Ai confini della città, esiste una delle rappresentazioni più misteriose del Genio di Palermo, il cosiddetto Genio di Villagrazia. Si tratta di un bassorilievo marmoreo, creato sul modello della scultura presente al porto, e situato all’esterno di Villa Fernandez, dimora nobiliare seicentesca attorno alla quale si sviluppò la borgata di Villagrazia.
Questo Genio del XVII secolo (da alcuni erroneamente creduto perduto), è praticamente sconosciuto rispetto alle più famose rappresentazioni sparse per la città e ha una storia altrettanto oscura.
Mettersi alla ricerca di questa scultura perduta, è una piccola impresa degna di un siculo Indiana Jones infatti, per quanto se ne conosca l’indirizzo, l’antica villa e l’annesso bassorilievo sono ormai stati annessi nel caotico tessuto urbano, composto da abitazioni modeste sorte in prevalenza durante l’ultimo secolo.
Per i temerari che si addentreranno in questa ricerca, tuttavia, sarà possibile trovare gli indizi necessari a raggiungere l’ambito premio. Uno stemma nobiliare in marmo (presumibilmente quello della famiglia Fernandez), è infatti posto sulla sommità di un arco che si affaccia sulla strada principale, di fronte alla chiesa.
Passando sotto l’arco ci si troverà al cospetto della villa (recentemente restaurata) e in fondo, sul muro addossato alla costruzione, ecco il bassorilievo del Genio di Palermo.
È una scultura di marmo, annerita, mal conservata e collocata su un umile muro di conci di tufo, la cui apertura dà sulle campagne, tuttavia la bellezza di questo tesoro perduto non ha eguali, e vale ogni sforzo necessario a trovarlo.
Date le condizioni evidentemente precarie di questo antico simbolo, immerso tra le case e quasi del tutto dimenticato, ci si chiede se non sia necessario un intervento da parte del comune, affinché venga restaurato e preservato. Troppi pezzi del nostro patrimonio artistico sono andati perduti per sempre a causa dell’incuria dei tempi passati, assicuriamoci che tale pericoloso atteggiamento rimanga nella triste storia della nostra città.
In quanto al Genio di Palermo, un’ipotesi vorrebbe che tale divinità tutelare territoriale (genius loci) – dalla assai complessa simbologia, tanto essoterica che esoterica – possa essere ricondotta a Saturno, latinizzazione del Kronos greco (“Dio del Tempo”), il cui culto da Erice (TP) si sarebbe diffuso anche sull’attuale Monte Pellegrino e poi nella vicinissima città di Panormos. In conformità a tale teoria, l’iscrizione che solitamente accompagna il Genio – “Palermo conca d’oro divora i suoi e nutre gli stranieri” – avrebbe un significato ben diverso da quello letterale/appparente e cioè che il Tempo va oltre le cose materiali – e, in tale senso, le “divora” – ma soggiace all’immaterialità e all’immortalità del Pensiero divenendone “nutrimento”, nel senso di medium che ne assicura la perpetua trasmissione.
Tuttavia, un’altra ipotesi vorrebbe che il Genio di Palermo sia assimilabile alla divinità fenicia della rinascita e della fertilità Eshmun, che era rappresentata o assieme a dei serpenti o coronata e reggente una cornucopia. D’altronde, la rappresentazione più antica del “genio palermitano” – in una metopa ora visibile all’ingresso del porto – fu ritrovata (1566) in prossimità dell’Acquasanta per cui si congettura che essa fosse parte di un antico tempio extra moenia.
Non sono certo sia uno stemma araldico, la raffigurazione non è inclusa in uno scudo ed, inoltre , non c’è uno stemma nè corrispondente nè simile nel “Dizionario Storico Araldico della Sicilia” di V. Palizzolo Gravina, opera abbastanza affidabile in materia. Lo stesso risulta anche in altri compendi araldici. Penso si tratti della raffigurazione di un qualche nume tutelare, o appunto genio, posto a simbolica protezione dell’edificio. C’era, o c’è, forse una fontana nelle immediate vicinanze ?
Comunque, bellissima scoperta !
Infatti non si tratta di uno stemma araldico. Quello è presente all’imbocco della strada, ma non ha nulla a che vedere con la scultura del genio. Si tratta solo di un’indicazione per trovare l’imbocco di questo baglio.