La statua di Sant’Antonio salvata dalle acque

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Nella vecchia parrocchia dell’Arenella, che sorge nel complesso edilizio dell’antica tonnara, si trovava una statua in legno raffigurante Sant’Antonio. La storia (o la leggenda) di questo santo è conosciuta da tutti i pescatori della zona, o almeno dai più anziani.

S. Antonio Arenella

Si racconta che, nel XIX secolo, tale statua sia stata trovata da alcuni pescatori della borgata di Vergine Maria durante una battuta di pesca.

Come la statua fosse finita in mare non lo sapeva nessuno ma, secondo le ipotesi più plausibili, questa era stata perduta durante una precedente processione e non era stato possibile ripescarla, oppure si trovava su una nave ed è stata perduta durante una mareggiata.

Ovviamente i pescatori approfittarono di questo ritrovamento, forse inteso come presagio di buona fortuna, e portarono il santo a riva, custodendolo nella loro antica chiesetta ricavata in una grotta sotto la Torre del Rotolo.

Tuttavia, poiché il percorso per arrivarci era angusto e scomodo, per agevolare il culto di quel nuovo simulacro fu chiesto agli abitanti della vicina Arenella di custodirla nella loro chiesa, in attesa della realizzazione della chiesa di Vergine Maria.
Al completamento di questa chiesa, molti anni dopo il prestito, gli abitanti chiesero la statua indietro, ma incontrarono l’opposizione dei pescatori dell’Arenella, che ormai ritenevano la statua una loro proprietà, e la controversia si fece tanto accesa che furono costretti ad intervenire le famiglie più importanti delle due borgate, ovvero i Florio ed i Bordonaro, proprietari delle rispettive tonnare.

Al termine di una concitata riunione si stabilì che l’Arenella avrebbe dovuto restituire la statua, ma in pompa magna e con tutti gli onori del caso.
Si organizzò dunque una processione via mare per restituire il protettore dei pescatori ai suoi legittimi proprietari, ma tale cerimonia fu interrotta quasi subito, a causa di un forte vento che per poco non rovesciava le barche che accompagnavano il santo. Questo segno fu interpretato come una forma di paura che la statua provava all’idea di poter finire di nuovo in acqua, perciò si decise di procedere via terra.

Allestita nuovamente la cerimonia e preparato il santo per il viatico, fuori si scatenò una tempesta, con tuoni, lampi e pioggia a catinelle, tanto da decidere di riportare il simulacro in chiesa una seconda volta.
La volontà di S. Antonio appariva chiara, tuttavia si decise, dietro insistenza dei borgatari di Vergine Maria, di procedere con un terzo esperimento. Si pose la statua su un carro trainato da buoi senza conducente e la si portò al confine tra i due territori, e di nuovo il santo si diresse verso l’Arenella.

A questo punto, fugato ogni dubbio, tutti furono d’accordo nel lasciare la statua al suo posto, intitolando persino a S. Antonio la nuova chiesa, in cui è adesso custodito e curato dall’omonima congregazione, che dal 1935 si tramanda le storie sul santo che scelse l’Arenella.

La statua, per un periodo, passò ogni anno da Vergine Maria in processione, ma soltanto temporaneamente. Qui qualcuno soleva ancora mostrare il proprio disappunto per la mancata restituzione, ma la verità è che quello non era più il S. Antonio di Vergine Maria o dell’Arenella.
Era il Sant’Antonio dei Pescatori.

Un sentito ringraziamento al presidente della congregazione di Sant’Antonio all’Arenella, Vito Foderà, che ci ha aiutato a rivivere questo pezzo di storia palermitana.

Samuele Schirò

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

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