Palazzo Artale Tumminello è una nobile dimora resa finalmente accessibile alle visite culturali e turistiche dagli attuali proprietari, dopo un lungo periodo in cui l’intero palazzo è stato oggetto di una importante campagna di restauro conservativo.
La storia
L’edificio, a cui si accede da un ampio portone, nel Settecento fu edificato fino al primo piano dai primi proprietari, gli Artale, poi nella seconda metà dell’Ottocento venne completato con una seconda elevazione e la copertura dall’ultimo proprietario, il Barone Tumminello, che lo acquistò precisamente nel 1878. L’immobile comprendeva più fabbriche ed anche una chiesetta, poi demolita ed inglobata nella struttura, che si sviluppavano per un lungo tratto della salita Artale, dove il palazzo ha mantenuto un altro ingresso con ampio giardino, una corta interna e la torre dell’acqua.
Il Palazzo
Quando, alla fine del XVIII sec. il Palazzo era sotto la proprietà di Giuseppe Artale Procobelli , Marchese di Collalto, alcune sale del Piano Nobile furono elegantemente decorate in stile neoclassico dagli artisti Giuseppe Renda e Francesco La Farina. Quest’ultimo, allievo del pittore Giuseppe Velasco, mise in pratica nell’esecuzione dell’opera, i suoi stessi modelli stilistici e iconografici.
Gli episodi illustrati si rifanno alla mitologia greca e si riferiscono alle scene più toccanti della guerra di Troia. Negli undici saloni visitabili e risanati dopo il restauro conservativo di quasi 8 anni, sono ancora oggi custoditi dipinti ed affreschi, arredi originali, mobili e oggetti dell’artigianato locale, e l’atmosfera ricreata è quella di un ambiente familiare e quotidiano della nobiltà sette-ottocentesca.
Non manca infine il Salone delle Feste ed un rigoglioso giardino d’inverno.
A Palazzo Artale Tumminello potrete scoprire il fascino, oltre delle sale o dell’alcova del marchese, anche di certi passaggi segreti o piccoli stanzini che usava la servitù per spostarsi velocemente tra i saloni e infine godere dai suoi balconi, di una inusuale e straordinaria vista sull’abside arabo-normanna della Cattedrale di Palermo.
Grazia Bellardita