Avete mai sentito parlare del Barone Di Stefano? Questo noto e particolarissimo personaggio, ha trascorso gli ultimi 50 anni della propria vita in una prigione dorata, la suite 204 dell’Hotel delle Palme di Palermo, uscendone solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1998.
Ecco il motivo di questa sua onerosissima reclusione volontaria.
Una vicenda misteriosa

La storia di Giuseppe Di Stefano, noto anche con il nome di Barone Sciacca, è un complesso di fatti e dicerie di cui è difficile stabilire la veridicità, visto che anche lo stesso interessato aveva l’abitudine di non confermare né smentire anche la versione più inverosimile della sua vicenda. Quello che è certo riguarda il suo passato da ricco proprietario terriero di Castelvetrano e il fatto che nel dopoguerra decise di sparire dalla circolazione, rifugiandosi nella camera d’albergo che lo avrebbe recluso per tutta la vita.
La versione più accreditata della sua storia, racconta che nel 1946 il barone abbia sorpreso un ragazzino intento a rubare mandorle all’interno dei suoi possedimenti e che, impulsivamente o involontariamente, lo abbia colpito a morte con un colpo di lupara. Un’altra versione invece vuole che il ragazzino sia morto per colpa di una forte pedata al petto sfortunatamente rivelatasi fatale.
Quello che il barone non sapeva, era che la vittima era il giovane membro di una delle famiglie mafiose più potenti della zona, che in tutta risposta si mosse subito in cerca di vendetta. Forse per via del suo rango, forse grazie ad amicizie importanti o in seguito ad una inconsueta negoziazione, alla fine Giuseppe Di Stefano riuscì a salvarsi la vita, in cambio però gli fu imposto di sparire dalla circolazione, lasciando le sue proprietà in gestione ad alcuni avvocati e (probabilmente) concedendo anche beni e favori per compensare lo “sgarro”.
Quale che sia la verità sulla vicenda, il ricco proprietario terriero fu costretto ad iniziare una nuova vita da esiliato. La scelta del luogo ricadde su quello che all’epoca era uno degli alberghi più lussuosi della Sicilia, lo storico Grand Hotel delle Palme.
Chissà se al momento del primo check-in il barone era consapevole che in quella struttura vi avrebbe abitato fino alla sua morte, avvenuta oltre 50 anni più tardi, ma fu così che iniziò la curiosa storia di uno dei personaggi più noti ed influenti che Palermo avrebbe conosciuto per tutta la seconda metà del XX secolo.
Il soggiorno del Barone Di Stefano all’Hotel delle Palme

La suite del barone era la 204, tre lussuose camere situate nel piano nobile dell’edificio. Qui lui godeva di un trattamento esclusivo, un giardino privato dove amava coltivare agrumi, ibiscus e gelsomini, uno chef personale sempre pronto ad assecondare i suoi desideri culinari, una squadra di barbieri, camerieri, sarti e altro personale di servizio, e gli immancabili concerti privati, piacere del quale da grande amante della musica qual era non avrebbe mai fatto a meno.
Proprio la sua passione per la musica lo avvicinò ad alcuni dei più grandi nomi del panorama artistico mondiale. In occasione delle prime al Teatro Massimo o al Politeama, era solito organizzare una sontuosa cena nelle sue stanze, in cui invitava i grandi cantanti e direttori d’orchestra, facendo servire loro portate di grande classe, spesso realizzate con prodotti provenienti dalle sue tenute di Castelvetrano.
Fu così che dal “Tavolo del Barone” passarono personaggi del calibro di Renato Guttuso, Burt Lancaster, Luchino Visconti, Carla Fracci, Maria Callas, Fred Buscaglione, Patty Pravo e moltissimi altri.
La sua reclusione volontaria godeva comunque di alcune eccezioni. Dopo cena ad esempio era solito fare una passeggiata attorno all’isolato, sempre nel suo completo di lino chiaro e talvolta fumando uno dei grossi sigari che ogni mese gli venivano recapitati direttamente da Cuba.
In estate si trasferiva a Villa Igiea, per godere dell’aria di mare. Poi naturalmente amava andare al teatro, dove assisteva alle prime e agli spettacoli degli stessi cantanti e direttori che di solito cenavano al suo tavolo.
L’unico luogo in cui si recava in gran segreto, era Castelvetrano. Il 2 Novembre un autista andava a prenderlo in piena notte per portarlo al cimitero, per portare i fiori sulle tombe dei genitori con la complicità del custode. Di solito mancava solo poche ore e rientrava in hotel alle prime luci del mattino.
Il suo ergastolo dorato terminò nel 1998, quando morì ormai ultra novantenne. Secondo le sue volontà testamentarie, una volta deceduto sul volto gli fu applicata una maschera di cuoio, qualcuno dice per non dare ai suoi nemici la soddisfazione di vederlo morto.
Tutti i suoi averi furono ereditati dall’avvocato che si prese cura di lui negli ultimi anni, forse un figlio illegittimo riconosciuto tardivamente.
In occasione della sua dipartita, l’hotel decise di fare uno strappo al protocollo, che prevede che le eventuali bare vengano portate fuori da una porticina laterale, il barone poteva uscire solo dalla porta principale. Tutto il personale fu convocato nella hall per dare l’ultimo saluto all’uomo che ormai faceva parte della storia dell’Hotel delle Palme e che per oltre 50 anni aveva percorso quegli sfarzosi ambienti.
Fonti: A. Traina – 101 Storie su Palermo che non ti hanno mai raccontato – Newton Compton Editore
Repubblica.it – Il Barone Imprigionato all’Hotel delle Palme
Castelvetrano News – La storia del Barone Di Stefano tra leggende e misteri
Foto Copertina: Depositphotos
Foto Interne – Pvitale, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
Molto interessante questa storia che non conoscevo grazie di pubblicare tante vicende antiche del passato io sono nato a Castelvetrano vivo e lavoro a Milano ma spesso torno lì e rivivo i momenti del passato di quando avevo circa 10 anni e ho vissuto anche quei brutti momenti del terremoto del 1968 le immagini sono sempre nella mia mente di quello che ho visto.
Grazie ancora
Grazie, storia interessantissima. Mio padre mi ha raccontato in parte questo episodio, ma cercavo da tempo una fonte così completa.
Il barone Di Stavano poteva andare dove voleva. Quello che ha ereditato era figlio legittimissimo di una persona d’altri tempi.
Conoscevo in parte questa storia. Io avevo sentito che il famoso sgarro del barone Sciacca fosse stato l’andare a letto con la moglie di un mafioso e che poi questa signora di nascosto tornasse a trovarlo in hotel anche negli anni successivi. Non so se è vero.
Sì, è una delle tante dicerie al riguardo. Non possiamo sapere se sia la verità, rimane comunque un’interessante variante.