Villa Arena Mortillaro ai Petrazzi è un’antica dimora nobiliare di Palermo, che oggi purtroppo versa un cattivo stato.
La storia
La Piana dei Colli si estende a nord-ovest della città e comprende le borgate di Resuttana, San Lorenzo, Tommaso Natale, Partanna, Pallavicino. In questa piana, a cavallo tra il 1600 e il 1700, sorsero numerose ville signorili e aristocratiche che in parte ancora sussistono seppur soffocate dalla speculazione edilizia, e dal recente espandersi delle zone periferiche residenziali che ne ha alterato territorio e prospettive.
Estrema contrada della Piana dei Colli, all’ombra del monte Cuccio è la località “Petrazzi” (oggi borgata Cruillas) così chiamata per l’esistenza di numerose cave dalle quali si estraeva la notissima pietra “bigia” di Billiemi, molto simile al marmo e che nei secoli scorsi trovò largo impiego nella realizzazione di colonne per chiese ed atrii di palazzi signorili, di scalinate, di fontane, come pure nel basolato della pavimentazione stradale del nostro centro storico.
Nel XVIII secolo le “Petrazze” diventarono una ambita località di villeggiatura e tante furono le famiglie nobili e benestanti della città che edificarono in questa parte della Piana dei Colli la propria residenza estiva.
Tra le ville di questa località la Villa Arena- Mortillaro per monumentalità ed eleganza architettonica è considerata tra le più significative testimonianze di questa ricca fioritura edilizia.
Con la sua ragguardevole vastità d’impianto la villa dei marchesi di Villarena emula quella del principe di Pantelleria a San Lorenzo della quale ripete la stessa imponenza volumetrica e lo stesso rigore di disegno architettonico: questa somiglianza d’altro canto, non è casuale poiché le due ville furono progettate dallo stesso architetto, il sacerdote Nicolò Palma ingegnere del Senato cittadino che nel 1749 troviamo impegnato a dirigere i lavori nel cantiere della villa dei Petrazzi.
A volerne la costruzione fu il “reggente” don Girolamo Arena, uno dei quattro delegati dal sovrano per il governo del Regno di Sicilia: era anche un alto magistrato che ricoprì per molti anni la carica di Giudice della Regia Gran Corte. Personalità di spicco nella Palermo dell’epoca, tenuto in gran considerazione negli ambienti di corte, Girolamo Arena concepì l’ambizioso disegno di competere con le grandi famiglie feudali, costruendo nella Piana dei Colli una residenza degna del suo rango: egli accresceva in tal modo il proprio prestigio ed assolveva con un apparato più coreografico ai sopravvenuti obblighi di rappresentanza legati alla sua carica. Ma egli non riuscì a portare a debito compimento il suo progetto perché la morte lo colse nel dicembre del 1747 prima della definizione della villa: alla sua morte la costruzione fu proseguita dal figlio primogenito Giuseppe ma non venne mai portata a termine completamente. Alla morte del marchese Giuseppe avvenuta nel 1753 la settecentesca villa e la tenuta passarono per via dotale a don Carlo Mortillaro e Asmundo barone del Ciantro Soprano sposo di Elisabetta Arena, figlia del marchese Girolamo fondatore della villa. Il loro primogenito Antonino nel 1754 ebbe il raro privilegio di essere insignito da Carlo III di Borbone del marchesato di Villarena l’unico titolo nobiliare concesso a una villa della Piana dei Colli. Infine nel 1896 tutto il complesso residenziale pervenne per successione al barone Antonino Petix per il matrimonio con donna Maria Felice Mortillaro unica erede dei marchesi di Villarena.
A questa villa il Palma conferì l’impronta della sua geniale personalità, evidente nella limpida e chiara architettura, nell’armonia del disegno e nell’unità compositiva dell’insieme che ha conservato fino ad oggi l’aspetto originario, scevro dai soliti rifacimenti ottocenteschi.
La villa
La sontuosa residenza nobiliare, che fu presa in considerazione da Luchino Visconti per girare alcune scene del Gattopardo, pur nell’attuale incuria, conserva ancora intatto il fascino di un tempo. Il suo prospetto pricipale, di grande semplicità di linee, che si affaccia sul cortile anteriore, reso suggestivo dal colore caldo che la pietra di tufo assume quando è illuminata dal sole, si raccorda con l’ampia corte attraverso uno scenografico scalone a tenaglia con ricca balaustra che collega il piano terra al piano nobile; col suo andamento fluido ed elegante, esso riesce a dare vivacità e movimento al contesto uniforme della facciata, priva della consueta ornamentazione in stucco: suoi unici ornamenti sono i robusti mensoloni in pietra, tipici dei palazzi settecenteschi, e le ringhiere dei sei balconi che ripetono lo stesso motivo della balaustra dello scalone esterno.
Al centro della villa, un arco sotto lo scalone, che fungeva da passo carraio per le carrozze, attraversa la villa da parte a parte e collega il primo cortile all’ampio cortile posteriore. La cornice di coronamento nella parte superiore è decorata da vasotti ornamentali in pietra a forma di pigne, alternati a dei caratteristici doccioni smaltati. Nella parte centrale questa cornice è caratterizzata dall’apertura di un frontone curvo e spezzato ideato per contenere l’emblema araldico di famiglia rimasto desolatamente vuoto.
L’edificio si divide in cinque corpi di fabbrica differenti, quello centrale ha due piani che comprendono le stanze riservate ai proprietari e le sale di rappresentanza (con volte affrescate, oggi purtroppo molto rovinate); da questo corpo centrale partono perpendicolari due coppie di ali che formano il caratteristico impianto a forma di H. Le ali sono occupate da corpi bassi dove sono stati realizzati i locali di servizio e gli alloggi destinati alla numerosa servitù. Questi ambienti si aprono sull’ampia corte ed occupano un unico piano, cosicchè i loro tetti divengono spaziose terrazze.
Al piano terra, a destra dello scalone d’onore, si trova l’accesso alla piccola cappella privata della villa, dedicata a San Francesco di Paola che ancora oggi, malgrado i furti e gli atti di vandalismo, presenta elementi artistici superstiti, come il bel pavimento maiolicato, un pregevolissimo tabernacolo e qualche componente di arredo ancora in buono stato.
Villa Arena un tempo possedeva un bel giardino con splendide piante esotiche, spazzato via dalle selvagge costruzioni che hanno deturpato i dintorni della villa.
La storica residenza, per un lungo periodo adibita a centro di rottamazione autocarri e deposito di carcasse d’auto, appare oggi abbandonata a se stessa; triste destino per questa magnifica dimora che si trova in condizioni di estremo degrado, a testimonianza di un prolungato periodo di abbandono fra l’indifferenza di tutti.
Uno degli esempi più emblematici di quello che il degrado ha potuto creare in questa città.
Nicola Stanzione
Foto Giuffrè