L’uso delle carrozze a Palermo comincia a diffondersi a partire dagli ultimi decenni del XVI secolo anche se, fino alla prima metà del XVII, fu prerogativa solo di una ristretta cerchia che comprendeva esponenti dell’alta aristocrazia e pochi ricchi borghesi. Eh sì, perché “possedere cocchio” significava anche avere scuderie, personale addetto come cocchieri, stallieri, palafrenieri, garzoni di stalla e non tutti, anche se benestanti, potevano permetterselo.
Ma a partire dagli ultimi decenni di quel secolo e nei primi anni del Settecento le carrozze a Palermo aumentano rapidamente di numero e cominciano a prevalere su portantine e sedie volanti, che comunque, continuano a resistere per alcuni specifici impieghi.
L’evoluzione dell’uso delle carrozze a Palermo nel corso dei secoli
Si assiste, infatti, ad una progressiva estensione dell’utilizzo della carrozza che prese sempre più corpo. Le carrozze in circolazione a Palermo, tra pubbliche e padronali, erano diventate così numerose che si cominciò ad avere problemi di traffico, al punto che le autorità in più occasioni dovettero intervenire per regolamentare la circolazione su strada dei veicoli. Furono emanati dei bandi che stabilivano norme e sanzioni con pene anche abbastanza severe. Ma come accade anche ai nostri giorni, le regole, nonostante le pene previste per i contravventori, venivano, ahimè, regolarmente ignorate o rispettate davvero poco dai palermitani, sempre poco inclini al rispetto delle regole.
Le carrozze a Palermo come status symbol per le famiglie aristocratiche siciliane
Per le grandi famiglie siciliane, sempre in gara tra loro nell’esibizione di ricchezza, sfoggiare lussuose carrozze, spesso anche poco funzionali e tanto meno confortevoli, era diventato d’obbligo. Un vero “status symbol” cui nessuna famiglia facoltosa siciliana poteva e “voleva” sottrarsi.
Nessuno appartenente alle classi sociali più elevate osava, sebbene si abitasse vicino, presentarsi a piedi ad un evento mondano: ricevimenti, feste di gala, balli o spettacoli teatrali.
Non a caso in diversi Paesi, prima dello spettacolo gli attori di teatro si auguravano “molta merda” in riferimento alla grande quantità di escrementi che i cavalli lasciavano vicino ai teatri, testimonianza di buon successo dell’evento.
Nel XVIII secolo la classe sociale più agiata amava molto “apparire” e soprattutto rappresentarsi. Attraverso la magnificenza della carrozza si affermava lo status, il peso economico e il prestigio del proprietario, il cui lignaggio veniva rappresentato dai sempre lucidi stemmi gentilizi che decoravano gli sportelli della vettura e da altri segni atti alla sua identificazione come, per esempio, il colore delle livree ingallonate d’oro e d’argento di cocchieri e staffieri.
L’importante era esibire, il “piacere” di esibire. Anche Vicerè, Pretori e Senatori della città non si sottrassero al desiderio di sfoggiare eleganti carrozze per i loro spostamenti istituzionali: nelle pubbliche cerimonie e nelle festività importanti era consuetudine che i membri del Senato cittadino si presentassero con carrozze scortate dalla milizia urbana. E anche le autorità ecclesiastiche non erano da meno.
La carrozza non faceva solo bella mostra di sé: si delineava come simbolo di “ricchezza e prestigio”.
Per l’aristocrazia siciliana del XVIII secolo, la carrozza, era un mezzo insostituibile per vivere una vita sociale ricca di avvenimenti. Come non ricordare l’immancabile “passeggiata alla Marina”, il ”salotto buono” della città, dove le carrozze si incrociavano tra inchini e scappellate varie.
E non mancavano le trasgressioni, nè le relative chiacchiere e pettegolezzi: si racconta, e non sono maldicenze, che le carrozze con a bordo le nobili dame, appena oltrepassato Porta Felice, proseguivano a fari spenti per favorire intimità e incontri proibiti: con tutti i limiti dell’epoca, il 700, fu un periodo dove, sorprendentemente, alle donne del ceto nobiliare erano concesse alcune libertà che poi andranno perse nei secoli successivi. (Leggi gli articoli: La corsa della bagasce lungo il Cassaro, Libertà sessuale nella Palermo del 700: quando i mariti non erano gelosi )
Ma se il Settecento segnò l’alta stagione delle carrozze palermitane (Palermo ebbe le migliori e il maggior numero di carrozze fra le città siciliane), fu nella seconda metà dell’Ottocento e, soprattutto negli ultimi decenni del secolo, in quel periodo denominato la “Belle Epoque”, il momento di massimo splendore per le carrozze.
La Belle Epoque a Palermo, come nelle maggiori città europee, fu un tempo di ostentata bellezza e benessere. La nobiltà e la ricca borghesia viveva di sfarzo ed eleganza, si organizzavano sontuosi ricevimenti, cene, feste da ballo e tutta questa mondanità non poteva prescindere dalla carrozza che ne era protagonista.
Le diverse tipologie di carrozze e i loro utilizzi specifici
Le più belle e lussuose carrozze palermitane di quell’epoca appartenevano alla vecchia aristocrazia, i Lanza, i Valguarnera, i Trigona, i Moncada, gli Alliata, ma anche alla nuova ricca Borghesia imprenditoriale, i Florio, i Whitaker, i Gardner, gli Hopps, dinastie in continua ascesa sia economica che sociale. In quegli anni gli avvenimenti mondani si susseguono a ritmo frenetico, ogni occasione è buona per sfoggiare eleganti cocchi tirati da mute a quattro o a sei formate da cavalli di razza superiore. Quando dagli antichi palazzi nobiliari uscivano le carrozze era sempre uno spettacolo di magnificenza ed eleganza.
E per ogni occasione, a seconda dell’impiego, vi era una tipologia di carrozza ben precisa. Citiamo alcuni esempi sufficientemente rappresentativi del parco siciliano: la Charette per un uso quotidiano cittadino, il classico coupè, il Cabriolet di gala, la comoda Mail Coach, il Landau o la Duchesse per passeggeri eleganti nelle occasioni particolari. Diversamente per un Phaeton, un Duc o duc o una Dog-car utilizzati per la caccia o per il piacere di una bella passeggiata tra le polverose strade di campagna.
Il tempo passa, le cose cambiano e con la comparsa delle prime automobili, nel XX secolo, inizia il tramonto delle eleganti carrozze. Oggi le grandi ruote traballanti, i lustri ottoni dei fanali, i mantici incerati e gli eleganti fregi delle carrozze appartengono a un mondo lontano, retaggio di un passato dorato e pieno di fascino.
L’uso turistico delle carrozze a Palermo oggi e le controversie legate agli animali
Ai nostri giorni, infatti, l’uso delle carrozze trainate da cavalli ha, esclusivamente, fini turistici anche se da tanti anni le associazioni che si occupano dei diritti degli animali protestano contro questo sfruttamento considerato anacronistico. (Leggi l’articolo: Un Giro in carrozza a Palermo). Sebbene nulla può sostituire il fascino tradizionale di una carrozza che trotterellando accompagna i turisti in giro per la città, non si può ignorare che ogni anno, soprattutto in estate, si assiste a tragici episodi, dove qualche povero cavallo stramazza al suolo colto da malore a causa del caldo e della fatica.
Cercando, ovviamente, di tutelare il lavoro dei vetturini e degli operatori del settore, è arrivato il momento di attuare una graduale transizione verso altre forme di mobilità turistiche e di diletto più sostenibili (veicoli elettrici – eco carrozze), seguendo modelli già adottati in altre città europee.
Sarebbe un grande passo avanti verso un mondo più civile!
Nicola Stanzione
Foto by pixabay.com – Depositphotos.com – palermodavedere.it
Ricordiamo che in concomitanza con l’ uso appariscente delle carrozze, la categoria dei cocchieri si guadagnò una certa considerazione. Il cocchiere delle famiglie aristocratiche era tenuto in certa considerazione, in quanto responsabile della cura dei mezzi, e della sicurezza dei signori altolocati che viaggiavano con esse. Avevano anche una loro confraternita religiosa che, in occasione delle processioni più importanti partecipava con una propria rappresentanza, (ancora ai giorni nostri, una loro delegazione è presente ogni anno,in abiti d’epoca) nella processione della Madonna Immacolata. Inoltre, avevano una loro chiesa : la Madonna dell’ Itria, in via Alloro con diritto di sepoltura (nella cripta sottostante la chiesa).