Toponomastica popolare a Palermo

Ovvero, come i palermitani chiamano "a modo loro" alcuni luoghi della città

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Come in ogni città e paese, anche a Palermo esistono dei luoghi che tutti conoscono con un nome diverso da quello ufficiale, una toponomastica popolare assente dagli stradari ma senza la quale molti cittadini avrebbero difficoltà ad orientarsi.

La toponomastica, ovvero i nomi dei luoghi di una città, vengono assegnati secondo diversi criteri stabiliti per legge. Per Palermo, fu l’ordinanza borbonica del 1802 ad obbligare la numerazione di ogni portone e bottega, indicando il nome della strada, piazza o vicolo, con cartelli di misura, materiale e caratteri ben precisi. 
Con quale criterio si diedero i titoli alle strade non lo sappiamo, ma sappiamo che una volta, rioni, vie e piazze si distinguevano per i mercati che vi erano impiantati, per le corporazioni di artigiani o lavoratori che in quel luogo avevano le botteghe, o semplicemente vi abitavano. La geografia dei luoghi era un altro punto di riferimento, oppure una chiesa o un convento, un palazzo o un monumento importante. Più raramente il nome di un luogo faceva riferimento a personaggi illustri di cui pochi avevano reale conoscenza. 

Toponomastica palermo

Dai primi del 1900 fu redatto un elenco di personalità rilevanti da inserire nella toponomastica di Palermo. I nomi delle strade furono modificati, ma spesso la popolazione continuò ad adoperare il nome tradizionale col quale quel luogo era conosciuto, perché più facile da identificare e da ricordare. 

Con le giovani generazioni, questa usanza si va perdendo ed i vecchi nomi dei luoghi piano piano si dimenticano, anche perché non sono scritti negli stradari ufficiali e neppure in Google Maps che tutti consultiamo se vogliamo conoscere dove si trova un luogo.
Per carità, è giusto così: lo strapotere della tecnologia vince su tutto! Tuttavia, un po’ dispiace, perché se è vero quello che sosteneva lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius: “I nomi antichi delle strade sono come titoli dei capitoli della storia della città e vanno perciò rispettati quali monumenti storici…”, con la perdita del nome, si perde anche un pezzo di storia, di tradizione e di identità della nostra città: valori invece che sarebbe bello mantenere vivi nella memoria. 

Per questo voglio ricordare quei nomi di luoghi conosciuti dai palermitani ma che non si trovano più nella toponomastica ufficiale o addirittura che non ci sono mai stati. Non può essere un elenco esaustivo, si capisce, ma con la collaborazione di chi ama Palermo e la sua cultura, potremo arricchirlo sempre di più. 

Toponomastica attuale: il vero nome di alcuni luoghi di Palermo

Palermo è divisa in 25 quartieri, ma lo sapete che fra questi non vengono menzionati i popolari Romagnolo, Acqua dei Corsari e la Bandita, lungo la via Messina Marine? E neppure lo storico Borgo di Santa Lucia o Borgo Vecchio compare nelle cartografie.

Il foro italico che tutti conosciamo perfettamente, non è una via, ma un’area del lungomare palermitano: spesso il palermitano dice “alla Marina”, ma in realtà una volta veniva chiamata strada Colonna e oggi Foro Umberto I e va da via Ponte di mare (dove sfocia il fiume Oreto) fino all’inizio della Cala, che è anche una via.

Se riguardo i mercati storici esistono piazza Ballarò e Piazza Capo, nella realtà il nome identifica tutto il mercato, e lo stesso vale per sant’Agostino o i Lattarini. 
La Vucciria è un caso a sé, infatti non esiste alcun toponimo ufficiale e la piazza centrale del vecchio mercato storico si chiama Piazza Caracciolo (ma pochi lo sanno!). 

I nomi delle piazze più importanti più o meno tutti le conoscono, ma nessuno le identifica nel modo ufficiale.

  • Così chiamiamo “La Statua” piazza Vittorio Veneto (ma chi era Vittorio Veneto? leggi la storia: piazza Vittorio Veneto). 
  • Piazza Politeama non esiste: nella toponomastica corrisponde all’insieme di piazza Castelnuovo e piazza Ruggero Settimo. 
  • Lo stesso per Piazza Croci che è formata da Piazza Francesco Crispi e Piazza Mordini.
  • Piazza Marchese di Regalmici di solito neppure viene nominata, le persone anziane la identificavano con i “quattro canti di campagna”, perché una volta era fuori le mura della città, in contrapposizione ai Quattro Canti di città, che nello stradario esce come piazza Villena
  • Chi dice “ci vediamo a piazza Verdi? o addirittura a Piazza Giulio Cesare?” nessuno credo. Se vuoi incontrare qualcuno in quei luoghi dirai piazza Massimo o alla Stazione (Centrale), magari sotto l’orologio!
  • E e se hai un appuntamento in via Regione Siciliana, mai e poi mai diresti in piazza Einstein ma piuttosto “alla Rotonda di via Notarbartolo” che è la stessa cosa: ma se vuoi essere più preciso, dirai “al Motel Agip” anche se questo Motel non esiste più!
  • Nomi di luogo che stanno scomparendo dalla memoria collettiva sono piazza Fieravecchia, l’attuale piazza Rivoluzione, piazza Olivuzza, l’attuale piazza principe di Camporeale e con corso Olivuzza, l’odierno corso Finocchiaro Aprile, passiamo alle vie di Palermo.

I palermitani di una volta hanno stentato ad accettare che la via vittorio Emanuele soppiantasse il “Cassaro” e la via Maqueda a lungo venne chiamata la “via Nuova”. Un po’ come oggi il prolungamento di via Roma viene identificato come via Roma Nuova, benché non si capiscano bene i confini di questa nuova arteria stradale.
Sfido qualcuno a ricordare come si chiama effettivamente “la conigliera“, quella strada che da corso Calatafimi alta (Mezzo Monreale) arriva fino alla via Pitrè (Boccadifalco) e per qualcuno continua fino al viale Leonardo da Vinci. Ve lo dico io, si chiama Via Umberto Maddalena, ma solo il primo tratto, dopo la via Pitrè si chiama via Bologni che diventa via Roccazzo.

Toponomastica a punta a vugghia
‘A Punta ‘a vugghia

E per finire, dovremmo parlare di un luogo davvero dimenticato, benché fino alla metà del secolo scorso fosse ancora conosciuto:  “A punta ‘a vugghia”. Dove si trova questo luogo? L’avete presente l’obelisco alla fine della via Lincoln, di fronte alla villa Giulia?  La forma di quel monumento è una base quadrangolare sormontata da una forma piramidale, che ricorda un grosso ago rivolto verso l’alto. Ecco, pare che proprio quell’area fosse un punto di incontro dei carrettieri che venivano dalla provincia per vendere i prodotti ortofrutticoli e che probabilmente si davano appuntamento in quel luogo magari per fare strada insieme al ritorno. Chissà, adesso ‘a punta a vugghia è ancora là, ma non ci sono più i carrettieri, speriamo che almeno noi ne manteniamo la memoria.

Saverio Schirò

Fonti:

  • Mario Di Liberto, Nuovissimo stradario storico della città di Palermo, edizioni Grifo, Palermo 1993
  •  Carmelo Piola, “Dizionario delle strade di Palermo …“, Palermo, Stamperia di Michele Amenta, 1870.
  • wkipedia.org
  • Rosario La Duca, La città passeggiata 3, Edizioni l’Epos, Palermo 2003
  • Storia delle Vie di Palermo su palermoviva.it

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

3 COMMENTI

  1. Per non parlare del celebre “Corso Vittorio Emanuele” ! Se sento qualcuno ( non palermitano, naturalmente) chiedermi indicazioni per “Via” Vittorio Emanuele mi occorre qualche secondo per “orientarmi”!

  2. Come sottolineato nell’articolo e come ricorda anche Roberto Alajmo in uno dei suoi libri, non c’è una piazza che si affacci sull’asse principale Sud-Nord della città che venga identificata dai cittadini con il suo nome reale (Stazione, Quattro Canti di Città, Massimo, Quattro Canti di Campagna, Politeama, Croci, Statua). Aggiungerei, proseguendo ancora verso Nord nella zona creata dopo i lavori di Italia ’90, “Piazza De Gasperi” con al centro il famoso monumento al carciofo spicato, che in effetti si chiama Piazza Giovanni Paolo II.

  3. Giustamente, hai fatto notare che in questa ‘sede’ l’ elenco non può essere esaustivo. Ma voglio ricordare il più “classico” : L’ Ecce Homo !! Proviamo a chiedere in giro, dov’è la chiesa di S. Antonio Abate ??

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