La storia
Nel 1576 don Alojsio di Bologna barone di Montefranco, uomo di cultura e di governo appartenente ad una delle famiglie più potenti della nobiltà palermitana detentrice di moltissimi feudi e di enorme prestigio, aveva edificato in un terreno di sua proprietà che si trovava a ridosso delle antiche mura medievali della città, il proprio palazzo cittadino, una grande dimora magnatizia punteggiata da cupole e torri svettanti che dal vicolo del Panormita si estendeva fin quasi all’antico Cassaro.
L’anno successivo don Alojsio aveva promosso la costruzione della chiesa di S. Nicolò dei Carmelitani, proprio di fronte al suo palazzo, dove aveva commissionato anche la sepoltura per sé e i suoi eredi, sperando in una numerosa discendenza per perpetuare nel tempo il nome e il prestigio del suo casato.
Ma il destino aveva disposto diversamente, infatti già col figlio Francesco si estingueva il ramo maschile della famiglia e meno di un secolo dopo la “domus magna” dei Bologna passava in proprietà degli Alliata di Villafranca.
Nella prima metà del seicento infatti, il principe di Villafranca Francesco Alliata e Paruta, pretore della città e governatore della nobile compagnia dei Bianchi, che ambiva a possedere un palazzo confacente all’elevato rango della propria famiglia, acquistava per la somma di 10.000 scudi l’antico palazzo cinquecentesco appartenuto ai Bologna.
Il principe vi fissò la propria dimora e ricostruì l’antico edificio portando a termine un’impegnativa opera di abbellimento ed ampliamento del palazzo, che con l’acquisto e l’aggregazione dei caseggiati limitrofi, risultò più grande del preesistente venendo ad occupare quasi tutto il fronte occidentale della grande “Platea d’Aragona”.
Ma nel 1751 un forte terremoto danneggiò gravemente le strutture del palazzo, fu allora che il principe Domenico Alliata affidò l’incarico per la ristrutturazione il consolidamento e una rivisitazione stilistica della sua “casa grande” all’architetto Giovan Battista Vaccarini, uno dei maggiori architetti del barocco siciliano.
Il noto architetto coadiuvato dagli architetti Francesco Ferrigno e Giovan Battista Cascione, oltre che da una schiera di stuccatori, indoratori, incisori e marmorari, lavorò al cantiere di palazzo Villafranca fino al 1758 restituendo l’antica dimora ai fasti e alla magnificenza di un tempo.
Il Palazzo
La facciata fu radicalmente trasformata, il suo fronte monumentale progettato in scala grandiosa con la rigorosa simmetria dei due portali sormontati da due grandi stemmi degli Alliata, è senza dubbio uno dei più raffinati e scenografici della città.
La decorazione degli interni fu affidata al pittore Gaspare Serenario che curò la decorazione a fresco dei magnifici saloni del piano nobile (purtroppo quasi tutti gli affreschi sono andati perduti a causa degli eventi bellici dell’ultima guerra) dove il fasto, l’eleganza, il lusso e la ricchezza si posavano su ogni cosa.
Gli immensi saloni erano splendidamente adornati da preziosi e fantasiosi stucchi, i pavimenti a mattonelle smaltate erano fantasiosamente decorate, le porte gli infissi e i sopraporta dorati in oro zecchino, le pareti erano rivestite con preziose tappezzerie, il tutto formava un insieme quanto mai ricco e fastoso, una vera esibizione di ricchezze, di fantasia, e di raffinatezze a cui gli Alliata certamente non volevano sottrarsi.
In quel periodo palazzo Villafranca visse i suoi anni d’oro in un susseguirsi di grandi feste e ricevimenti che videro riunita la più grande aristocrazia siciliana, manifestazioni proprie della vita di “parata” imposta da una società che amava rappresentarsi ed apparire.
I Proprietari
Gli Alliata erano un’antica famiglia di origine pisana trapiantatasi a Palermo attorno al 1300, al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini, ricchi e facoltosi banchieri, e
rano riusciti ad inserirsi nella “èlite” del patriziato cittadino riuscendo in tal modo ad occupare le più importanti cariche pubbliche a Palermo e nell’apparato amministrativo del regno di Sicilia.
Successivamente si erano “infeudati” con l’acquisto di vari feudi, fino ad essere investiti nel 1609 del titolo di principe, nella “terra” da loro denominata Villafranca, inoltre nel corso dei secoli la famiglia Alliata riuscì a conseguire altri prestigiosi titoli, diramandosi in diversi rami. Famiglia di grandi feudatari, “uomini di gran valore e ricchezza, splendidi e liberali” come li definisce il Di Giovanni, gli Alliata erano anche uomini dotati di spiccato spirito imprenditoriale, possedevano e gestivano con profitto varie imprese industriali e commerciali, che consentivano alla famiglia di ricoprire un ruolo di primo piano nell’ambito dell’aristocrazia siciliana.
Ma la loro più grande impresa commerciale avvenne nel 1734 quando il principe Giuseppe Alliata ottenne in regime di monopolio da Carlo VI d’Asburgo il privilegio dell’appalto dei servizi postali per la Sicilia, che accrebbe ulteriormente la ricchezza e il prestigio della famiglia.
Per oltre mezzo secolo dunque, il servizio postale fu esercitato nel palazzo Villafranca, dove il vastissimo impianto del palazzo, e il grande cortile colonnato consentivano un comodo espletamento del servizio; inoltre le grandi spettacolari scuderie accoglievano le carrozze adoperate per la distribuzione della posta, i cavalli e tutti i finimenti utilizzati dai corrieri postali.
A quel tempo palazzo Villafranca presentava più o meno l’aspetto che ancora oggi vediamo, era il classico esempio di palazzo nobiliare settecentesco, con il piano terra occupato dalle enormi scuderie, dalle rimesse, dai magazzini per le derrate alimentari, dalle cucine ed altri ambienti rustici per la conservazione del fieno e della paglia.
Nei locali dei piani mezzani trovavano posto l’archivio di famiglia, la biblioteca, il guardaroba, la lavanderia, ripostigli vari, e gli alloggi destinati al personale delle scuderie e alla numerosa servitù della casa “ la domestica corte”, ciascuno dei quali poteva contare su un alloggio per se e la propria famiglia.
Ai piani superiori dove si giungeva tramite il grande scalone in marmo rosso, ad uso esclusivo dei principi (esistevano altre scale di servizio di uso giornaliero che disimpegnavano i vari piani dell’edificio) si trovavano gli alloggi destinati ad ospitare anzitutto il nucleo familiare del proprietario, compreso quello del primogenito, i figli cadetti con le loro famiglie, i parenti, e gli ospiti.
E poi il piano nobile, di smisurate dimensioni con enormi spazi destinati alle sale di rappresentanza con la spettacolare“enfilade” di saloni che prospettavano lungo il fronte principale del palazzo, raffinati ambienti sontuosamente decorati e arredati (riservati alla vita ufficiale della famiglia), tutto un insieme improntato al fasto, ricco di mobili, suppellettili, quadri, statue, armi, armature e preziose collezioni d’arte arrivate ai nostri giorni pressoché intatti (notevole la pinacoteca che ancora oggi conserva opere di grandi artisti fra i quali Mattia Stomer e Anton Van Dyck).
Per palazzo Villafranca i primi anni del XIX secolo furono caratterizzati da momenti poco felici, i gravi danni subiti nei moti rivoluzionari del 1820 da parte degli insorti furono riparati in fretta, ma mutarono la principesca severità del suo aspetto; l’orgoglio aristocratico di un tempo cominciava a stemperarsi, preludio al graduale imborghesimento della magnifica dimora ed al naufragio di un’intera classe sociale ormai al tracollo.
Oggi
La storia più recente dell’antica “casa” è stata segnata da un controverso lascito ereditario, oggetto di una vertenza giudiziaria che oppose gli Alliata di Villafranca al Seminario arcivescovile che lo ha ereditato nel 1988 dalla principessa Saretta Correale di Santa Croce, nobildonna di origine calabrese moglie del principe Giuseppe Alliata, morto senza discendenza.
Anche se gli anni d’oro sono ormai passati e indietro non si torna, la nostra speranza è che questa splendida dimora eviti di fare una triste fine (per fortuna negli ultimi tempi la curia arcivescovile più volte l’ha aperta al pubblico), restituendo così alla città un palazzo importante non solo sotto il profilo architettonico, ma anche sotto l’aspetto di documento della cultura nobiliare palermitana dei secoli andati, che se sapientemente restaurato di certo potrebbe diventare una delle maggiori attrazioni turistiche della città.
Durante la stagione invernale, il Palazzo è aperto il sabato e la domenica dalle ore 10.30 alle 17.30.
Nicola Stanzione
Buongiorno
Sono professoressa d’itailano a Parigi e desiderei visitare il Palazzo con un gruppo di 9 alunni ,vorrei sapere se fosse possibile lunedi 13 maggio in mattinata o nel primo pomeriggio o un altro giorno secondo gli orari di apertura .
La ringrazio
Cordiali saluti
Milena Dell’Isola
Sì, il palazzo dovrebbe essere aperto. Per i gruppi è consigliato prenotare, chiamando al +39 3240715043 o inviando una mail a palazzoalliatadivillafranca@gmail.com.