Le erbe di campo, sono un cibo semplice che ci regalano i sapori della campagna e della natura incontaminata. Fino a qualche tempo fa, le erbe selvatiche dei campi, venivano usate per arricchire minestre e contorni altrimenti miseri, oggi invece sono molto ricercati anche dai cuochi più raffinati che le considerano vere e proprie prelibatezze, usandole per esaltare semplici pietanze e ottenendo con esse risultati sorprendenti.
Il consumo di erbe selvatiche, risale a tempi assai remoti, fin dalla preistoria infatti, l’uomo imparò a riconoscere tra le numerose specie di erbe spontanee, quelle con cui nutrirsi e curarsi.
Nell’antico Egitto le erbe selvatiche venivano consumate quotidianamente, la cicoria, per esempio, era considerata, non a caso, ricca di virtù medicinali e depurative, tanto che se ne parla ampiamente nel papiro di Ebers che risale a 1550 anni a.C. Come anche alcuni testi scritti in Cina circa 5000 anni fa che danno importanti suggerimenti sull’uso dei vegetali e sui loro segreti in cucina. Grande consumo ne facevano pure nell’antica Roma, sia il popolo che i nobili, aggiungevano infatti radici selvatiche in nutrienti minestre di legumi, questi ultimi, quando ovviamente non avevano ospiti alla loro tavola.
Nei secoli successivi, tra storia e leggenda, si continua a parlare di erbe selvatiche come importante alimento quotidiano.
E’ dell’800 d.C. la leggenda che narra di come, dopo un violento temporale, Carlo Magno sfamò il suo esercito, stremato dalla fatica, con un cardo commestibile, chiamato poi “carlìna”. Mentre nel 1600 Enrico IV di Navarra aprì i cancelli del suo parco per permettere al popolo affamato di cibarsi di erbe selvatiche, ed è in suo onore che lo spinacio selvatico è chiamato anche “bonus henricus”. Non bisogna dimenticare, infine, che durante le guerre e le carestie, in assenza di grandi quantità di cibo, le erbe selvatiche, hanno salvato numerose popolazioni, altrimenti stremate dalla fame.
Fra le varie erbe commestibili tipiche della nostra area mediterranea, troviamo oltre alla cicoria, la malva, la “cardella” o crespigno, gli asparagi selvatici, ecc… , anche i cavolicelli, ed è proprio utilizzando questa erba che andremo a preparare il nostro prossimo piatto.
Cominciamo intanto a conoscere qualcosa di più su questo vegetale: il cavolicello, si chiama proprio così, a meno che non si voglia chiamarlo col suo nome scientifico che è “brassica fruticulosa”, significa “piccolo cavolo” e cresce spontaneamente allo stato selvatico nei terreni incolti o nei vigneti. Il suo sapore è molto deciso, un pò amarognolo, ma molto gradito e apprezzato dalla maggior parte dei consumatori. Ha proprietà benefiche di difesa dell’organismo, virtù digestive, mineralizzanti e ricostituenti grazie al suo alto contenuto di vitamine A, C e di sali minerali come potassio, calcio, magnesio e zolfo, e non ultimo, ha proprietà anticancerogene. Possono essere consumati anche semplicemente lessati e conditi con olio, in frittata o soffritti con aglio e peperoncino per accompagnare la salsiccia in padella… insomma una verdura niente male!!!
TEMPO | PORZIONI | DIFFICOLTA’ |
20′ | 6 | Facile |
INGREDIENTI | |
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500 g di fusilli o penne rigate | |
300 g di salsiccia | |
300 g cavolicelli già puliti | |
1 cipolla | |
200 g circa di passata di pomodoro | |
50 g di parmigiano | |
peperoncino | |
olio extravergine d’oliva | |
1/2 bicchiere di vino bianco |
Ecco come fare…
Pulire i cavolicelli tenendo solo la parte più tenera. Lavateli accuratamente e cuoceteli per circa 10 minuti in acqua salata. Quando sono cotti, scolateli e tagliateli a pezzetti piccoli.
In una padella capiente mettete l’olio, la cipolla tagliata piccola, la salsiccia, a cui avrete tolto il budello e il peperoncino e, avendo cura di sminuzzare la salsiccia aiutandovi con un cucchiaio di legno, fate soffriggere a fiamma non troppo alta. A questo punto irrorate con il vino e fatelo sfumare. Aggiungete ora i cavolicelli tagliati e la passata di pomodoro, aggiustate di sale e lasciate cuocere a fiamma bassa ancora per circa 10 minuti.
In una pentola fate cuocere la pasta e scolatela al dente, unitela al condimento, aggiungete il parmigiano e amalgamate il tutto.
Servite subito.
Salvatote Arcidiacono- In realtà a Palermo e provincia è molto facile trovare questa erba ed è anche abbbastanza diffuse sulle tavole dei Panormiti.
Non credo che nel Palermitano alligni Brassica fruticulosa, in quanto ama il terreno sicilico, qual è quello vulcanico