La Cardioversione Elettrica è una manovra strumentale eseguita con il defibrillatore per ripristinare un ritmo cardiaco regolare.
In casi di urgenza, in occasione di arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare, può essere necessario eseguire una cardioversione elettrica nel luogo dove è avvenuto l’evento, in questo caso, con un defibrillatore semiautomatico. Ne sono dotati il personale del Servizio del 118, così come se ne trovano nei luoghi di grande affluenza di persone, come i Centri Commerciali, i Centri sportivi, gli aeroporti, le stazioni fer o anche molte scuole.
La manovra va comunque eseguita da personale esperto, sanitario o laico, appositamente istruito al suo uso tramite corsi dedicati di BLS-D (Basic Life Support Defibrillation).
In ospedale il defibrillatore in questo caso manuale, può essere adoperato in urgenza anche per convertire sia le aritmie ventricolari, oppure in elezione per certi tipi di aritmia come la fibrillazione atriale.
La cardioversione elettrica della fibrillazione atriale
Se una fibrillazione atriale persiste, nonostante la terapia con i farmaci, può essere necessario eseguire la Cardioversione Elettrica con il defibrillatore, per ripristinare il regolare ritmo del cuore.
Se non è stato possibile eseguirla nelle prime ore dall’inizio della aritmia, dovrà trascorrere circa un mese di terapia anticoagulante per essere certi che non siano presenti in atrio eventuali coaguli, e solo allora si può procedere al tentativo di cardioversione elettrica.
Spesso sarà necessario eseguire preventivamente uno speciale ecocardiogramma chiamato transesofageo, tramite una sonda inserita attraverso la bocca, che permette di visualizzare meglio il cuore per escludere con certezza la presenza di coaguli di sangue al suo interno.
Come si esegue la cardioversione elettrica
La cardioversione elettrica (CVE) è una procedura altamente efficace , con un successo in circa il 90% dei casi. Si si effettua in anestesia generale o in sedazione profonda per pochi minuti in regime di Day Hospital, cioè con dimissione in giornata. Non è pericolosa, anche se come tutte le procedure mediche mantiene un certo rischio. Viene eseguita in ambiente protetto, con personale qualificato e pronto per tutte le evenienze e prevede la presenza del cardiologo, spesso dell’anestesista oltre che dell’infermiere specializzato.
Dopo avere eseguito un ecocardiogramma transesofageo di controllo, il paziente, a digiuno dalla sera precedente, viene monitorato con l’elettrocardiografo, lo sfigmomanometro per il controllo della pressione sanguigna e col saturimetro al dito per il controllo della ossigenazione del sangue. Due placche adesive gli vengono poste sul torace e collegate ad un defibrillatore esterno. A questo punto l’anestesista lo farà “addormentare” con l’iniezione di un farmaco e solo in questo momento il cardiologo erogherà una o più “scariche” elettriche controllate per “resettare” il cuore facendolo tornare ad un ritmo normale.
La scarica elettrica azzera l’attività elettrica di tutte le cellule cardiache, senza danneggiare il cuore. Automaticamente il sistema elettrico del cuore riprende il controllo e fa ripartire il normale battito cardiaco.
Rischi ed effetti collaterali della cardioversione elettrica
I rischi teorici nei quali si può incorrere nell’eseguire una cardioversione sono che la defibrillazione possa scatenare una aritmia ventricolare o che il cuore stenta a ripartire spontaneamente dopo il “reset” elettrico. In entrambi i casi il personale interverrà appropriatamente con farmaci adatti ed eventualmente una scarica per cardiovertire l’aritmia ventricolare.
Raramente, possono verificarsi modesti arrossamenti della pelle dove le piastre sono a contatto con il torace. Il paziente si risveglia dopo pochi minuti ma a causa dell’effetto residuo del farmaco anestetico, gli viene consigliato di non guidare e per questo è necessario che un’altra persona lo accompagni per riportarlo a casa dopo qualche ora dalla procedura.
Risultati della cardioversione elettrica
La procedura di cardioversione elettrica del cuore ottiene un successo circa nel 90% dei casi, tuttavia nelle fibrillazioni atriali di lunga durata o in cuori con le cavità atriali molto dilatate, la procedura potrebbe non essere efficace per ripristinare il ritmo sinusale. Ecco perché è importante cercare di eseguire la procedura il più presto possibile. Quando la procedura fallisce, se non vi sono le condizioni per provare l’ablazione della fibrillazione atriale, il medico potrà prescrivere dei farmaci che servono per il controllo della frequenza cardiaca in associazione alla terapia anticoagulante.
In ogni caso, normalmente, la terapia anticoagulante deve essere continuata dopo la cardioversione per almeno altre 4 settimane, anche se la cardioversione è stata efficace.
Saverio Schirò