Villino Favaloro è stato progettato e realizzato dall’architetto G.B. Filippo Basile. Il delizioso edificio è considerato il testamento artistico del grande architetto, personalità artistica di primo piano e personaggio chiave per la comprensione della cultura e della storia urbana palermitana post-unitaria.
Villino Favaloro costituisce una delle più felici espressioni e primo esempio in Sicilia di modernismo europeo, la cosiddetta “Art Nouveau”, caratterizzata dall’uso di decorazioni dalle forme vegetali (foglie-fiori-frutta) e dalla flessibilità della linea curva dei suoi elementi che creavano l’intreccio tra architettura e ornamento.
La realizzazione della dimora avvenne tra il 1889 e il 1901, successivamente tra il 1913 e il 1914 sulla costruzione intervenne il figlio del progettista, Ernesto, che della felice stagione del liberty palermitano è l’esponente principale, il quale oltre ad ampliare la parte posteriore del villino inserì sul lato di via Dante una svettante torretta ottagonale e una struttura in vetro e ferro battuto di fantasioso gusto, denominata “giardino d’inverno”.
Il villino, un vero gioiello di grande valore artistico, fu concepito per rispondere alle esigenze abitative della ricca e facoltosa famiglia Favaloro, successivamente, nel 1956, fu acquistato dal senatore del regno Giuseppe Di Stefano Napolitani, politico ed esponente di un’antica e nobile casata palermitana. Alla morte del figlio Mario nel 1963 gli eredi – la moglie di questi, Francesca Sauli e il figlio Alessandro, che non vi avevano mai soggiornato e ignoravano persino cosa contenesse al suo interno, vendettero la magnifica palazzina.
Nel 1975 il villino Favaloro-Di Stefano venne dichiarato di interesse storico e sottoposto alla tutela della Sovrintendenza ai monumenti della Sicilia Occidentale. Infine nel 1988 il villino fu acquisito dal demanio della Regione Siciliana.
La Villa
La villa, che si estende su due piani, sviluppa un agile discorso distributivo degli spazi interni che si manifesta nella linearità della volumetria esterna, dando particolare risalto alla posizione dell’edificio che nonostante si trovi ad angolo tra le vie Dante e via Cusmano ha frontespizio nella piazza Virgilio.
La facciata principale della villa, rigorosamente bianca come gli altri prospetti, si caratterizza per la mancanza di ordini architettonici e per le linee sinuose e avvolgenti, ma soprattutto per i trafori che ornano tutte le aperture e la loggia del piano superiore, con le sue esili colonnine di sapore neogotico, che donano leggerezza all’architettura. L’ingresso primario un tempo si apriva su quello che oggi appare come il retro della palazzina, dove una scritta sul pavimento saluta gli ospiti con un “Salve” stilizzato. Attorno un piccolo giardino con bellissimi esemplari di piante esotiche chiuso da una cancellata.
Ma è visitando l’interno che ci si rende conto dell’eleganza sofisticata di questa casa, entrando si rimane a bocca aperta, ci si sente proiettati in un’atmosfera d’altri tempi, qui gli elementi strutturali si fondono con quelli decorativi. La bellezza delle decorazioni pittoriche del soffitto della camera da letto al primo piano, i pregevoli pavimenti di mattonelle a mosaico, le splendide decorazioni parietali della sala pompeiana al pianterreno e l’elegantissima biblioteca rivestita da boiseries in legno ti fanno venir voglia di tornare indietro nel tempo, all’epoca dei bei tempi andati palermitani: tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Palermo era meta di principi e regnanti di tutta Europa, una città alla moda dal respiro ampio e dallo sguardo attento, pronta a cogliere gli stimoli provenienti dalle grandi città europee.
Numerosi artisti, pittori-decoratori e artigiani collaborarono con i Basile per la decorazione del villino, tra cui spiccano i nomi di Salvatore e Simone Gregorietti e Carmelo Giarrizzo.
La storia recente del villino Favaloro è stata piuttosto travagliata, già sede del Centro regionale per l’inventario, catalogazione e la documentazione, è stato chiuso nel 2002, in seguito ad alcune scosse di terremoto. L’immobile venne dichiarato inagibile con un’ordinanza del comune e da allora è iniziato un lento declino. Dopo anni di chiusura e di abbandono il villino, dopo un parziale restauro, è stato riaperto al pubblico nel settembre del 2015 per ospitare una mostra d’arte contemporanea. Da allora l’oblio, l’incuria, infiltrazioni d’acqua, pareti rigonfie d’umidità stanno danneggiando affreschi e stucchi. Occorre intervenire al più presto per evitare che un altro dei nostri gioielli liberty finisca in briciole. Bisogna trovare risorse per realizzare prima possibile il restauro dell’immobile e la nascita del “Museo della fotografia” da dedicare al fotografo Enzo Sellerio scomparso nel 2012. Destinazione già decisa sulla carta e confermata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, che oggi lo gestisce, ma che sembra quasi un miraggio, visto che è rimasta sospesa da anni per i “soliti intoppi” burocratici.
Nicola Stanzione