Quando gli Zar si trasferirono a Palermo

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Il 23 ottobre 1845 al porto di Palermo una folla di curiosi era accorsa per salutare, o forse meglio per vedere con i propri occhi, uno degli ospiti più eccellenti che la città avesse accolto in quegli anni. Era tutto vero, dal piroscafo Kamčatka era appena sceso lo Zar Nicola I Romanov con la moglie Aleksandra Fёdorovna, la figlia Olga ed un nutrito seguito di uomini e dame di corte.

Non si trovavano a Palermo per una semplice visita, avevano intenzione di trasferirsi in città per un periodo. Ecco come andò la vicenda.

Il soggiorno della zarina Aleksandra a Palermo

Villa Butera-Wilding all’Olivuzza

Questa storia iniziò svariati anni prima, quando la nobildonna russa Varvara Sachovskaja, dopo un lungo gioco di matrimoni ed eredità, entrò in possesso di una magnifica villa di Palermo, situata nella contrada dell’Olivuzza.

La villa era originariamente la dimora di campagna di Caterina Branciforti principessa di Butera la quale, rimasta vedova, si risposò con l’ambasciatore Giorgio Wilding. Alla morte della principessa anche Wilding decise di risposarsi, proprio con la nobildonna russa, che ben presto si innamorò della villa e della città in cui si trovava.

Nel frattempo a San Pietroburgo, la zarina Aleksandra lottava con la sua salute malferma e forse con un principio di tubercolosi. Il medico di corte era preoccupato, il rigido inverno russo era alle porte e la salute dell’imperatrice rischiava di peggiorare gravemente, pertanto le consigliò vivamente di andare a svernare al sud, in un luogo dal clima più mite che le avrebbe permesso di rimettersi.
Proprio in quei giorni la Sachovskaja si trovava a San Pietroburgo per questioni personali e, appresi i problemi che affliggevano i suoi sovrani, decise di offrire loro un soggiorno nella sua amata villa di Palermo.

Lo Zar accettò.

L’arrivo a Palermo

L’arrivo dei sovrani a Palermo fu salutato, oltre che da una grande folla, dalle premure dell’aristocrazia locale, che si affrettò ad organizzare sontuosi ricevimenti per contendersi quei prestigiosi ospiti.

I preparativi furono febbrili e coinvolsero l’intera città.
Circa un mese prima dell’arrivo dei sovrani, un via vai di alti funzionari russi, si assicurò che tutto fosse pronto per una degna accoglienza. Arredi ed effetti personali furono spediti in anticipo, per essere collocati nella grande villa.
Fu persino rimodellato il percorso che avrebbe dovuto condurre le carrozze reali dal porto alla villa, allargando la strada esistente e abbattendo alcune case in zona Papireto per consentire un transito più agevole.

Alla fine il gran giorno arrivò e il 23 Ottobre 1845 i piroscafi Kamčatka e Bessarabia giunsero da Genova a Palermo, dopo due giorni di navigazione e accompagnati da un forte vento di tramontana, che faceva da azzeccato contorno ai comitati d’accoglienza per questi illustri ospiti provenienti da nord.

Da parte loro gli Zar avevano chiesto di essere ricevuti in modo sobrio, dunque piuttosto che una gran cerimonia in pompa magna, le autorità locali andarono a porgere omaggio agli ospiti in forma privata, sullo stesso piroscafo.

Espletate queste formalità, i reali ed il loro seguito furono accomodati su un cocchio e una quindicina di carrozze. Poco dopo il corteo partì alla volta dell’Olivuzza, accompagnato dalle note dell’inno imperiale russo.

Tra le autorità che attendevano i zar al porto, fece notizia l’assenza di re Ferdinando di Borbone, che però giunse a Palermo dopo un paio di giorni, correndo a porgere i propri omaggi e aprendo la strada ad una serie di trattati bilaterali di cui entrambi i regni avrebbero giovato per molti anni.

Il periodo palermitano

Lo Zar Nicola si fermò a Palermo per circa quaranta giorni, prima di ripartire alla volta di Roma, dove avrebbe proseguito le sue visite ufficiali.
La zarina Aleksandra invece si trattenne per tutto l’inverno, visto che le sue condizioni di salute le imponevano climi miti e lunghi periodi di riposo.

Durante questo soggiorno, l’aristocrazia locale diede vita ad una vera e propria gara per cercare di accaparrarsi gli ospiti più prestigiosi del momento. Tra le tante visite ufficiali dei sovrani, una diventerà particolarmente rilevante. Una gita nell’ameno borgo marinaro dell’Arenella, porterà la zarina ad innamorarsi della villa dei Quattro Pizzi, tanto da acquistare i progetti originali dell’architetto Carlo Giachery e farsene costruire una simile a Peterhof, la sua residenza estiva in Russia.

La permanenza della zarina si protrasse dunque per quasi cinque mesi, trascorsi prevalentemente tra gite di piacere, occasioni mondane e lunghe passeggiate in giardino. I medici avevano ragione, il clima mite giovò molto alla salute dell’imperatrice, che poté così tornare a San Pietroburgo senza timore.

zar palermo
Targa apposta sulla quercia della zarina Aleksandra – Natursicilia, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Il suo soggiorno a Palermo fu ricordato con piacere dalla sovrana, che volle lasciare in dono gioielli ed onorificenze a tutto il personale che in questo periodo si era messo al servizio dei reali. Alla città invece donò una quercia, che lei stessa piantò nel giardino di villa Butera-Wilding, come ricordato da una targa metallica posta proprio sul tronco di questo maestoso albero.

Un curioso aneddoto, verosimilmente una leggenda più che una vera storia, racconta che ogni mattina la zarina Aleksandra ricevesse in villa la visita di un contadino e della sua asina, della quale amava bere il latte appena munto.
A tal proposito si dice che, una volta ripartita, l’imperatrice si rese conto di non voler più fare a meno di quel latte tanto buono e salutare, pertanto una nave della flotta imperiale fu rimandata a Palermo per convincere quel contadino a cedere l’equino, in cambio di doni preziosi.
Con il ricavato di quella vendita, nata per un capriccio reale, il contadino poté acquistare vasti appezzamenti di terreno che arricchirono lui e i suoi eredi (secondo un’altra versione invece anche il contadino fu portato a San Pietroburgo dove poi si stabilì).

Le vicende e i mutamenti che interessarono Palermo nei decenni successivi, rendono oggi difficile immaginare lo splendore dei giardini che arricchivano al tempo la contrada dell’Olivuzza. Oggi solo qualche accenno di quelle maestose ville rimane, ma non abbastanza da aiutarci a contestualizzare questo particolare evento storico.

Fonti: AA.VV. – L’Olivuzza ricordo del soggiorno della Corte Imperiale Russa in Palermo nell’inverno 1845-46,  Morvillo, Palermo, 1846.
Viviana Monachella Tourov – Sulla presenza degli Zar a Palermo. Una cronaca – da Istituto Euro Arabo
Michelangelo Aiello – Dalla Russia per amore Nicola I° sbarcò a Palermo
Lino Buscemi – Il contadino e l’asina di corso Olivuzza finiti alla corte della zarina Alessandra – su Repubblica.it

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

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