Nella nostra visione “moderna”, i nomi di alcuni luoghi di Palermo suonano piuttosto curiosi, come ad esempio quello della Chiesa dei naufragati, che si trova lungo il Corso dei Mille.
Oggi sicuramente non è il primo dei nostri problemi, ma nell’epoca in cui la città viveva in simbiosi con il suo mare, non era raro ritrovare a riva il corpo di qualche malcapitato che era annegato dopo essere caduto da un’imbarcazione. Da qui, nel 1743, il Senato Palermitano decise che anche questi poveracci meritavano un’intercessione divina, per cui si decise di intitolare questa chiesa (preesistente) a Santa Maria dei Naufragati ed utilizzarla appunto per la loro sepoltura, come del resto già avveniva in altre città marinare del Mediterraneo.
Ma andiamo per ordine, ripercorrendo la storia di questo luogo.
Storia della Chiesa e del Serraglio dei Poveri

Le prime notizie che abbiamo su questo luogo risalgono alla fine del XV secolo, quando un documento menziona un’antica chiesetta dedicata a San Cristoforo, ma anche nota con il nome di Chiesa della Candelora.
Inizialmente l’edificio fu concesso all’Unione dei Birri, ovvero l’antica forza di polizia che con fama altalenante aveva il compito (spesso infausto) di mantenere l’ordine in città.
Nel 1628 la proprietà della chiesa passò in mano ai Padri Agostiniani Riformati della Congregazione di Centorbi, in cerca di una nuova sede che li ospitasse. Come prima cosa rinominarono la chiesa, intitolandola alla Madonna della Provvidenza, in seguito iniziarono i lavori di costruzione di un piccolo convento, attiguo alla struttura.
Quando 35 anni dopo gli Agostiniani si trasferirono nel convento di Sant’Agata la Pedata, nei pressi di Porta Sant’Agata, il complesso rimase perlopiù abbandonato, fino a quando il governo cittadino non decise finalmente cosa farne.
All’inizio del ‘700 Palermo si preparava ad un’epoca d’oro, fatta di nobiltà, feste sfarzose e splendidi palazzi. L’altra faccia della medaglia era un esercito di poveri senza precedenti, che inevitabilmente si ritrovava fuori dalle abitazioni dei più ricchi per mendicare, nella speranza di ricevere qualche soldo o qualche avanzo dalle cucine (preferibilmente cercando di non incorrere nelle bastonate dei servitori in livrea).
Per liberare la città da queste torme di pezzenti, il Senato decise di istituire un Ospizio per assicurare un pasto caldo ed un rifugio a questa povera gente. In realtà l’intento era quello di ripulire le strade, nascondendo il problema agli occhi di chi non voleva vederlo.
Nel febbraio 1733, nei locali dell’ex convento opportunamente riadattati, fu inaugurato in pompa magna questo nuovo Albergo dei Poveri, che fu chiamato Serraglio, dal tardo latino serraculum che sta ad indicare un luogo chiuso da sbarre e catene, ma che in lingua italiana significa anche luogo di raccolta di animali selvaggi, riunchiusi allo scopo di divertire ed intrattenere il pubblico. Quest’ultima definizione, sebbene forse non stia all’origine del nome dell’edificio, figurativamente rende bene l’idea del suo reale scopo.
Nei giorni successivi iniziò un’opera di rastrellamento per le strade della città, per raccattare tutti gli indigenti ed ospitarli nella nuova struttura, dove sì, trovavano un tetto ed un pasto caldo, ma dove erano anche tenuti prigionieri, visto che normalmente non era concesso loro di uscire ad “imbruttire” la città con la loro presenza.
Nel giro di poco tempo, anche le persone disabili, con disturbi psichici o menomazioni fisiche, vennero incluse alle categorie da “accogliere” nell’istituto.
Non lontano dal Serraglio, si costituì anche un piccolo cimitero per i poveri, comunemente detto di Sant’Antoninello Lo Sicco, dal nome di una chiesetta attigua, che qualche secolo dopo è stato completamente smantellato durante i lavori di costruzione della prima stazione ferroviaria di Palermo (antecedente all’odierna Stazione Centrale).
L’ospizio rimase in funzione fino al 1772, quando l’edificio, ormai troppo piccolo e cadente per il suo scopo, fu rimpiazzato dal nuovo Albergo dei Poveri, poi divenuto Albergo delle Povere, costruito per volere del re Carlo III sullo stradone di Mezzomonreale (l’attuale corso Calatafimi).
Trasferiti tutti i poveri nella nuova struttura con una solenne cerimonia, il precedente ospizio, rinominato Serraglio Vecchio, rimase quasi sempre vuoto e talvolta utilizzato per gli scopi più disparati, fino a quando non venne definitivamente demolito verso la fine del XIX secolo.
La Madonna della Chiesa dei naufragati

Come abbiamo detto, vista la infausta frequenza con la quale venivano ritrovati i corpi di poveracci naufragati lungo le coste di Palermo, nel 1743 il Senato cittadino decise di disporre la sepoltura di questi cadaveri in una cripta sotto la chiesa, opportunamente rinominata Maria SS. dei Naufragati, sebbene il popolo, che spesso ha ragione, l’ha sempre chiamata informalmente con il nomignolo di Santa Maria degli Annegati, un pizzico meno poetico, ma anche più azzeccato.
Nel contempo venne fondata una congregazione che aveva il triste (e grottesco) compito di recarsi in processione sul luogo di rinvenimento dei cadaveri, per recuperarli e trasportarli poi nella chiesa, dove veniva loro data un’opportuna sepoltura.
Quando l’adiacente e ormai fatiscente edificio del Serraglio Vecchio fu demolito, alla fine dell’800, la chiesa fu invece ristrutturata, con l’aggiunta del campanile che tutt’ora si trova accanto all’ingresso principale.
Dopo i danni subiti durante i bombardamenti del 1943, furono eseguiti dei lavori di ripristino che non rispettarono l’aspetto precedente della chiesa, innalzando il campanile ed intonacando la facciata di bianco, coprendo così il suo originale prospetto in pietra.
Lavori di restauro più recenti le hanno invece restituito il suo aspetto originario, che tutt’ora possiamo ammirare.
Samuele Schirò
Fonti: R. La Duca – Giornale di Sicilia – 14 Ottobre 1984
M. Di Liberto – Nuovissimo stradario storico della città di Palermo, 1995