Sapete qual è la differenza tra via Liszt, piazza Strauss, piazza Verdi e via Wagner a Palermo? Beh, non tutti sanno che quest’ultima è stata intitolata al grande compositore tedesco in memoria della sua permanenza qui, oltre che per i suoi ovvi meriti artistici.
Il celeberrimo musicista, infatti arrivò a Palermo nel 1881 insieme alla famiglia. Soffriva di eczema e di altri acciacchi fisici che tendevano ad aggravarsi con la stagione fredda, motivo per cui i medici del tempo consigliavano spesso di trascorrere l’inverno in Sicilia, come avvenuto qualche anno prima anche agli Zar di Russia.
Sbarcato al porto il 5 novembre, Wagner prese una camera al Grand Hotel et des Palmes, che tutt’oggi si affaccia proprio sulla via che ricorda la presenza di questo grande artista. Da qui inizierà un’avventura lunga un inverno, che lascerà però un grande ricordo nel cuore dei siciliani.
Ecco come andò la sua permanenza a Palermo.
Il soggiorno siciliano di Richard Wagner
Il primo periodo e il Parsifal
Il soggiorno di Wagner in Sicilia, non iniziò nel migliore dei modi. Giunse a Palermo il 5 novembre 1881 dopo un viaggio lungo e scomodo, era affaticato, dolorante e abbastanza nervoso.
I medici gli avevano raccomandato di fare lunghe passeggiate e godere del clima mediterraneo, ma in realtà il compositore non aveva alcuna voglia di trascorrere l’intero inverno oziando.
Era nel bel mezzo della stesura della sua ultima opera, il Parsifal, e certamente non era grazie alle passeggiate che sarebbe riuscito a completarla, occorreva un’organizzazione rigorosa.
La giornata iniziava all’insegna del lavoro, che impiegava tutta la mattina del compositore, poi a mezzogiorno si concedeva una breve passeggiata, pranzo all’una, una seconda passeggiata più lunga alle tre, di nuovo lavoro dalle cinque alle sette, poi cena e a letto.
Nonostante l’agenda di rigido stampo germanico, già dai suoi primi giorni a Palermo (dove per altro aveva ambientato una delle sue prime opere) Wagner si innamorò della città, del suo clima e dei suoi monumenti. Fece spesso visita alla tomba di Federico II, nella Cattedrale di Palermo, e amava anche recarsi a Monreale, per vedere gli splendidi mosaici del Duomo.
Il suo programma fatto di lavoro, passeggiate e pochissime distrazioni, durò fino al 13 gennaio 1882, data in cui finalmente il suo Parsifal fu completato.
Le lusinghe della Palermo mondana
È abbastanza superfluo sottolineare quanto, per l’annoiata e routinaria nobiltà siciliana, l’arrivo di un artista del calibro di Richard Wagner rappresentasse un’occasione imperdibile. Tutti avrebbero voluto farsi vanto della sua amicizia, causando invidia e ammirazione nei salotti buoni della città.
Wagner e la sua famiglia inizialmente sfuggirono alle lusinghe e agli inviti, limitando al massimo le distrazioni che avrebbero potuto nuocere al lavoro e al rigido programma del musicista.
Le cose tuttavia cambiarono dopo il completamento del Parsifal, quando soprattutto la moglie Cosima e i figli poterono finalmente godersi la vita mondana di Palermo.
Durante i suoi primi mesi in città, Wagner doveva avere avuto qualche dissapore con il proprietario dell’Hotel, che probabilmente lo vessava con continue richieste di denaro, tanto che il tedesco non mancò di definirlo “L’unico brigante che aveva conosciuto in Sicilia”.
Forse proprio per questo alla fine decise di accettare l’invito del principe di Gangi nella sua villa ai Porrazzi, dove si trasferì il 2 di febbraio.
Anche qui però il suo soggiorno non iniziò nel migliore dei modi. La villa, concepita principalmente come ritiro estivo, in inverno era insopportabilmente fredda e umida. Il figlio Sigfried ben presto si ammalò, e il compositore fu costretto ad affrontare di tasca sua, le spese per l’acquisto di alcune stufe che rendessero la permanenza più confortevole.
Per il resto, con il trasferimento nella villa del principe di Gangi, iniziò per la famiglia Wagner un periodo fatto di svaghi e mondanità, ospitando anche ambitissimi ricevimenti ai quali nessun nobile palermitano voleva mancare.
Si racconta anche che una volta il tedesco volle divertirsi sadicamente nei confronti di alcuni ospiti che lo adulavano dicendosi grandissimi ammiratori delle sue opere, e che gli chiedevano di suonare qualcosa per loro al pianoforte. Percependo la falsità delle loro lusinghe Wagner si sedette al piano e si lanciò in un interminabile concerto fatto di improvvisazioni e pezzi di sue composizioni, che ripeté più e più volte fino allo sfinimento degli ospiti. Questi alla fine applaudirono educatamente, ma mai più si sognarono di chiedergli un’esibizione.
I ricevimenti dei Wagner avevano anche un secondo fine. La moglie Cosima, aveva intenzione di trovare un marito per la figlia Blandine, tra le fila della nutrita schiera di nobili siciliani.
La ricerca alla fine diede i suoi frutti e Blandine fu promessa sposa al conte Biagio Gravina.
Il periodo etneo e il congedo dalla Sicilia
La ricerca di un marito per Blandine, mobilitò diverse famiglie palermitane, soprattutto i Tasca, con cui i Wagner avevano stretto una particolare amicizia, visto che proprio nella vicina Villa Tasca il compositore andava spesso a passeggiare.
Fu proprio il conte Tasca a individuare in Biagio Gravina il pretendente perfetto. La sua famiglia era una delle più antiche e nobili della Sicilia, risalente addirittura al periodo dei primi normanni. I Gravina da sempre avevano ricoperto le più importanti cariche istituzionali ed ecclesiastiche, il che dava loro una reputazione difficilmente equiparabile. L’unica pecca stava nel fatto che della sua gloriosa casata ormai rimaneva solo il titolo, visto che le loro ricchezze erano già esaurite da tempo, tuttavia ai Wagner la cosa importava poco, era il prestigio che volevano ottenere, non il denaro.
Dunque il matrimonio fu approvato e tutta la famiglia si trasferì ad Acireale, dove il conte Gravina aveva gli ultimi possedimenti. Lì si sarebbe tenuta la festa di fidanzamento, mentre il matrimonio si sarebbe celebrato qualche mese più tardi, in Germania. I Wagner rimasero nella città etnea per un paio di mesi e anche qui furono accolti da feste e ricevimenti sontuosi.
Proprio durante il soggiorno ad Acireale il compositore incontrò Giuseppe Garibaldi, al quale dedicò un magnifico concerto.
Nella primavera del 1882, dopo un breve periodo a Messina, Richard Wagner si accomiatò dalla terra che tanto caldamente lo aveva accolto.
Curiosità

Una delle prime distrazioni che Wagner si concesse dopo il completamento del Parsifal, fu l’incontro con il pittore Pierre-Auguste Renoir, che in quei giorni si trovava proprio a Palermo e che voleva assolutamente incontrare il musicista, di cui era un grande estimatore.
Dopo un paio di incontri mancati, alla fine Wagner decise di accogliere il pittore, proprio il giorno successivo al completamento della sua opera. Dopo una piacevole chiacchierata a metà tra il francese e il tedesco, i due concordarono un secondo incontro il giorno successivo, durante il quale nacque il celeberrimo ritratto oggi conservato al Musée d’Orsay di Parigi.
Fu lo stesso Renoir a descrivere Wagner come allegro ma un po’ nervoso mentre posava per lui. Alla fine, guardando il suo ritratto scoppiò a ridere, dicendo di somigliare a un pastore protestante, tuttavia l’opera resta una traccia indelebile dell’incontro tra due grandissimi artisti, avvenuto in una Palermo d’altri tempi.
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Fonti: S. Spoto – I Gattopardi – Newton Compton Editori
P. Violante – Il diario di Wagner nella società palermitana – su Repubblica
Wikipedia.org – Ritratto di Richard Wagner