Chiesa Sant’Antonio Abate (detta dell’Ecce Homo)

La storia e l'arte di un gioiello artistico che ha più di 800 anni, ma pochi a Palermo conoscono

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La chiesa di Sant’Antonio Abate si trova in via Roma, sulla destra poco dopo la via Vittorio Emanuele venendo dalla Stazione Centrale. È quasi nascosta, sopraelevata rispetto al piano stradale, e sconosciuta ai più, se non per l’edicola dedicata all’Ecce Homo che si trova ai piedi della scalinata e che per molti darebbe il nome alla chiesa.

Le origini antichissime del complesso

Non sono molti i palermitani che conoscono questa chiesa, rimasta ingiustamente fuori dal circuito turistico per molti anni. Invece è molto antica, già esistente dal 1220.
Pensate che era situata proprio al limite dell’antica città di Palermo, sopra la confluenza dei due fiumi Kemonia e Papireto nella grande ansa che formava l’antico porto.
La chiesa di S. Antonio Abate sorgeva proprio nei pressi delle mura della città medievale, sopra un’antica torre dal nome arabo Baych, che insieme ad un’altra torre quella di Pharat controllavano l’ingresso nella città dalla parte del porto. Vi era una porta di accesso chiamata in arabo Bab al-bahr, ovvero “porta di Mare” perché era collocata nello sperone di roccia che si protendeva verso il mare proprio alla fine del Cassaro. Più tardi venne rinominata porta di Patitelli verosimilmente dai fabbricanti di zoccoli (chiamati patiti) che avevano in zona le loro botteghe. In ogni modo la porta e la sovrastante torre di Baych furono abbattuti per l’apertura del Cassaro Nuovo nel 1567-68, mentre la torre di Pharat sarebbe diventata poi la base del campanile della nostra chiesa. 

Oggi, risulta difficile immaginare l’originaria collocazione della chiesa di sant’Antonio Abate: doveva essere preceduta da un ampio sagrato a livello della strada e circondata di abitazioni. La cosa curiosa era che per raggiungere lo spiazzo, si doveva passare da un portone distante qualche decina di metri, su vicolo di S. Antonio (oggi piazzetta Marchese Arezzo), di fronte a via degli Schioppettieri, e attraversare una strada coperta.
Nel 1733, la chiesa che era già parrocchia del Senato ricevette l’onore della proclamazione dell’Ecce Homo come Patrono ordinario della città. Questo per via del simulacro ligneo del Settecento posto nella parete sinistra, accanto alla Chiesa: un mezzo busto dell’Ecce Homo, opera attribuita a Frate Umile da Petralia per la spina che trapassa il sopracciglio sinistro del Cristo, nota come firma dell’autore.
Attenzione, non si tratta dell’Ecce Homo posto nella edicola esterna ma di quello originale che oggi si può ammirare dentro la chiesa.

Nel 1884, quando venne realizzato il taglio della via Roma, per accedere all’ingresso fu necessario costruire una scalinata di raccordo. All’angolo fu realizzata l’edicola marmorea, sovrastata da cupolino in ferro con la corona di spine e tre chiodi, dove venne collocato un altro “Ecce Homo”, questo più moderno, realizzato in cartapesta da autore ignoto. Alla base dell’edicola marmorea è scolpita la scritta: “CRISTO DIO RE DEI RE VI RICONOSCO E VI AMO”.
La devozione del popolo palermitano per questa venerata icona trasformò il nome del complesso in chiesa dell’Ecce Homo, come dai più è conosciuta.  

Il campanile della Chiesa di Sant’Antonio Abate

Salendo i gradini si raggiunge il piccolo atrio antistante la chiesa.
Alla destra si erge una torre civica o campanara di antichissima fattura. Sarebbe stata edificata dal 1302 con il contributo di Giovanni e Manfredi Chiaramonte, come sostengono diversi autori. La base pare fosse la torre di Pharat. Nel prospetto occidentale della torre sono ancora visibili i simboli dei Chiaramonte e l’aquila del Senato palermitano, mentre in quello orientale i simboli dei re d’Aragona.
Torre di sant'Antonio carta del 1580Restaurata più volte a spese del Senato cittadino, a guardare le cartine della fine del 1500, la torre doveva essere altissima, almeno il doppio rispetto quella odierna. Ma per la paura di crolli, gli abitanti della zona pretesero che fosse abbassata di livello e così nel 1595 fu eliminata la forma finale a cuspide con l’Aquila e la palla bronzea che fu donata al Monastero di S. Martino delle Scale.

Alla torre si poteva accedere dalla “Porta del Tocco”, posta alla base e dalla “stantia delli sacristani” da dentro la chiesa. Per 500 anni vi fu un orologio, funzionante, fino al 1970 caricato a mano da un addetto, e poi nel 1997 distrutto in corso di lavori di restauro. Adesso è rimasto solamente il  quadrante a forma di sole e le lancette.
All’interno della torre è ancora presente la cella dove è collocata la campana Pretoria. Ha una storia tutta sua la grossa campana ormai silenziata ma ancora visitabile. Si possono ancora scorgere una iscrizione, la fascia con le aquile del Senato e una Madonna. E poi il rilievo di sant’Antonio con il bastone e il porcellino ai piedi, perché il santo è  considerato il protettore dei maiali.
Questa campana veniva fatta suonare per diversi motivi: convocare il Senato cittadino; chiamare i cittadini a pubbliche adunanze; al tramonto con cinquantadue rintocchi (“castiddana”) annunciava agli artigiani il momento della chiusura delle botteghe; e nei periodi di restrizione della circolazione notturna, avvisava dell’inizio del “coprifuoco”. 

La chiesa di Sant’Antonio Abate: la storia e l’architettura

Adesso andiamo verso la chiesa. Per prima cosa guardiamo la facciata.
Chiesa di Sant'Antonio AbateCome la vediamo adesso è l’esito di diversi rimaneggiamenti realizzati nel corso del tempo, gli ultimi dopo il terremoto del 1823 che provocò numerosi danni al complesso.
La primissima realizzazione doveva essere di stampo arabo normanno con conci di pietra squadrata ma adesso si vede come fu ricostruito nel 1833 dall’architetto comunale Nicolò Raineri. I riferimenti sono quelli dell’architettura tardo-gotica e cinquecentesca: una superficie squadrata, divisa in due ordini separati da una cornice segna-piano e tre sezioni divise da lesene. Nella parte inferiore si aprono tre portali ad archi acuti in cui quello centrale è arricchito da una lunetta decorata con motivi a traforo e incorniciata ai due lati dalle statue di S. Pietro e di S. Paolo eseguite nel 1551 da Antonio Gagini per l’interno della chiesa. Nella parte superiore, un piccola statua della Madonna sul cornicione e al di sopra il rosone in asse con la porta principale. Negli spazi laterali due finestre a sesto acuto. Quattro gradini immettono all’interno della chiesa.

L’impianto interno della chiesa risale al 1220 ed è a croce greca, con quattro colonne monolitiche con capitelli corinzi che dividono l’interno in tre parti. La forma iniziale era tipica dell’architettura islamica, con la cupola centrale poggiata su tamburo ottagonale sul quale si aprono quattro finestre. La cupola è colorata in rosso, secondo tradizione, ma probabilmente il colore originale doveva essere rosato come da molti sostenuto.
Al di sotto si aprono gli archi ogivali che poggiano sulle quattro colonne. Fino al 1584 la Chiesa mantenne la pianta a croce greca senza il presbiterio e con un unico altare,  probabilmente rivolto ad est davanti ad un abside con finestra così come la chiesa di Santo Spirito e altre coeve.
Dopo il 1550 iniziò la moltiplicazione degli altari che cambiò l’assetto della chiesa. Nel 1551 venne commissionata al Gagini una Cona marmorea per l’altare maggiore, per la custodia del SS. Sacramento (in pratica si trattava di una grande composizione in marmo): al centro l’altare del Santissimo Sacramento, a destra la scultura S. Pietro, a sinistra quella di S. Paolo e sopra la cornice S. Antonio di marmo. Un Padre Eterno che tiene il mondo in mano e con la destra fa la benedizione. 

Sant'Antonio Abate - internoNel 1584 la Cona del Gagini venne smembrata per costruire il presbiterio. Le statue di San Pietro e Paolo furono collocate ai fianchi del Cappellone (e in seguito fuori, dove sono adesso); i tondi dell’Annunziata, dell’Angelo ed il Padre Eterno nella strada d’accesso alla Parrocchia (adesso riportati dentro e inseriti nella struttura); l’altare del S.S. Sacramento fu posto nella cappella di sinistra, dove ancora si trova.
Il Presbiterio fu costruito dal 1585 collocando l’altare su due gradini, con una balaustra a chiusura. Alle spalle un Coro in legno con sedili bassi, due porticine d’accesso, quattro finestre e l’abside con due volte a crociera. Il coro venne restaurato più volte, mentre la balaustra in seguito venne ricostruita con marmi mischi, dallo scultore Gioacchino Vitagliano.
Durante il terremoto del 5 marzo 1823 la chiesa venne seriamente danneggiata e resa inagibile. Nel 1830 il Decurionato municipale stanziò 500 onze per il restauro. L’appalto fu affidato all’architetto Nicolò Raineri, che cercò di riprodurre l’originario stile medioevale.
Durante questi e altri restauri eseguiti dopo i bombardamenti borbonici nel 1860 e quelli della seconda guerra mondiale nel 1943, la chiesa venne più volte rimaneggiata finché nel 1990 a causa del degrado delle mura e delle infiltrazioni di acqua piovana, venne chiusa al culto e soggetta a furti e atti vandalici.
Dopo laboriosi lavori di recupero edilizio il 22 luglio del 2001 l’arcivescovo di Palermo Salvatore de Giorgi restituiva l’edificio al culto. 

Chiesa di sant’Antonio Abate: il patrimonio artistico 

La prima cosa da notare all’interno della chiesa è il piacevole impianto architettonico con l’intreccio di volte e archi a sesto acuto. Tutto l’assetto e i caratteri decorativi sono in stile neo medievale con i capitelli delle colonne che ricordano la vivacità decorativa di quelli del chiostro del duomo di Monreale. Ma anche le decorazioni dei rivestimenti marmorei sono ispirate ai mosaici normanni ricchi di palmette e stelle.
Subito a sinistra dell’ingresso troviamo il magnifico Fonte battesimale eseguito nel 1755 da Filippo Pennino su disegni del Sanseverino e del Marabitti. La decorazione che sovrasta il fonte è del pittore Giuseppe La Manna mentre il piccolo dipinto su ardesia con il Battesimo di Cristo è di Vito D’Anna (1757). Accanto una Madonna col Bambino, inserita in una cornice marmorea del XV sec. La statua della Immacolata Concezione, nell’altare di sinistra, è della bottega dei Bagnasco.
Sui due lati dell’arco absidale sono collocati i due tondi marmorei raffiguranti l’Angelo Gabriele e l’Annunziata del Gagini che facevano parte della cona del 1551 poi smembrata.
All’interno del presbiterio si possono ammirare lateralmente due tele di Gaspare Serenario del 1757, raffiguranti rispettivamente Cristo e l’adultera (o la Maddalena) e a sinistra Cristo e il centurione. Sull’altare maggiore, il quadro di  Vincenzo La Barbera e Nicasio Azzarello, realizzato nel 1618, rappresenta San Carlo Borromeo in processione contro la peste.
Sull’altare a destra del presbiterio è un S. Antonio abate attribuito a Gaspare Bazzano (prima metà del XVII sec.). Sull’arco il “Dio Padre benedicente” appartenente anch’esso alla già citata Cona di Antonio Gagini.
Nell’altare a destra un bellissimo Crocifisso ligneo del 1780, opera di Matteo Cinquemani e per ultimo il bellissimo
Ecce Homo di frate Umile.
Altre opere sono nelle sale interne tra cui una Addolorata di Vito D’Anna (1757) nella sacrestia.

Sant'antonio Abate altare GaginiL’altare del SS Sacramento di Antonio Gagini: un vero gioiello artistico
Una menzione a parte va fatta per l’altare del SS. Sacramento posto nella cappella a sinistra del presbiterio. Un vero gioiello di arte marmorea. Fa parte della famosa cona marmorea del Gagini, poi smembrata.
Il tema rappresentato è il Trionfo dell’Eucarestia, momento culminante del sacrificio di Cristo rappresentato nelle otto Scene della Passione scolpite nelle formelle laterali. Il ciclo va da sinistra a destra e dal basso verso l’alto. Al centro il calice con l’ostia, circondato da angeli adoranti, e sopra lo Spirito Santo in forma di Colomba ad ali spiegate. Chiude il gruppo una corona da cui scende un drappo legato ai quattro angoli sullo sfondo di un arco a tutto sesto.
Vale la pena di ammirarla nei dettagli.

La chiesa si trova in via Roma 203 

Orario per la fruizione turistica a partire dal 20 marzo e fino ad ottobre

Aperta dal lunedì al sabato dalle ore 09:30 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 17:30; domenica dalle 13:30 alle 17:30

Ente gestore:
Associazione culturale e di volontariato “Guardie del Tempio di Cristo”
email: areamonumentale.gdtc@gmail.com

Alcune curiosità: chi era sant’Antonio Abate

Sant’Antonio abate, detto anche sant’Antonio il Grande, nacque a Qumans (Coma) in Egitto, 12 gennaio 251 e morì ultracentenario nel deserto della Tebaide, nel gennaio 356. È considerato il fondatore del monachesimo cristiano e per questo venerato nelle chiese latine e ortodosse. Nell’iconografia tradizionale è raffigurato circondato da donne procaci, simbolo delle tentazioni, o animali domestici, come il maiale, di cui è popolare protettore. Il fuoco legato al suo culto proviene dai racconti che immaginavano il Santo recarsi perfino all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori.

Perché il santo è considerato protettore dei maiali  

Quando nel 561 fu scoperto il suo sepolcro, le reliquie cominciarono a viaggiare fino a quando raggiunsero la Francia nell’XI secolo e fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa affluivano tanti pellegrini, tra i quali, molti ammalati di ergotismo canceroso, un avvelenamento da funghi presente nella segala con cui si faceva il pane. Il morbo era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) per il bruciore che provocava. Per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli “Antoniani” e il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois.
Per curare l’ergotismo si usava il grasso dei maiali, così questi animali cominciarono ad essere allevati e i loro porcellini potevano circolare liberamente, rispettati da tutti. La sindrome cominciò ad essere chiamata “male di s. Antonio” o “fuoco di s. Antonio” (oggi scientificamente noto come herpes zoster  anche se questo è provocato da un virus) e nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato all’eremita egiziano, per questo considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.
Da allora, il maiale e il bastone con il Tau divennero rappresentati nell’iconografia del Santo.

Fonti:

  • santoantonioabate.diocesipa.it
  • Ciro Lomonte,  Ecce Civis, la chiesa di S. Antonio Abate a Palermo, 2019
  • Giallombardo, La torre civica di Sant’Antonio Abate in le viedeitesori.it
  • Antonio Borrelli, Sant’Antonio Abate, in santiebeati.it
  • Immagini by Effems CC BY-SA 4.0 da Wikipedia.org 

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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