Come molti sanno, a Palermo esiste una strada chiamata via delle sedie volanti. Questo nome, così curioso, ha sempre risvegliato la fantasia popolare che vi ha ricamato su storie inverosimili. Qualche bambino della zona del Capo ancora oggi evita di passarci, perché qualche ragazzino più grande lo ha maliziosamente convinto che qui, di tanto in tanto, le sedie volino dalle finestre sulle teste dei passanti. Naturalmente niente di più lontano dalla realtà.
Questa strada altro non era che una delle tante “vie dei mestieri” in cui nascevano le botteghe dedicate alla fabbricazione di una determinata categoria di merci. Qui, numerosi artigiani specializzati realizzavano appunto le sedie volanti, ovvero le portantine.
Cosa sono le sedie volanti?
Si trattava di piccole scatole monoposto dotate di finestre con tendine e lunghe aste frontali e posteriori, utilizzate per muoversi agevolmente per le tortuose e affollate vie cittadine a partire dal XVII secolo. Queste portantine venivano trasportate a spalla da due robusti seggettieri che si posizionavano davanti e dietro alla sedia e la sollevavano con l’aiuto di cinghie di cuoio che venivano passate dietro la nuca. Questa particolare struttura faceva in modo che la portantina si muovesse fluttuando a pochi centimetri da terra, da qui il nome di sedia volante.
A differenza delle lettighe (portantine a due posti) e delle tradizionali carrozze, le sedie volanti non prevedevano l’utilizzo di cavalli o asini, quindi potevano muoversi agevolmente anche tra i vicoli più tortuosi. Per questo motivo a Palermo, più che in altre città europee in cui erano altresì diffusi, questi mezzi di trasporto riscontrarono un enorme successo, non solo tra i ceti più abbienti.
Le famiglie nobili della città possedevano le loro portantine padronali, riccamente adornate da dettagli dorati, sculture intagliate, drappi di tessuto pregiato e gli immancabili stemmi della casata. Era quasi uno spettacolo vedere queste opere d’arte ambulanti passare per le vie di Palermo, circondate, oltre che dai seggettieri personali della famiglia, da uno stuolo di servitori in livrea che seguivano la portantina a piedi, per provvedere ai bisogni del nobile padrone, per difenderlo da eventuali assalti e, di notte, per illuminare le strade al lume delle fiaccole.
Poi vi erano le portantine da nolo, anche dette “seggette”, molto più semplici rispetto a quelle padronali, foderate in pelle nera e arredate internamente con tessuti decisamente più dozzinali. Queste erano in genere affittate all’occorrenza da medici, notai, membri del clero, mercanti e altri cittadini appartenenti a varie classi sociali.
Una corsa in città costava un paio di tarì, una cifra abbastanza abbordabile per chiunque non appartenesse ai ceti più bassi della popolazione (⇒ Valore dei soldi nella Palermo di un tempo)
Contrariamente ai facchini delle sedie volanti padronali, sempre in livrea, ben vestiti ed in ordine dalle scarpe alle parrucche, i seggettieri delle portantine a noleggio erano spesso laceri e malconci, esausti e sudati per via delle lunghe giornate passate a trasportare i pesanti fardelli sulle spalle.
Da qui, come ricorda il Pitrè, il termine vastasu di cinga (ovvero facchino da cinghia) è stato spesso utilizzato in termini dispregiativi, come ad indicare una persona capace di ogni bassezza e inciviltà.
Tipicamente, le portantine in attesa di clienti, sostavano presso le principali porte cittadine, lungo il Cassaro, sull’odierna via Maqueda, e nelle piazze principali come i Quattro Canti. Qui spesso a causa delle portantine in sosta e del grande via vai di Palermo, si creavano spesso ingorghi che causavano disagi alla viabilità e che richiesero presto una regolamentazione da parte del Senato Palermitano.
La fortuna delle sedie volanti e dei seggettieri durò sino al XIX secolo, quando un imprenditore di nome Antonio Bruno, ebbe l’idea di acquistare delle piccole carrozze da noleggiare al pubblico al prezzo di un tarì, quindi meno della metà rispetto al prezzo delle seggette. L’idea fu vincente e la gente iniziò a preferire i più comodi ed economici “tarioli”. Inizialmente questa perdita di clienti causò i malumori dei seggettieri, che in più di un’occasione vennero alle mani con la concorrenza richiedendo anche l’intervento delle forze dell’ordine, tuttavia a lungo andare carrozzini e calessini divennero sempre più numerosi, visto il grande successo riscontrato tra il pubblico. Nel giro di qualche anno le sedie volanti e l’intera categoria dei seggettieri semplicemente si estinse, lasciando spazio al nuovo sistema di trasporti.
Samuele Schirò
Fonti: G. Pitrè – La vita in Palermo cento e più anni fa – Vol. I
A. Traina – 101 storie su Palermo che non ti hanno mai raccontato
RealmAfricaSafaris.com
Grazie per quanto riusciamo ad apprendere attraverso gli studiosi della nostra storia.