La statua di Carlo V, imponente figura bronzea che domina Piazza Bologni a Palermo, rappresenta uno dei più iconici monumenti della città. È un capolavoro indiscusso dello scultore siciliano Scipione Li Volsi, realizzato nel 1630. Cattura l’effigie dell’imperatore asburgico, ma per certi versi incarna anche il potere e la complessa storia di Palermo durante il XVII secolo.
Posta quasi affacciata sul Cassaro, in una zona molto frequentata, la statua di Carlo V è diventata parte integrante della piazza e talvolta presa di mira dai palermitani, un tempo con le cosiddette “pasquinate”, gli anonimi cartelli che venivano appesi al collo delle statue per denunciare qualche malaffare del Senato, oppure hanno scherzato sulla postura curiosa del soggetto rappresentato.
Andiamo adesso a scoprire chi fu Carlo V e perché è così importante per la città di Palermo.
Il contesto storico: Carlo V e Palermo
Il personaggio rappresentato su un alto piedistallo in marmo è Carlo V d’Asburgo, regnante nel XVI secolo come Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e Re di Spagna: un “impero sul quale non tramontava mai il sole” si diceva, che comprendeva la Spagna, i Paesi Bassi, l’Italia meridionale, il Regno di Sicilia, l’Austria, la Boemia ed anche territori oltreoceano!
Carlo V fu una figura di straordinaria importanza storica. La sua ascesa al potere lo rese uno dei più potenti uomini d’Europa. Egli governò dimostrando notevoli abilità diplomatiche pur affrontando molte sfide, come le ambizioni espansionistiche della Francia, l’avanzata del protestantesimo in Germania e le minacce ottomane nel Mediterraneo.
Simbolo dell’imperatore universale e difensore della fede cattolica, Carlo V è stato celebrato da artisti e letterati del suo tempo, diventando sinonimo di potenza e magnificenza. La sua abdicazione portò alla divisione dell’impero tra i suoi figli, ma la sua eredità politica e culturale ha continuato a influenzare l’Europa per secoli, rendendolo un’icona della storia europea e del potere imperiale che ha segnato il continente.
La realizzazione della statua di Carlo V a Palermo si inserisce in un questo contesto storico. Nel 1535, di ritorno dalla vittoria di Tunisi, durante la spedizione che aveva intrapreso contro i pirati Turchi che imperversavano il Mediterraneo nord africano, l’imperatore asburgico decise di visitare i suoi possedimenti del Sud Italia. Sbarcò a Trapani e da lì raggiunse Palermo il 13 settembre del 1535, entrò da Porta Nuova fino alla Cattedrale dove Carlo giurò solennemente di voler osservare e conservare i privilegi civici della città.
La sua presenza fu accolta con grande entusiasmo dai palermitani, che vedevano in lui un simbolo di protezione e stabilità. La statua, commissionata dal Senato cittadino, circa un secolo dopo, fu quindi eretta come segno di omaggio all’imperatore e celebrare la sua visita.
La statua di Carlo V: un’opera monumentale
Con un’altezza notevole, la statua di Carlo V si erge maestosa in Piazza Bologni. È posta quasi a ridosso del Cassaro, decentrata rispetto alla piazza, partecipa alla bellissima scenografia che si ammira passeggiando lungo il corso.
In realtà, originariamente la statua era destinata ad essere collocata in uno dei Quattro Canti di piazza Villena ma fu poi spostata in Piazza Bologni a causa della sua natura bronzea, quando il progetto cambiò e si decise di decorare i Quattro Canti con statue marmoree, che sarebbero state realizzate da Carlo d’Aprile soltanto fra il 1661 e il 1663.
Nel periodo fascista, la statua fu temporaneamente spostata in fondo alla piazza per consentire la visibilità ai gerarchi del regime che si affacciavano dai balconi della “Casa del Fascio”, l’odierno Palazzo Riso. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu temporaneamente rimossa per motivi di sicurezza, ma dopo il conflitto fu riportata nella sua posizione originale.
L’immagine dell’imperatore
Carlo V è rappresentato in piedi, come un antico guerriero, con armatura, calzari e corona d’alloro sul capo. È in posizione eretta, benché in una posa leggermente piegata che ne deforma leggermente la figura. La spada al fianco sinistro è conservata nel fodero in segno che il prestigio è tale che non occorre la forza per mantenere il governo, tuttavia la mano sinistra è appoggiata a un bastone che è simbolo del comando.
Caratteristico è invece il braccio destro, proteso in avanti con il palmo aperto nell’atto di giurare fedeltà ai “Capitoli del Regno, ai Privilegi e alle Consuetudini di Palermo”. Gesto solenne che conferma la sua posizione di Re di Sicilia durante il suo passaggio nell’isola.
Il volto, scolpito con meticolosa precisione, sulla base di una delle numerose rappresentazioni del sovrano ritratte dal vivo da famosi artisti della sua epoca, trasmette una certa durezza e determinazione, caratteristiche tipiche del personaggio storico.
Un’aderenza simbolica ripresa in seguito con la costruzione del piedistallo dove sarebbe stata collocata la statua di Carlo V. Anche questo riveste una notevole importanza collegata com’è alla figura dell’imperatore ed al potere imperiale che rappresenta.
Il basamento marmoreo con altorilievi realizzati da Nicolò Travaglia nel 1632 è ricco di significati simbolici. Tra i vari elementi presenti, spiccano trofei militari, un’Idra con sette teste (simbolo dell’eresia luterana), colonne d’Ercole con il motto “plus ultra” (rappresentante l’impero oltre lo stretto di Gibilterra), e cartigli marmorei con iscrizioni. Sulla parte anteriore, sotto i piedi della statua, si trova un’aquila imperiale bicefala con le ali spiegate (simbolo dell’impero).
Scipione Li Volsi: un maestro del barocco siciliano
Scipione Li Volsi (1575-1632) è stato un importante scultore del barocco siciliano, nato a Tusa in provincia di Messina da una famiglia di artisti. Ha lavorato principalmente nella bottega di famiglia fino al 1620 con i fratelli Francesco, Paolo e Martino, realizzando numerose opere nelle Madonie e a Messina. Si ipotizza che abbia ricevuto influenze dal classicismo rinascimentale e dal barocco romano durante una possibile visita a Roma. Tornato in Sicilia, nel 1630, su richiesta del Senato palermitano, ha realizzato in bronzo due delle quattro statue per i Quattro Canti, una andata distrutta e l’altra proprio quella di Carlo V che rappresenta il suo capolavoro assoluto.
Saverio Schirò