3 giugno 2018
Cefalù (PA)
A Fruottula. Una delle più antiche testimonianze delle tradizioni popolari di Cefalù
‘A Fruottula è oggi una sorta di processione profana, nella quale non è prevista la partecipazione del Clero, costituita da una teoria di composizioni floreali precedute dagli antichi stendardi della Corporazione dei viddani (Contadini). E’ guidata dal tammurinaru (suonatore di tamburo), che con il ritmico rullio del suo grande strumento annuncia l’arrivo del corteo, costituito quasi sempre da uno stuolo di bimbi. Con un pane, cucciddatu (si chiama così ogni sorta di pane o dolciume in forma di ciambella), legato all’estremità di un bastone, essi, inneggiando al prezioso frutto della terra, precedono un fercolo riproducente un ostensorio, alcuni alberi – ai cui rami sono appesi frutti primaticci – e altre composizioni, tutte rigorosamente realizzate con piante e fiori, il cui tema è affidato agli organizzatori del momento. Le figurazioni più ricorrenti rappresentano colombe, asinelli, mietitori, la Cattedrale di Cefalù; si ricorda un’edizione, quella del 1925, nella quale fu riprodotto un aereo. La Fruottula, che viene anche chiamata La Festa del Pane, costituisce il retaggio dell’antica festa delle Maestrauze e delle Corporazioni e oggi precede di un giorno la Festa del Corpus Domini, della quale anticamente era parte integrante. In quella occasione i contadini indossavano un abito che li contraddistingueva: vestito nero, guanti e camicia bianchi, farfalla e bombetta nere. L’abito contadino da lavoro veniva indossato soltanto da uno di loro che, in edizioni del dopoguerra, con falce e spighe, apriva il corteo inneggiando al pane. L’antica festa delle Maestranze, chiamata l’Ottava del Corpus Domini, cominciava con la festa del Corpus Domini, che cadeva due mesi meno un giorno dopo la Pasqua, sempre di giovedì, e aveva la durata di otto giorni. Essa prevedeva un calendario, codificato nel tempo, che assegnava ad ogni Maestranza o Corporazione un giornata di autocelebrazione. Le notizie più antiche su questa festa tradizionale ci vengono fornite dal poeta popolare cefaludese Carmine Papa che, in una sua poesia (La vinuta di Monsignuri Blunnu a Cefalù a lu 1858 in Poesie siciliane edite ed inedite di Carmine Papa, Cefalù,1892, XVI, p. 49), cita quei pochi frutti adurnati di ciuri; il Sac. Cristoforo Grisanti così commenta: II poeta allude ad uno dei così detti alberi, che in ogni anno questi contadini sogliono comporre di varie forme, con fiori e frutta, la Domenica immediata a la festa del Corpus Domini, e, quali primizie della nuova raccolta, menare in gran festa e in lungo ordine per la città.
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