Il Teatro Massimo

Dopo un lunghissimo periodo di chiusura, iniziato nel 1974 dovuto ad interminabili lavori di restauro, nel 1997 il Teatro Massimo riprese finalmente il suo posto nell’Olimpo della Lirica Europea, ed ancora oggi rappresenta una grande attrazione, nonché un importantissimo polo culturale internazionale

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Il Teatro Massimo di Palermo, intitolato a Vittorio Emanuele II, è il più grande in Italia e il terzo in Europa, dopo l’Opéra di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Con i suoi 7.730 metri quadrati fra teatro, sale di rappresentanza, gallerie e scale monumentali, domina la piazza antistante, giustamente dedicata a Giuseppe Verdi.

L’architettura realizzata in stile neoclassico-eclettico

Gli esterni del teatro Massimo

teatro massimo visto dall'alto

L’esterno del teatro è concepito come un tempio della musica e della lirica. E proprio come un tempio appare alla vista di chi giunge nella piazza: una bella scalinata monumentale introduce ad un pronao con sei grandi colonne corinzie e sopra, il frontone tipico dell’architettura classica greco-romana. Ai lati della scalinata, due piedistalli con due leoni in bronzo cavalcati dalle allegorie della Tragedia (di Benedetto Civiletti) e della Lirica (di Mario Rutelli) rendono ancora più solenne l’ingresso. 
Sotto il frontone, sull’architrave, si può leggere l’epigrafe: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Frase attribuita ora a questo, ora a quell’altro autore, ma che a tutt’oggi non ha ancora una paternità certa. 
Il complesso architettonico è molto articolato secondo uno stile neoclassico, con strutture rientranti e semicilindri uscenti che creano armonia ed eleganza.
Attorno all’asse che attraversa l’ingresso i corpi si ripetono simmetricamente e gli spazi tra le semicolonne sono riempiti da grandi finestre ad arco. Sopra i tetti, a pendenze variabili, si erge una grande cupola dal diametro di 28,73 metri, composta da una struttura di ferro coperta da squame in lamiera di rame e alla sommità un grande vaso in stile corinzio.

Gli interni del Teatro Massimo

Superato l’ingresso eccoci dentro il foyer che accoglie gli spettatori: una struttura rettangolare dal colore dominante definito “rosso ottobrino” per le tinte calde che ricordano le foglie autunnali. Al suo interno si possono ammirare rilievi scultorei di Salvatore Valenti (l’autore del palchetto della musica di piazza Castelnuovo), due candelabri in bronzo decorati da puttini e un busto opera dello scultore Antonio Ugo che rappresenta G.B. Filippo Basile, l’architetto del teatro. Due porte laterali introducono alla Sala del Caffè.
Più avanti si accede alla stanza “Degli specchi”, un elegante corridoio arredato da grandi specchi. Lateralmente l’ingresso alle scale interne che conducono ai palchi superiori, proseguendo si entra in platea.

La sala Grande

Teatro Massimo Tetto Platea

La composizione della grande sala è opera dell’architetto Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista, subentrato alla morte del padre nel completamento della costruzione del teatro. Per decorare questi splendidi interni egli si servì dell’opera dello straordinario produttore di arredi Vittorio Ducrot e di diversi pittori e scultori. Una menzione particolare va fatta per Giuseppe Sciuti che raffigurò il corteo dell’incoronazione di Ruggero II nel grande sipario.
La sala, a ferro di cavallo, è famosissima per l’acustica perfetta. Presenta cinque ordini di 31 palchi ciascuno oltre al loggione (galleria). Un’opera davvero notevole e infatti nel progetto del Basile, poteva contenere in tutto 3.000 spettatori, oggi ridotti per ragioni di sicurezza a circa 1300.
La platea dispone di uno speciale soffitto mobile composto da una “ruota simbolica” fatta da 11 pannelli in tela intorno ad un tondo a formare un fiore. Le opere pittoriche sulla ruota, rappresentano il trionfo della musica e furono realizzate su progetto di Rocco Lentini. Un meccanismo di funi e carrucole solleva verso l’alto i petali consentendo una aerazione naturale dell’intero ambiente.

Al centro del secondo ordine di palchi è collocato il Palco reale intagliato finemente all’esterno, con decorazioni dorate e due figure femminili che reggono i candelabri e tutto rivestito in mogano all’interno. Ha 27 posti, con divani e poltrone in broccato rosso e un foyer privato chiamato “Salone del Sovrano”. Al centro campeggia un bel lampadario di Murano. La progettazione del Palco reale è di Ernesto Basile e le decorazioni realizzate dal pittore Ettore De Maria Bergler.

Le sale più importanti

Ai lati del teatro due strutture rotonde che sporgono all’esterno: quella di mezzogiorno è chiamata Sala Pompeiana. È una sala rotonda, una volta riservata ai nobili, naturalmente soli uomini. È sormontata da un lucernario suddiviso in 7 spicchi e presenta il soffitto affrescato. Circondata da 14 porte e 28 medaglioni che raffigurano teste maschili e femminili; 14 spicchi rappresentano invece figure allegoriche. Come è facile notare, la sala è concepita secondo la ripetizione del numero “7”  o dei suoi multipli. È famosa per l’effetto di risonanza particolarissimo voluto dal Basile: chi si trova al centro ha la percezione di udire la propria voce amplificata, mentre nel resto dell’ambiente la risonanza è tale per cui da fuori risulta impossibile comprendere quello che viene detto all’interno.
Dal lato opposto la sala circolare detta Sala Onu. Il nome risale al 2000 quando in questo ambiente fu tenuta la Conferenza Mondiale dell’ONU sulla criminalità organizzata. L’ambiente è circondato da 14 colonne in legno di ciliegio sormontate da capitelli corinzi, scolpiti a mano, che sorreggono un loggiato circolare
Sullo stesso piano si trova la Sala degli Stemmi utilizzata per le prove del corpo di ballo, per conferenze e per concerti da camera. Di pianta rettangolare, deve il suo nome agli stemmi delle nobili famiglie siciliane che contornano le pareti. Lungo i quattro lati della sala, fra medaglioni con fronde e tralci di vite interrotti da maschere, vi sono raffigurate sei figure femminili danzanti. 

Storia del Teatro Massimo di Palermo

teatro massimo in costruzione

Dopo l’unità d’Italia del 1860, l’unico teatro di Palermo fu intitolato al grande compositore catanese Vincenzo Bellini e da allora prese il nome di “Real Teatro Bellini”. Ma era ben poco per una città che voleva crescere in considerazione nel nuovo Regno d’Italia.
Anni prima, ancora nell’era borbonica, era stata ipotizzata la costruzione di un grande teatro, intitolato a Ferdinando II da realizzare nella zona di piazza Marina. Ma rimase solo un progetto delle intenzioni.
Il 10 settembre 1864 il sindaco Antonio Starabba, marchese di Rudinì, bandì un concorso aperto ad architetti italiani e stranieri per «
provvedere alla mancanza di un teatro che stesse in rapporto alla cresciuta civiltà ed a’ bisogni della popolazione».
Quattro anni dopo, il 4 settembre 1868, fra i 35 partecipanti ne furono selezionati 5 vincitori, tra cui Giuseppe Damiani Almeyda, ma alla fine l’incarico fu affidato al 43enne architetto palermitano Giovan Battista Filippo Basile.
Per la costruzione del teatro venne scelta l’area fra il bastione di San Vito, a metà strada con porta Carini e la Porta Maqueda. Su questi terreni sorgevano numerose chiese e conventi, ma questo non fu un problema: grazie alle leggi eversive del 1866, terreni e costruzioni vennero espropriati e dunque abbattuti: sparirono in questo modo la chiesa di San Giuliano e il monastero dell’Ordine Teatino titolato all’Immacolata Concezione; la chiesa ed il convento delle Clarisse di S. Francesco delle Stimmate (frammenti delle opere del Serpotta sono in mostra nell’Oratorio dei Bianchi) e la chiesa di S. Agata delle Scorruggie
alle Mura sorta nella casa dove sarebbe vissuta la santa. 

La prima pietra fu posata il 12 gennaio 1875, in ricordo dell’anniversario della rivoluzione siciliana del 1848, alla presenza di tutte le maggiori autorità cittadine e un discorso del barone Nicolò Turrisi Colonna. 
La costruzione del teatro fu affidata all’impresa edile di Machì e Rutelli. Anche per le competenze che quest’ultimo aveva acquisito sull’arte dell’intaglio delle pietre da usare in strutture complesse come il progetto del Teatro Massimo prevedeva: in pietra da taglio della calcarenite di Carini. Il Rutelli per l’occasione ideò una gru azionata da un motore a vapore, con un sistema di pulegge/carrucole e cavi capace di sollevare fino a più di 20 metri di altezza grossi massi, capitelli e colonne.
Per l’intaglio delle pietre, il Basile stesso istruì centocinquanta scalpellini professionisti che si dedicarono ai dettagli dei fregi e delle decorazioni secondo il gusto dell’arte classica. 

I lavori furono sospesi e ripresi più volte. I costi erano davvero notevoli e pare che l’opera finale doveva comprendere sculture esterne mai realizzate proprio per mancanza di fondi. Per di più, il Basile fu accusato di avere gonfiato i prezzi e per questo esonerato dall’incarico a favore dell’architetto Alessandro Antonelli (l’autore della Mole Antonelliana di Torino). Ma un moto popolare indusse l’amministrazione comunale a riaffidare il progetto al Basile. Fino alla sua morte prematura, il 16 giugno 1891, per cui i lavori furono affidati e completati dal figlio Ernesto, anch’esso architetto.
Il 16 maggio 1897 con il Falstaff di Giuseppe Verdi il teatro Massimo di Palermo coi sui 3200 posti, veniva ufficialmente inaugurato.

Decadenza e rinascita del teatro Massimo

Per circa un trentennio, l’attività del teatro fu affidata ad imprese private con la rappresentazione di un numero limitato di opere, fino a quando nel 1935 venne proclamato Ente Teatrale Autonomo (ufficialmente Ente Autonomo Teatro Massimo di Palermo dal 1936).
Nel 1974 iniziò un periodo di abbandono fino alla chiusura completa del teatro “per lavori di ristrutturazione”. Il progetto di adeguamento alle norme di sicurezza prevedeva invasive contaminazioni in cemento armato e un impianto di climatizzazione mai realizzato.
I lavori, affidati a Gianni Pirrone furono segnati da ritardi burocratici, dalla mancanza di intese tra gli organi competenti, dalla difficoltà di reperire i fondi, dal braccio di ferro tra Università di Palermo e Regione Siciliana. Lo stesso Pirrone accusato di lungaggini infinite venne sollevato dall’incarico mentre nel 1994 la magistratura portava alla sbarra tecnici e titolari della ditta appaltatrice dei lavori.

Il teatro rimase tristemente chiuso per 23 anni finché il 12 maggio 1997, per volontà del Comune, venne riaperto con un concerto diretto nella prima parte da Franco Mannino e nella seconda parte da Claudio Abbado che diresse la Filarmonica di Berlino (Berliner Philharmoniker).
Ma doveva passare ancora un anno per vedere riapparire l’opera nel teatro Massimo di Palermo: il 22 aprile 1998 venne rappresentata l’Aida di Giuseppe Verdi ed ecco il commento che il giornalista Michele Zurletti scrisse il giorno dopo su Repubblica: “…Chi entrava nel rinnovato Teatro Massimo poteva tirare un sospiro di sollievo: uno dei più bei teatri del mondo è stato finalmente restituito alla sua funzione. Il colpo d’occhio della sala, confortata di calle a mazzi a ogni palco e a festoni sui davanzali, è straordinario; e l’orecchio, elemento fondamentale per un teatro lirico, percepisce il suono con pulizia assoluta“.

Curiosità sul teatro Massimo di Palermo

L’epigrafe sul frontone

Sembra assurdo, ma non si conosce chi sia l’autore di questa frase. La logica farebbe pensare che debba essere attribuita ad uno dei due Basile, ma pare che non sia loro. Quando non si hanno certezze ognuno dice la sua. Ciro Lomonte la attribuisce a Finocchiaro Aprile. Rosario La Duca tra diverse ipotesi arriva a due sole opzioni, Vincenzo Gioberti (filosofo, sacerdote, politico: Torino 1801- Parigi 1852) e Francesco Paolo Perez (letterato, sindaco di Palermo dal 1876 al 1878, senatore del Regno d’Italia e ministro: Palermo 1812-1897).
Ancora non lo sappiamo.

Pittori e scultori che hanno decorato il teatro 

Salvatore Valenti: scultore e intagliatore palermitano. Attivo dalla seconda metà del 1800 ai primi decenni del ‘900, realizzò numerose sculture per chiese palermitane, monumenti funerari ed il palchetto della musica di Piazza Castelnuovo. Sue le decorazioni della Sala grande e dei palchi. 

Rocco Lentini (1859-1890): pittore e decoratore palermitano è l’ideatore della ruota simbolica che chiude il tetto della platea. Acquarellista e decoratore di edifici, è il maggiore artefice di gran parte dell’apparato decorativo del teatro Massimo e fu ingaggiato anche per la decorazione del Politeama Garibaldi.

Ettore De Maria Bergler (Napoli 1850 – Palermo 1938): palermitano doc, anche se nasce a Napoli, fu un celebre e pluripremiato pittore di paesaggi (scuola di Francesco Lo Jacono) e ritrattista molto apprezzato per la tecnica e la scelta dei soggetti. Per il Teatro Massimo di Palermo realizza le decorazioni del palco reale, del soffitto della sala grande e della sala pompeiana.

Luigi Di Giovanni (Palermo 1856-1938): pittore della scuola del Lo Jacono, fu apprezzato per i suoi ritratti a pastello. Fu anche docente all’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Michele Cortegiani (Palermo 1857 – Tunisi…): anche lui pittore della scuola di Lo Jacono. Fu celebre per le sue marine. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Tunisi.

Il fantasma del teatro Massimo 

Poteva mancare un fantasma tra i misteri del teatro Massimo? Certamente no! Si tratterebbe di una suora detta “la monachella” (così chiamata per la bassa statura) e sarebbe la prima Madre Superiora del convento di S. Giuliano la cui tomba sarebbe stata profanata durante gli scavi. Meglio crederci, altrimenti, come si dice, “chi non crede alla leggenda inciampa in un particolare gradino interno del teatro, detto appunto “gradino della suora”.

Qui la sua storia ⇒ Lo spettro del Teatro Massimo

Il teatro Massimo è visitabile qui le informazioni: ⇒ Visita il Teatro Massimo

Fonti: www.teatromassimo.it

 

C. LOMONTE, Il teatro Massimo di Palermo, in www.academia.edu
ETTORE SESSA, Ernesto Basile: dall’eclettismo classicista al modernismo, Novecento Editrice, Palermo 2002
M.L. SCOZZOLA, L’archivio Pirrone. Disegni inediti di architettura, in MAXXI B.A.S.E. – Biblioteca, Archivi, Studi, Editoria
Archivio Biografico Comunale in comune di Palermo
G. PIRRONE, Palermo, una capitale, Dal Settecento al Liberty, Venezia 1998
Foto: Tetto Platea: Stendhal55 

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

2 COMMENTI

  1. Il concorso venne vinto dall’Architetto Giuseppe Damiano Almejda,ma… la commissiona… ci ripensò.. All’Almejda venne poi affidata,per riparazione la realizzazione del Teatro Politeama…

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