Nonostante l’attuale Stazione Centrale sia tra le più antiche d’Italia, essa non è la prima stazione ferroviaria di Palermo. Ne esisteva un’altra, antecedente, più arretrata, fuori città, in una zona chiamata “del Secco” per la chiesetta di Sant’Antoninello lo Sicco dov’era un cimitero per i poveri. Si accedeva al piazzale del piccolo edificio dalla vanella del Secco che corrisponde all’odierna via Silvio Boccone.
La storia di questa prima stazione ferroviaria inizia intorno al 1860, quando sulla spinta innovativa che arrivava dal Continente, anche a Palermo venne costituita una società privata che doveva occuparsi di costruire una rete ferroviaria in Sicilia: la “Compagnia Generale delle ferrovie Sicule”.
Questo non deve stupire se pensiamo che dopo il primo tronco di 8 km che inaugurò la prima tratta italiana, da Napoli a Portici, nel 1839, al tempo della proclamazione dell’unità d’Italia nel 1860, la Ferrovia italiana copriva 2035 km, ma in maniera frammentaria e prevalentemente al Nord, e in ogni caso, solo il 18% era di proprietà del Regno, mentre il resto apparteneva a società private.
La prima tratta ferroviaria siciliana
Il progetto della prima tratta ferroviaria siciliana fu concepito per collegare Palermo ad Agrigento, con diramazioni per Caltanissetta e Licata, ma si badi bene, non tanto per facilitare i collegamenti per il trasporto delle persone, quanto per esigenze di carattere commerciale. La ferrovia doveva favorire il trasporto dello zolfo, collegando le miniere dell’entroterra siciliano con i principali porti della costa: portare rapidamente lo zolfo estratto nei bacini di Lercara, Licata e del nisseno verso l’imbarco al porto di Palermo.
Approvato il progetto ed espropriati con non poca difficoltà i terreni pertinenti, nel 1861 iniziarono i lavori per la costruzione della tratta ferroviaria Palermo – Bagheria con fermata a Ficarazzi, per un totale di 13 km e 337 metri.
Il 28 aprile del 1863, alle ore 16, nell’entusiasmo generale del popolo, con spari di mortaretto e la banda musicale, alla presenza del sindaco Mariano Stabile, del monsignor Cervello e del Cavaliere Martinengo, direttore dei Lavori Pubblici, partiva alla volta di Bagheria la prima corsa che inaugurava la ferrovia in Sicilia.
Erano solo tre vagoni, intitolati a tre illustri siciliani, Archimede, Diodoro Siculo e Pietro Novelli, che in 28 minuti di viaggio completarono la tratta, ma erano carichi di speranze ed aspettative: grazie alla Ferrovia si apriva per la Sicilia una prospettiva di grande sviluppo sociale ed economico. Almeno così la pensavano i contemporanei che a frotte avevano assistito alla partenza: lungo il tragitto a gruppi sventolavano fazzoletti festeggianti verso coloro che avevano avuto il privilegio di montare su quei vagoni del futuro, mentre altri con carrozze a noleggio avevano raggiunto Bagheria per assistere all’arrivo del treno.
Era fatta, la ferrovia aveva raggiunto la Sicilia. Nel 1871, attraverso una circonvallazione ferrata, la “Stazione del Secco” fu collegata al Porto di Palermo e nel 1880 da lì si sarebbe collegata alla costruenda linea per Trapani, già attiva fino a Partinico.
La città cresce intorno alla prima stazione ferroviaria di Palermo
In pochi anni, il traffico di uomini e merci fece crescere l’importanza della stazione che dovette adeguarsi alle nuove necessità: furono abbattuti casolari fatiscenti della zona, riveduto il piano regolatore, progettate nuove abitazioni, mentre nascevano diverse attività commerciali. Il 23 aprile 1874 venne costituita la Società Sicula Tramways e Omnibus (SSTO) che avrebbe creato una rete di linee di tram e di omnibus a cavalli che, collegando punti strategici della città, avrebbero favorito gli spostamenti fino alla stazione ferroviaria.
Insomma, intorno alla “Stazione del Secco”, sorta con un’idea di provvisorietà, cresceva un indotto che modificava le strutture e le abitudini di quella parte di Palermo.
Una curiosità: pensate che se ancora fino agli anni 60 i ragazzini facevano il bagno nel fiume Oreto, al tempo della prima ferrovia, anche gli uomini adulti avevano questa abitudine, anche loro, in mutande o completamente nudi! Cosa inaccettabile per la pubblica decenza tanto che fu necessaria una proibizione ufficiale, per non ledere la sensibilità dei viaggiatori che attraversavano l’Oreto in treno.
La Stazione cresceva in vitalità e traffico, gli spazi cominciavano a mostrarsi insufficienti e tuttavia i progetti di ampliamento rimanevano incompiuti, per difficoltà tecniche e per la carenza di risorse finanziarie. L’ingegnere Pasquale Valsecchi, direttore delle Ferrovie Siciliane, nel 1869 aveva redatto autonomamente un progetto per la nuova stazione che prevedeva l’arretramento del fabbricato viaggiatori fino alla via Lincoln, anticipando la collocazione che avrebbe poi effettivamente assunto la nuova Stazione Centrale di Palermo, ma i tempi non erano ancora maturi.
I Reali d’Italia in visita a Palermo

Nel 1881, re Umberto I, accompagnato dalla moglie Margherita e dal figlio Vittorio Emanuele, sarebbe giunto a Palermo in nave, prima tappa della sua visita ufficiale in Sicilia. L’Amministrazione comunale si industriò per accogliere i reali d’Italia nel miglior modo possibile e tra i vari interventi, anche la Stazione ferroviaria, ritenuta inadeguata all’evento, venne abbellita, seppur con opere provvisorie. Venne costruita una tettoia in legno all’ingresso, decorato il portico con arredamenti presi in affitto, incorniciato il prospetto, completata la parte superiore con un grande scudo reale dipinto. Ovviamente non mancarono bandiere e festoni.
Il 12 gennaio 1881 i reali, dopo la visita della città, salirono sul treno in direzione Agrigento, seconda tappa della loro visita nell’Isola. I commenti dei giornali del tempo furono sarcastici: «… importanti colonne ioniche, cornici in terracotta, grandiosi arconi di marmo che con abile inventiva servono a coprire le miserie della stazione della capitale siciliana… un’indegna baracca molto al di sotto del nostro paese…» (Nuova Gazzetta di Palermo 15 gennaio 1881)
Ancora un anno sarebbe trascorso, fino alla celebrazione del VI centenario dei Vespri siciliani nel marzo del 1882, quando il Generale Garibaldi sarebbe venuto in visita a Palermo per la celebrazione ed accolto proprio nella stazione del Secco ancora una volta abbellito per l’occasione. Ma ormai i tempi erano maturi, la città era in piena espansione ed era già in progetto il taglio della via Roma, che avrebbe avuto come logica apertura finale una grande piazza dove si sarebbe affacciata la nuova Stazione Centrale di Palermo.
Saverio Schirò
Fonti:
- G. Gibilaro, La Stazione Centrale di Palermo, tesi di laurea Facoltà di Architettura Università degli Studi di Palermo, anno 2002/2003
- Le stazioni ferroviarie di Palermo / a cura di Maria Carcasio, Salvatore Amoroso ; testi di Salvatore Amoroso … \et al.! ; in collaborazione con Direzione territoriale insulare delle Ferrovie dello Stato, Provincia regionale di Palermo
- F. S. Marineo, La Stazione di Palermo Centrale: le origini, in Sicilia intreno.it
- R. La Duca, In treno a Bagheria con sosta a Ficarazzi, Giornale di Sicilia 30 aprile 1977 in La città Perduta, Edizione e Ristampe Siciliane, Palermo 1978
- Voce Ferrovia in Treccani.it
- Wikipedia.org