Villa Niscemi ai Colli

In origine, Villa Niscemi, doveva essere un baglio agricolo circondato da una vasta tenuta fino a quando alla fine del Seicento, non venne acquisita dai Valguarnera principi di Niscemi e trasformata in villa residenziale per la villeggiatura.

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L’area dove sorge Villa Niscemi è quella zona nella periferia nord di Palermo denominata piana dei Colli: una vasta area pianeggiante che si allunga verso il mare di Mondello e Sferracavallo, circondata da monte Pellegrino, monte Gallo e  monte Billiemi.
In questo territorio, dalla fine del XVII secolo, l’aristocrazia palermitana intraprese una grandiosa operazione edilizia con la costruzione di numerose dimore appena fuori dalla città: le ville extra moenia. Era un modo per affermare la propria condizione di privilegio, la cultura, la condizione economica, lo status sociale di una nobiltà ancora florida e della nuova classe emergente della borghesia commerciale.
I Valguarnera non si sottrassero a questa “smania” per la villeggiatura, per cui fecero ristrutturare ed adattare a villa residenziale il baglio agricolo situato ai margini del Parco della Favorita, vicino alla strada che univa Palermo alle paludi di Mondello. 

La villa Niscemi ai Colli

Tra le ville settecentesche di Piana dei Colli, Villa Niscemi è giunta a noi praticamente integra grazie alla salvaguardia del Comune di Palermo che l’ha acquistata nel 1987, mantenuta e resa fruibile al pubblico.

Da baglio alla villa

Villa Niscemi visione panoramicaLa sua storia si discosta da quella delle ville dell’epoca, costruite ex novo. Qui si è compiuto un processo di trasformazione e adeguamento di un impianto agricolo a villa residenziale destinata alla villeggiatura. La struttura massiccia, ancora ben visibile, rivela chiaramente l’antica origine: un baglio di una grande tenuta agricola, forse di proprietà dei La Grua e Talamanca, principi di Carini, costruito probabilmente nel XVI secolo intorno ad una preesistente torre a base quadrata, innalzata per scopi difensivi.
Palermo era costellata di queste torri di guardia poste sin dal XV secolo per avvistare in tempo l’avvicinarsi di bande piratesche provenienti dal mare. In questo caso, la torre era stata costruita in posizione strategica, alle falde del Monte Pellegrino, in collegamento visivo con un’altra torre sempre sotto il monte e la torre a Mondello: punti dai quali erano visibili la città e l’area verso il mare a nord-ovest. Un sistema di avvistamento e comunicazione visiva attraverso l’accensione di fuochi che avvisava di possibili pericoli che giungevano dal mare.
Oggi, la torre non esiste più, rimane leggibile solo per gli spessori delle murature dell’angolo nord-occidentale a una sola elevazione e realizzata con pietrame grossolanamente squadrato.

La proprietà dovette passare alla famiglia Valguarnera dalla fine del XVII secolo, infatti nel 1686 il vicerè duca di Uzeda regalò al Pretore della città, Giuseppe Valguarnera, il coperchio di un antico sarcofago scoperto in quell’anno nella contrada Cannita (e adesso conservato nel museo Salinas di Palermo). Tuttavia fu solo nella prima metà del Settecento che il baglio venne trasformato in residenza nobiliare dedicata alla villeggiatura.

L’architettura

Non abbiamo notizie certe sulla disposizione iniziale dell’edificio agricolo, probabilmente doveva prevedere le costruzioni intorno al grande cortile quadrato. Su questo impianto vennero costruite le stanze allineate su due bracci disposti a L: il lato meridionale del baglio, che rappresenta la facciata principale, e quello occidentale che si concludeva a nord nella torre cinquecentesca abbassata e inglobata nei nuovi prospetti.
Villa Niscemi facciataLa facciata principale è a tre elevazioni con due avancorpi terrazzati protesi verso il giardino, secondo la prassi costruttiva inaugurata a villa Butera di Bagheria e divenuta consueta nella costruzione delle ville di quest’epoca. Classica la maiolica del pavimento, a righe zigzaganti in blu lapislazzuli e la balaustra in pietra calcarenitica tipicamente lavorata. 
L’accesso al piano nobile, contrariamente agli usi architettonici dell’epoca che prevedevano la scalinata esterna a tenaglia, fu realizzato con una scala interna, inserita in un volume sporgente dal fronte posteriore.

Giunti al piano, ci accoglie un grande salone rettangolare: la “Galleria dei re di Sicilia“, così chiamato per il grande quadro che raffigura i ritratti dei re di Sicilia, opera danneggiata in un incendio del secolo scorso e successivamente restaurata.
La sala è arredata in chiave neo cinquecentesca con un soffitto ligneo policromo e all’interno, arredi, quadri e suppellettili che evocano il fascino del tempo antico anche grazie al grande camino in pietra fiancheggiato da teste leonine, disegnato dall’architetto Giovan Battista Palazzotto e realizzato dallo scultore Vincenzo La Parola. Di lato è posizionata la Biblioteca con il camino in legno, oggi studio del Sindaco.

Villa Niscemi enfiladeA destra e a sinistra si snodano gli ambienti della dimora padronale ordinati secondo il criterio dell’enfilade, cioè una serie di stanze allineate l’una dopo l’altra, com’era d’uso nella grande architettura europea del periodo barocco.
Intorno agli anni Cinquanta e Sessanta del Settecento, i principali spazi di rappresentanza vennero interamente affrescati, secondo il diffuso criterio ornamentale a trompe-l’oeil, con i finti stucchi e trafori illusionistici.
Questo apparato decorativo è praticamente intatto nella stanza denominata di Santa Rosalia, per i vivaci affreschi al centro della volta che raffigurano l’Apoteosi di Santa Rosalia.  Subito a seguire, il vasto salone chiamato “delle Quattro Stagioni” con gli affreschi allegorici e un  dipinto del 1774, che raffigura Carlo Magno che consegna il blasone dei Valguarnera al capostipite del casato, sullo scenario di un accampamento militare della guerra contro gli Arabi. La raffigurazione simboleggia i tre parametri fondamentali su cui si basava la società nobiliare del tempo: l’antichità delle origini, la fedeltà al sovrano e l’impegno nella difesa della cristianità.
Fedeltà al cristianesimo espresso nelle raffigurazioni religiose affrescate nei tetti degli altri ambienti: l’Assunzione della Vergine e il miracolo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Da sottolineare, come “opere moderne”, alcuni carri di santa Rosalia, riprodotti fedelmente in scala e ubicati nei saloni di rappresentanza.

Proseguendo la visita, si attraversa il salone della musica col bel pianoforte fino ad arrivare alla “zona notte” con gli arredi privati ancora intatti: il grande letto in ferro battuto, il lavabo e dietro un paravento decorato una culla in ferro.
Una stanza con letto singolo e bagno privato conclude l’ala visitabile.
Dalla parte opposta, a sinistra del salone d’ingresso, si accede nella zona di rappresentanza riservata alle sala da pranzo, col montacarichi per le vivande e le stanze di servizio.
Le sale del piano inferiore, distribuite intorno al grande cortile, sono quelle adibite al servizio, agli alloggi per la servitù e alle  scuderie. Ancora visibili due portantine all’interno dell’androne e una carrozza d’epoca. 

Il parco esterno

Villa Niscemi terrazzoIl giardino all’esterno della villa è quello che rimase dopo lo smembramento avvenuto nel 1799 quando il principe di Niscemi, insieme ad altri nobili donarono parte delle proprie terre al re Ferdinando III di Sicilia esule a Palermo, insieme alla moglie Maria Cristina d’Austria, a causa della rivoluzione che lo aveva costretto a fuggire da Napoli.
La coppia si trasferì con tutta la corte nella villa Lombardo, che avevano acquistato dal Barone Della Scala e che avevano fatto ampliare dall’architetto Venanzio Marvuglia: l’odierna “Palazzina Cinese”.
I vari appezzamenti ricevuti “in dono” e poi pagati con un canone di affitto irrisorio, formarono ai piedi del monte Pellegrino un vasto parco che costituì una riserva di caccia per il sovrano e un’oasi di pace per la regina: il “parco della Favorita”, così chiamato per ricordare la prima reggia del re ai Portici.

Il giardino rimasto aggregato alla villa Niscemi diventò l’attuale parco, grazie all’intervento del principe Corrado e della principessa Maria Favara che abitarono stabilmente la villa nel tardo Ottocento e intervennero notevolmente anche sugli interni, portandola allo stato che da allora ha subito scarse modificazioni. Del precedente impianto esterno, opera di Giuseppe Cavallaro, rimasero la fontana, il cancello sul parco della Favorita e la Coffee-House dall’impronta che mixa dal romantico-anglosassone al giardino mediterraneo. 

Corrado Valguarnera e il Gattopardo

Corrado e Maria Valguarnera furono personaggi molto conosciuti durante la belle èpoque palermitana: sono infatti loro ad avere ispirato Giuseppe Tomasi di Lampedusa per caratterizzare gli indimenticabili personaggi di Tancredi e Angelica. La villa dei Falconieri del romanzo “il Gattopardo”, con le dovute licenze poetiche, altro non era che la villa di Tancredi-Corrado Valguarnera principe di Niscemi.

Nel 1987, le discendenti della casata, Margherita Valguarnera e Maria Immacolata Valguarnera, Principessa Romanov, hanno venduto il complesso monumentale al Comune di Palermo che ne ha fatto sua sede di rappresentanza.

Come visitare villa Niscemi (orario e prezzi)

  • Piazza dei quartieri, 2 Palermo. Tel: 091 7404822.
  • Da Lun a Sab dalle 9:00 alle 13:00 (previa prenotazione telefonica) 
    Domenica e festivi dalle 9:00 alle 13:00.
  • Ingresso gratuito.

La casata dei Valguarnera

Stemma della casata ValguarneraFamiglia nobile e illustre quella dei Valguarnera, che vanta origini nel VI sec.  da Guarnero principe de Las Ampurias, discendente dai re goti di Spagna e considerato il fondatore della Casata. 
Originaria della Catalogna, la nobile famiglia dei Valguarnera, nella persona di Simone, passò in Sicilia nel 1282, al seguito di Pietro d’Aragona chiamato a regnare dopo i vespri siciliani. In seguito i fratelli Simone e Vitale, catalani di provenienza, vennero in Sicilia al seguito di re Martino, il quale donò, rispettivamente all’uno e all’altro, la “castellania” di Paternò e la baronia della terra d’Assoro. Quando entrambi morirono, ereditò i loro titoli e le loro proprietà un terzo fratello, il maggiore, di nome Francesco, che raggiunse dalla Catalogna la Sicilia insieme al figlio Vitale. I Valguarnera rimasero al servizio militare e civile dei sovrani aragonesi, affermandosi tra i nobili siciliani anche dopo il regno aragonese ottenendo un ruolo politico importante anche in età moderna. 

Sotto il dominio dei Borbone, la famiglia Valguarnera mantenne una posizione di rilievo nella nobiltà siciliana legandosi, con politiche matrimoniali, alle maggiori dinastie del tempo: dai Tomasi di Lampedusa ai Ruffo di Calabria.
La devozione ai dominatori borbonici ebbe un’eccezione in Corrado di Valguarnera (1838-1903) che prese parte ai moti rivoluzionari del 1860 e durante i quali venne arrestato insieme a quattro amici e rinchiuso al forte di Castellammare. Ritenuti già giustiziati, i cinque amici vennero liberati e presentati a Garibaldi solo il 6 giugno, dieci giorni dopo l’ingresso dei garibaldini a Palermo. Al seguito di Garibaldi, prese parte alla battaglia del Volturno, e in premio, dopo l’unità d’Italia, fu nominato senatore del Regno. Il figlio Giuseppe fu deputato (1904-13) al parlamento nazionale. Giuseppe ebbe tre figli: Benedetto (che prese i voti), Corrado e Raimondo. 

Agli inizi del Novecento un ramo della famiglia Valguarnera si è estinto, confluendo nella famiglia Alliata di Villafranca, che attualmente detiene la proprietà della bellissima Villa Valguarnera a Bagheria. Il titolo è proseguito grazie ad un altro ramo, quello dei principi di Niscemi che negli ultimi secoli ha avuto uno sviluppo tutto al femminile. Ricordiamo Caterina Tomasi di Lampedusa, sorella del principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa che divenne il principe Salina, nel famosissimo Gattopardo, scritto da suo nipote Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ultima erede dei Valguarnera è, oggi, Maria Carolina Valguarnera Jacquet, figlia del Principe Corrado Valguarnera.

Saverio Schirò

Fonti:
S. PIAZZA, Le ville di Palermo, Dimore extraurbane dei baroni del regno di Sicilia (1412-1812), Roma 2011
R. LA DUCA, Cercare Palermo, Palermo 1988
G. DI BENEDETTO, Palermo tra Ottocento e Novecento. La città fuori le mura, Palermo 2009
ARCHIVIO VALGUARNERA DI NISCEMI (secc. XV – XX) in Archivio di Stato Palermo
Archivio Comune di Palermo
A. MUCCIOLI, Le strade di Palermo, Roma 1994
Villa Niscemi voce Wikipedia
Valguarnera in Enciclopedia Treccani
Il Gattopardo e la Nobiltà siciliana in www.celeste-ots.it

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
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