè di Parma, il duca Emanuele Filiberto d’Aosta e il duca Aimone di Spoleto con le rispettive consorti e tanti altri illustri ospiti, tra cui i maggiori esponenti dell’aristocrazia siciliana e molti rappresentanti del corpo diplomatico.

Disimpegnavano il servizio d’onore il conte e la contessa de Baritault, la contessa de Villeneuve, il barone Lassus, il generale de Gondrecourt, il colonnello de Tuite, gentiluomo d’ordinanza del duca di Guisa, e il commendatore Maurice Emery, allora procuratore generale per l’amministrazione dei beni della Real Casa di Francia. Erano presenti pure, gli scrittori de l’” Action Francaise “, guidati da Leon Daudet, da Charles Maurras e dal conte de Montgrand.
Era il chiassoso manipolo (oltre trecento) dei legittimisti pro Orlèans, i fedelissimi del re, che dalla lontana patria recava al delfino del perduto trono di Francia un pugno di terra francese e una piccola pianta di leccio, simbolo di speranza e di fede che i giovani principi al ritorno dalla solenne cerimonia religiosa celebrata in Cattedrale dal Cardinale Lavitrano arcivescovo di Palermo, aiutati da cento mani piantarono a margine del boschetto del parco.
Nella commossa cerimonia rinnovarono il gesto compiuto più di un secolo prima dal loro antenato il duca Luigi Filippo che aveva messo a dimora lo splendido “ ficus magnoliaefolia “che domina ancora oggi il parco d’Orlèans con la sua immensa chioma.
Prima del rito civile, che ebbe svolgimento nei saloni del piano nobile, l’allora podestà principe Michele Spatafora Turrisi donò agli sposi in nome della cittadinanza una bellissima penna in pietra dura con ricchi ornamenti d’oro e di smalto, penna che si dice fosse quella stessa con la quale nel 1809 era stato firmato l’atto di nozze fra il duca Luigi Filippo d’Orlèans e la principessa Maria Amelia di Borbone: più di centoventi anni dopo servì a siglare il contratto di matrimonio dei lontani discendenti del sovrano francese.
Ma la festa che aveva fatto risplendere di luci ed echeggiare di suoni il palazzo finì presto, il conte di Parigi e la sua giovane sposa si fermarono solo due settimane a Palermo, dimorarono a palazzo e ripartirono prima che finisse il mese di aprile. Ripartiti gli ospiti e gli sposi, si spensero le luci e calava il sipario sull’ultimo matrimonio reale celebrato a Palermo, che vide la presenza di ospiti potenti e illustri, lo sfarzo dei re e la commossa partecipazione di gran parte della cittadinanza; cose d’altri tempi.
Il matrimonio fu felice, duraturo e allietato dalla nascita di ben undici figli.

Nicola Stanzione

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

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