Il Grand Hotel e Des Palmes, nome originario del più conosciuto Hotel delle Palme di Palermo, è un lussuoso albergo di Palermo, costruito nella seconda metà del 1800, come abitazione privata della famiglia di Benjamin Ingham, un gentiluomo inglese che si era stabilito in Sicilia e aveva costruito una piccola fortuna economica dal vino Marsala.
È famoso per l’eleganza del complesso, nel centro storico di Palermo, in quella via Roma che è stata “deviata” rispetto al progetto originario (vedi Il taglio della via Roma) proprio per salvaguardare questa residenza! Ma anche per i personaggi storici, mafiosi, eccentrici ed equivoci che vi hanno soggiornato.
Vale la pena conoscere la sua storia…
La storia del Grand Hotel e Des Palmes prima che fosse un albergo
Era il 1856 quando Benjamin Ingham Sr. comprò, dal principe Ernesto Wilding di Radalì, l’area nella quale erigere una nuova costruzione da destinare a propria abitazione, nella zona allora identificata come “Orti Carella”. L’edificio, conosciuto come Palazzo Ingham, fu completato nel 1860 e i coniugi Ingham vi si trasferirono lasciando il palazzetto del piano di S. Oliva dove avevano abitato.
La costruzione era imponente e si ergeva su due piani, con le finestre che si affacciavano su un giardino d’inverno di rara bellezza che, estendendosi fino al mare, richiamava alla mente un piccolo paradiso esotico: vi erano piantati ficus, cactus, banani, ibiscus e palme, tantissime palme. Il suo ingresso si affacciava in via Mariano Stabile, unica via che conduceva al porto, punto focale per l’economia della città.
L’anno dopo, con la morte di Benjamin Ingham Sr., la casa passò in eredità a Benjamin Ingham junior, che la completò secondo i desideri della moglie Emily, finanziando, insieme al cugino Joseph Whitaker, la costruzione della chiesa anglicana della Santa Croce e donando per la realizzazione di questo progetto, un terreno situato di fronte il palazzo Ingham.
Il lavoro fu affidato a Henry Christian, genero di Whitaker, che tra il 1872 e il 1875, realizzò un piccolo gioiello di architettura e la collegò al palazzo tramite un passaggio segreto sotterraneo: una possibile via di fuga in caso di necessità, ben sapendo che mai un palermitano rivoluzionario sarebbe entrato in una chiesa di rito anglicano.
Benjamin Ingham junior, purtroppo, non vide mai l’opera finita, morì infatti nel 1872, lo stesso anno che iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa.
Da Palazzo Ingham a Grand Hotel e des Palmes
Risposatasi, Emily, d’accordo col nuovo marito Giacomo Medici, decise di mettere in vendita la casa e trasferirsi a Roma. Sul finire del XIX secolo, la costruzione fu acquistata da Enrico Ragusa un imprenditore alberghiero genovese la cui famiglia possedeva già un albergo a Palermo, l’Hotel Trinacria, e che pensò bene di continuare a investire in questo settore, visto che la città era molto decantata da poeti e artisti e che, per la sua famosa conca d’oro, il clima era mite e piacevole.
Il Ragusa fece realizzare una serie di opere per ampliare l’edificio e adattarlo alla nuova destinazione, trasformando la dimora degli Ingham nel “Grand Hotel et des Palmes”. Nel 1907 volle adeguare ai tempi il suo albergo, affidando i lavori all’architetto Ernesto Basile, uno dei più grandi esponenti dell’Art Nouveau: da quel momento diventò l’albergo più elegante della città, simbolo della cultura e dello stile Liberty.
Le modifiche apportate dal Basile rinnovarono l’edificio, mantenendone però inalterata la struttura, ma rivisitando gli spazi adeguandoli ai nuovi criteri dell’architettura alberghiera internazionale.
Venne progettata una grande Hall davanti al giardino d’inverno, e l’ingresso venne spostato da via Mariano Stabile alla via Roma, dove si trova attualmente.
Vennero collocate bellissime vetrate policrome per creare effetti di luce in contrasto alle zone d’ombra, i colonnati della Hall, che sembravano sorreggere i tetti affrescati, davano una panoramica del pianterreno. E poi, gli ornamenti, gli arredi, le preziose maioliche, così come le porcellane e gli stupendi arazzi, trasformarono l’albergo in un lussuoso hotel che continuò ad avere fra i suoi ospiti nomi d’eccellenza.
Nel 1981 il “Grand hotel et des Palmes” fu ancora una volta ristrutturato, questa volta fu la porta girevole a sparire, sostituita dalla porta a vetri tutt’ora esistente.
Personaggi, intrighi e mafiosi: i curiosi ospiti dell’Hotel delle Palme
Chissà se il Ragusa avrebbe sospettato minimamente che in quelle sontuose stanze e saloni eleganti si sarebbero intrecciati intrighi di potere, fatti di cronaca misteriosi, scandali politici, trame di mafia e avventure di personaggi stravaganti e singolari!
Fra i primi ospiti importanti ad arrivare all’albergo delle Palme (come poi fu chiamato dai palermitani), ci furono Wagner e la sua seconda moglie Cosima Liszt, figlia di Franz Liszt, che nel 1881 soggiornarono a lungo al primo piano. Il loro alloggio era la “124“, una suite di due stanze tutta piena di specchi, dove si dice che il grande compositore tedesco abbia trovato la giusta ispirazione per completare la scrittura del Parsifal. Sembra poi che siano andati via dall’albergo senza saldare il conto perché in contrasto con l’albergatore Ragusa, apostrofato come “l’unico brigante conosciuto in Sicilia”.
Un altro personaggio che frequentava abitualmente l’Hotel delle Palme fu Francesco Crispi, eletto deputato nel 1882 a Palermo e divenuto in seguito presidente del Consiglio. Fu da qui che diresse le operazioni contro i “Fasci Siciliani”, impartendo anche lezioni di politica nella grande Hall.
Ma non fu l’unico politico a soggiornare nell’Hotel: si racconta che Vittorio Emanuele Orlando, noto giurista e presidente del Consiglio dei Ministri, proprio all’hotel delle Palme, organizzò una cena memorabile con ben 12 portate tutte rigorosamente della cucina francese, che consumò sotto lo sguardo implacabile di un Crispi che intanto era diventato un dipinto ad olio.
Non mancarono intrighi e casi sospetti, come quello di Josè Enrique Rodò Pireyno, giornalista e filosofo uruguaiano, che nella notte del 30 aprile 1917 venne ricoverato a causa di forti dolori addominali presso l’ospedale di “San Saverio” (oggi non più esistente) morendo il giorno dopo. Il referto fu tifo addominale e nefrite, ma qualcuno per le modalità della morte, rimase col dubbio che poteva trattarsi di avvelenamento.
Nel 1933, alla “224” soggiornò lo scrittore francese Raymond Roussel, quando ormai era distrutto dall’alcol e dalla droga. Pare che prima di provarci lui stesso, abbia chiesto al cameriere che lo serviva, tal Masino Orlando, di tagliargli le vene sotto compenso di 100 franchi: ma questi si rifiutò. Lo scrittore fu trovato morto nella sua stanza, per una overdose di barbiturici. Nonostante fosse stata archiviata come suicidio, la sua morte restò un mistero. C’entrava qualcosa la donna che lo accompagnava nei suoi viaggi, Charlotte Fredez o Dufrène come lui la chiamava? Negli “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” pubblicati da Leonardo Sciascia nel 1971, si scopriranno mille contraddizioni e tante stranezze.
Nel 1937, nella camera 322 ancora un omicidio segnò la storia di questo albergo: una spia inglese finì accoltellata. Nessuno vide, nessuno udì, tutto passò sotto silenzio. Con la storia che si avviava verso il baratro della Seconda Grande Guerra ognuno aveva altro cui pensare.
Non solo turisti altolocati al Grand Hotel delle Palme
Gli anni passavano e al Grand hotel delle Palme, conosciuto ormai anche oltre confine, continuavano ad arrivare avventori da ogni dove e comunque non soltanto turisti dell’élite internazionale, ma fu anche punto di ritrovo per i mafiosi che, fra le due grandi guerre, cominciarono a lasciare le loro province per i primi incontri ad alto livello, scegliendo proprio questo Albergo.
Fra quelle mura, si videro ufficiali americani, banditi, intrallazzasti, mafiosi, gente di idee e appartenenze politiche diverse, personaggi originali e bizzarri.
Quando nel dopoguerra l’hotel venne requisito dalla Marina americana come base per operazioni d’intelligence, vi furono anche loschi incontri con personaggi della mafia siculo-americana.
Qui il boss Vito Genovesi incontrò il colonnello americano Charles Poletti, mentre don Calò Vizzini, considerato ai tempi capo dei capi della mafia, si aggirava tranquillo per le sale con i suoi guardaspalle. Qui scesero pure a soggiornare Lucky Luciano e Genco Russo, quest’ultimo odiato dai camerieri dell’albergo perché sputava sui tappeti il tabacco che masticava.
Fu nel 1957 che si tenne alle “Palme” il primo summit mondiale della mafia, dove venne decisa l’eliminazione di Albert Anastasia, il boss mafioso italo americano e la commercializzazione della droga.
Il 2 agosto 1965 il boss Charles Orlando, fu arrestato all’alba, sempre impeccabile ed elegante nei modi, chiese ai poliziotti di fare il massimo silenzio per non svegliare i vicini di camera che erano brava gente.
Personaggi eccentrici e star della politica e della cultura
Un Hotel così importante, naturalmente è stato meta di innumerevoli personaggi famosi che spaziano dal mondo della politica, dell’arte, della cultura, dello spettacolo. Da Michele Sindona a Renato Guttuso, da Andreotti alle gemelle Kessler, e poi Pasolini, Dario Fo e Franca Rame, Carla Fracci, Maria Callas, Giorgio De Chirico, Burt Lancaster e Vittorio Gassman e la lista sarebbe infinita a volerli citare tutti.
E non sono nemmeno mancate figure eccentriche. Ne vogliamo ricordare solo due: Il barone di Canicattì Agostino La Lomia e il barone Giuseppe Di Stefano di Castelvetrano.
Il Barone La Lomia era cliente fisso della “124”, perché sosteneva che vi era stato concepito, per darsi importanza, si spediva lettere ogni giorno e dietro compenso si faceva urlare dal portiere “ Signor barone c’è posta…” Strambo e bizzarro si accompagnava al suo gatto, chiamato “Eccellenza Referendario Paolo Annarino” ed un merlo che esibiva un biglietto da visita che lo qualificava “Monsignor Turi Capra, duca di Santa Flavia”. Un personaggio davvero eccentrico e bizzarro che ha lasciato parlare di sé soprattutto nella sua Canicattì.
L’ultimo personaggio che ha fatto la storia dell’Hotel delle Palme, fu il barone Giuseppe Di Stefano, originario di Castelvetrano. Era un uomo ricco, amante dell’arte e della lirica, amico di Guttuso, Carla Fracci e del tenore suo omonimo. Attorno a lui un cerchio di mistero avvolse sempre la sua vita fino al suo esilio dorato proprio all’interno dell’Hotel delle Palme, forse come punizione per aver procurato la morte di un giovane figlio di una famiglia mafiosa affiliata. Soggiornò in quell’albergo per metà della sua vita, e alla sua morte, la sua bara ebbe il privilegio di uscire dall’ingresso principale, con tutto il personale dell’Albergo, schierato nella Hall.
Questo grande albergo che ha così tanto fatto parlare di se, nel bene e nel male, elegante e superbo oggi, continua ad incantare col suo fascino vissuto di una storia lunga quasi un secolo e mezzo. Chi vi entra ha la sensazione di fare un tuffo nel passato, un salto nel tempo, dove echi e volti hanno lasciato la propria impronte. Fuori dall’hotel il tempo è ora, ma dentro la grande Hall l’orologio di bronzo senza lancette, prova ancora a fermare il tempo che passa.
Maria Floriti
Per i vari personaggi citati nell’articolo vedi le voci in wikipedia.org
Foto di copertina by Pvitale CC BY-SA 3.0 via wikimedia