La Battaglia delle Egadi: la storia riscritta grazie ai ritrovamenti archeologici

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Negli ultimi decenni, numerose campagne di scavo archeologico nei fondali marini al largo delle isole siciliane hanno portato alla luce importanti reperti legati alla Battaglia delle Egadi. Tra questi, i più celebri sono i rostri delle navi, elmi in bronzo, anfore in ceramica, vasellame e numerose ancore ritrovate nei fondali marini intorno alle isole.

Il valore storico e culturale dei reperti

I reperti archeologici recuperati dai fondali delle Isole Egadi, in un’area in espansione che si estende approssimativamente su 4.0 x 2.5 km di fondo marino, hanno un enorme valore storico e culturale. Essi ci permettono di ricostruire in dettaglio gli eventi della battaglia, di comprendere meglio le dinamiche della guerra antica e di apprezzare l’ingegno e le capacità tecniche dei popoli coinvolti. Ma non solo: la scoperta di questi reperti ha registrato un risultato particolarmente rilevante sotto il profilo scientifico poiché ha chiarito un grande quesito storico: cioè il luogo esatto ove si combatté la Battaglia delle Egadi il 10 marzo del 241 a.C., evento che avrebbe determinato la fine della prima guerra Punica.

Contrariamente all’opinione comune, che secondo testimonianze leggendarie identificava Cala Rossa a Favignana come il luogo della battaglia, l’archeologo Sebastiano Tusa comprese che lo scontro si era svolto al largo di Levanzo.

Rostro Battaglia delle Egadi
Uno dei rostri romani trovati in mostra al Museo del Mare di Palermo

L’intuizione era cominciata quando, per caso, erano stati scoperti numerosi resti di ancore romane nei fondali presso Capo Grosso, un promontorio dell’isola di Levanzo. Dal momento che in quel tratto di mare non vi sono approdi naturali, Tusa ipotizzò che poteva essere il luogo dove la flotta romana era rimasta in attesa del passaggio della flotta cartaginese. Se così fosse, la battaglia navale si sarebbe consumata a nord- ovest dell’isola.

L’area esatta fu scoperta anni dopo, grazie alla testimonianza di un pescatore che indicò il luogo dove aveva “pescato” un rostro, regalato poi ad un dentista di Trapani. 
Da allora e nei decenni seguenti, ricerche accurate in quell’area marina hanno riportato alla luce 27 rostri e numerosi elmetti di soldati. E la ricerca continua…

I rostri: un’arma micidiale.
I rostri erano delle protuberanze metalliche a forma di becco che venivano incastonate nella prua delle navi da guerra. Venivano utilizzati per sfondare lo scafo delle navi nemiche e affondarle. I rostri ritrovati nei fondali delle Egadi sono di ambedue gli schieramenti navali, romani e cartaginesi, come si evince dalle iscrizioni in latino e in punico trovate su molti di essi: insomma, una testimonianza della terribile battaglia che si consumò in quel tratto di mare.

Il contesto storico della Battaglia delle Egadi

Per oltre centovent’anni, dal 264 al 146 a.C., tra Roma e Cartagine, due delle più potenti dell’antichità, vi fu un conflitto prolungato e sanguinoso. Entrambe ambivano al controllo del Mediterraneo occidentale, e la Sicilia divenne il teatro principale delle ostilità.

Le due potenze si scontrarono in una serie di battaglie navali e terrestri, alternando vittorie e sconfitte. Cartagine, forte della sua potente flotta e delle sue ricchezze, sembrava destinata a prevalere. Tuttavia, la tenacia e la capacità di adattamento dei Romani, uniti a una serie di errori strategici commessi dai Cartaginesi, avrebbero cambiato le sorti del conflitto.

La prima guerra Punica (264-241 a.C.)

Dopo la conquista romana di Agrigento, Cefalù, Palermo, Solunto, Tindari e Trapani, l’influenza cartaginese in Sicilia era praticamente scomparsa. Dopo la vittoriosa difesa di Palermo da parte di Cecilio Metello nel 250 a.C., i Cartaginesi non tentarono ulteriori riconquiste delle loro principali basi sull’isola. Tuttavia, nel 247 a.C., il capo cartaginese Amilcare Barca sbarcò in Sicilia e con grande abilità occupò due località strategiche e scarsamente presidiate, una delle quali venne definito dagli storici antichi “il luogo detto ‘all’Eircte‘”, situato tra Erice e Palermo, sul mare: probabilmente l’odierna Valderice vicino Trapani. Amilcare mantenne il controllo di queste posizioni per diversi anni, minacciando il dominio romano nella Sicilia occidentale.

Nave della Battaglie delle Egadi
Modellino di nave della Battaglia delle Egadi – notare il rostro in punta

Roma non poteva rimanere a guardare: grazie a finanziamenti “volontari” di alcuni ricchi senatori, fece costruire una flotta di duecento quinqueremi sul modello di una nave cartaginese catturata. Navi che sarebbero risultate più veloci e manovrabili di quelle tradizionali muniti del famoso Corvus, il ponte d’assalto che poteva agganciare le navi nemiche, portare il conflitto su un piano più congeniale ai soldati romani e aveva assicurato vittorie in precedenti scontri navali. Tuttavia la pesante struttura di questi ponti rendeva le navi romane più lente e farraginose nelle manovre in spazi più ristretti.
Nel giro di pochi anni la flotta romana fu pronta e inviata in Sicilia per intercettare le flotte cartaginesi.

La Battaglia delle Egadi

La scelta delle Egadi come teatro della battaglia non fu casuale. Le isole, situate a ovest della Sicilia, controllavano le rotte marittime tra l’Africa e l’Italia, e rappresentavano un punto strategico fondamentale per i Cartaginesi per consentire i rifornimenti di uomini e generi alimentari ai soldati di Amilcare, asserragliati ai piedi del monte Erice. Sconfiggendoli in questo luogo, i Romani avrebbero tagliato le comunicazioni tra Cartagine e le sue colonie in Sicilia, isolandole e rendendole più vulnerabili.

Per rifornire le sue truppe, la flotta cartaginese guidata da Annone doveva raggiungere il monte Erice. Annone stazionava a Marettimo in attesa di condizioni meteorologiche favorevoli per salpare. La mattina del 10 marzo del 241 a.C la fotta cartaginese lasciò il porto dell’isola disegnando una rotta più ampia passando a Nord-Ovest di Levanzo, per eludere il blocco della flotta romana atteso tra Favignana e Levanzo. Tuttavia, il console romano Lutazio Catulo aveva intuito questo piano e di conseguenza posizionò la sua flotta in agguato dietro Capo Grosso, a Levanzo. Quando le vedette, poste probabilmente sul promontorio, segnalarono il passaggio delle navi nemiche, i romani, abbandonate in fretta le ancore, si diressero ad intercettarle in mare aperto. 

Le battaglie navali dell’antichità erano lente e laboriose. Ci volevano ore prima che le navi all’orizzonte mosse dallo sforzo estenuante dei rematori, diventassero visibili arrivando a contatto. Quando Annone capì che il suo piano era stato scoperto e che non poteva più sfuggire all’imboscata, era ormai troppo tardi. Le navi cartaginesi avranno tentato una difesa, ma il vantaggio romano era tale da rendere ogni resistenza inutile. Così, nonostante i Cartaginesi fossero probabilmente più numerosi, le navi romane, adesso più veloci, riuscirono a coglierli di sorpresa e a infliggere loro una pesante sconfitta.

Difficile stabilire il numero di imbarcazioni che parteciparono allo scontro, così come il numero di quelle affondate dei due schieramenti e ancor meno il numero dei morti. La battaglia dovette essere piuttosto cruenta considerando il gran numero di rostri di entrambe le parti trovate fino ad ora nei fondali.

Le conseguenze della vittoria romana

La Battaglia delle Egadi segnò la fine della Prima Guerra Punica e l’inizio dell’espansione romana nel Mediterraneo. Cartagine, stremata dalla guerra e dalle perdite subite, fu costretta a chiedere la pace, cedendo la Sicilia ai Romani e impegnandosi a pagare un pesante tributo. La vittoria romana ebbe profonde ripercussioni sulla storia del mondo antico. Roma emerse come la potenza dominante del Mediterraneo, dando il via a un lungo periodo di conquiste e di espansione territoriale che la porterà a dominare gran parte del mondo conosciuto.

La Prima Guerra Punica, e in particolare la Battaglia delle Egadi, rappresentano quindi un punto di svolta fondamentale nella storia dell’Occidente e le scoperte archeologiche degli ultimi anni hanno arricchito notevolmente le nostre conoscenze su questo evento cruciale, offrendoci una visione sempre più precisa e dettagliata di una delle battaglie navali più importanti dell’antichità.

Saverio Schirò

Per approfondire:

  • Tommaso Gnoli, La battaglia delle Egadi. A proposito di ritrovamenti recenti, in Rivista Storica dell’Antichità, ANNOXLI/2011, Bologna 2011 consultato su Academia.edu
  • Jeffrey G. Royal, Il sito della battaglia delle Isole Egadi: Ricerche e osservazioni del 2015, in Sebastiano Tusa, Cecilia Albano Buccellato ED, La Battaglia delle Egadi – Atti del Convegno, Favignana, ex Stabilimento Florio 20 – 21 novembre 2015
  • Sebastiano Tusa, Cecilia Albano Buccellato ED, La Battaglia delle Egadi – Atti del Convegno, Favignana, ex Stabilimento Florio 20 – 21 novembre 2015

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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