Sito tra via Merlo e via Lungarini, Palazzo Mirto è una vera perla nella Palermo storica. Donna Maria Concetta Lanza Filangeri, ultima erede di una delle più antiche famiglie aristocratiche della Sicilia, adempiendo alle volontà testamentarie espresse dal defunto fratello Stefano, dona nel 1982 il suo antico palazzo con tutti i suoi arredi e le svariate collezioni di oggetti d’arte, alla Regione Siciliana, per destinarlo alla pubblica fruizione.
La storia del Palazzo Mirto
Palazzo Mirto ingloba nelle sue originarie strutture, un nucleo di antiche case appartenute un tempo ad una nobile e ricca famiglia di origini pisane, i Resolmini, e ancor prima alla famiglia Omodei.
A partire dal 1594 diventa la residenza dei Filangeri, conti di San Marco e principi di Mirto, quando don Pietro Filangeri esponente di uno dei casati più prestigiosi della nobiltà siciliana sposa Francesca De Spuches, unica figlia di don Vincenzo, giudice della Gran Corte, presidente del tribunale del Real Concistoro, barone di Amorosa e della Mendola e proprietario del palazzo.
Da questo momento la storia di questa dimora si identifica con quella della famiglia Filangeri, il cui arrivo in Italia si fa risalire al periodo normanno.
Il leggendario capostipite del casato era Angerio D’Arnes, un nobile cavaliere normanno venuto in Italia al seguito di Roberto il Guiscardo. Egli ebbe quattro figli che in onore delle glorie paterne, si fregiarono dell’appellativo di “Filii Angerii”. La tradizione vuole che l’ultimo di questi, Tancredi Filangeri, fosse presente all’incoronazione di Re Ruggero II nel 1129.
La configurazione di Palazzo Mirto
L’attuale configurazione del palazzo rispecchia per grandi linee quella voluta dal principe Bernando Filangeri nel 1793, quando la dimora patrizia assunse quella forma che si è tramandata fino ai nostri giorni: due facciate prospicienti in via Lungarini e in Via Merlo, e un grande portale di ingresso sormontato da due vasotti ornamentali e da un magnifico stemma in pietra recante le armi dei Filangeri.
È probabile che in questa occasione sia stato annesso al palazzo il piccolo vicolo che separava le case dei Resolmini con quella dei Campo, baroni di Campofranco, dove vennero realizzate delle costruzioni che occultarono due magnifiche bifore di stile Chiaramontano. Altre trasformazioni ebbe a subire il palazzo nel corso dell’800 soprattutto in occasione del matrimonio di Donna Vittoria Filangeri con Don Ignazio Lanza e Branciforte conte di Sommatino e Pretore della città, avvenuto nel 1830, in seguito al quale il Lanza ottenne di portare per sé e per i suoi eredi i titoli della moglie, ultima erede del prestigioso casato.
Palazzo Mirto: un Museo di antichità
Oggi palazzo Mirto è un meraviglioso museo, e si offre ai visitatori come un prezioso informatore sul “modus vivendi” cioè le abitudini e lo stile di vita della nobiltà del tempo.
Il percorso inizia dai corpi bassi dell’edificio, usati solitamente come servizi, dove erano allocate le scuderie, le rimesse per le carrozze, le cucine, i magazzini per le derrate alimentari ed altri locali destinati a depositi per la conservazione di paglia e fieno. Ma la parte più affascinante del piano terra è sicuramente la “cavallerizza” (così venivano chiamate le scuderie più importanti dei palazzi nobiliari) che consiste in un grande ambiente coperto da volte a crociera, percorso da un doppio colonnato in pietra grigia che forma un lungo corridoio centrale che si conclude con una grande vasca di pietra, che fungeva da abbeveratoio, ultimo residuo dell’antica casa dei De Spuches.
Ai lati, ancora in perfetto stato di conservazione, si trovano gli eleganti box per i cavalli, forniti di mangiatoie in ferro battuto e di conca in pietra scolpita. Su ciascuno dei box è ancora leggibile la targhetta con il nome del cavallo.
Il primo piano del Palazzo
L’accesso al primo piano avviene da una porta sormontata da una pensilina ottocentesca in ferro dipinto e uno scalone in marmo rosso conduce al pianerottolo di accesso ai locali del piano nobile, dove una loggetta con serliana chiusa da una vetrata, funziona da vestibolo. Da qui si passa all’ingresso vero e proprio, di piccole dimensioni, tappezzato di raso rosso, con una pregevole tela sulla volta raffigurante “Diana che rimprovera la ninfa Callisto”, della fine del secolo XVII.
Proseguendo a sinistra troviamo la prima sala di rappresentanza, chiamata “sala del Novelli” (così detta per un presunto autoritratto dell’artista monrealese) con una bizzarra pittura di fine ottocento sul soffitto che rappresenta “Eros e Anteros”; magnifici arredi in stile Luigi XVI, ritratti di antenati dei Lanza e vetrinette con pregiate e rare porcellane di Sassonia.
Il salotto che segue, detto del “Salvator Rosa” (per quattro piccole tele con vedute paesaggistiche alla maniera del pittore napoletano), presenta il soffitto dipinto con scene dell’Orlando furioso dentro finte cornici dorate, vetrine con delle collezioni settecentesche di vetri di Murano e statuette in porcellana, e delle consolle settecentesche in legno dorato che sostengono piccoli vasi impero e porcellane cinesi.
All’interno del salotto si aprono due piccoli ambienti, a destra la stanza del teatrino e a sinistra la saletta dei reperti, dove sono esposti vari reperti archeologici.
Nella terza sala chiamata “salotto rosa” troviamo sulla volta un grande lampadario ottocentesco in bronzo e cristallo con stemma dei Lanza Filangeri; in bella mostra un dipinto con scena di battaglia del pittore fiammingo Jean Breughel; pregevoli e raffinati arredi e preziosi orologi d’epoca.
L’ambiente che segue detto “salotto giallo e verde” è un ambiente di passaggio, cui nella volta si può ammirare una grande tela raffigurante “L’Allegoria dell’immortalità“. Ai lati vi sono due vetrine con originalissime collezioni di piatti firmate, da Francesco Nardone, un decoratore napoletano del XIX secolo, mentre a sinistra si trova il “salottino cinese”, un piccolo ambiente che testimonia la passione per le cineserie, da parte dell’aristocrazia siciliana.
Il locale successivo, detto “salotto giallo” con una grande tela sul soffitto che raffigura ”l’allegoria del tempo” è un piccolo ambiente di riposo dove si aprono due intimi boudoirs, quello a sinistra riservato alle signore con una bella toletta Luigi XV, corredato di servizio in argento, e l’altro sulla destra è un gabinetto da fumo per signori, con pareti in cuoio di Cordova.
Attraverso un passaggio centrale arriviamo al “salone degli arazzi” che assieme al successivo “salone del baldacchino”, sono i più rappresentativi della casa.
Il salone degli arazzi, sontuoso, raffinato ed elegante con le tappezzerie in seta ricamata e dal mobilio in stile impero, con decorazioni pittoriche del Velasco è sicuramente una delle più belle sale del palazzo e un tempo era la stanza da letto dei principi Filangeri.
Ma il salone in assoluto più ricco e sfarzoso, sontuosamente arredato, adorno di decorazioni, tappezzerie, e preziosi oggetti d’arte è il “salone del baldacchino” con le pareti interamente rivestite da pannelli ricamati a “pittoresco”, con scene della Gerusalemme liberata, molto rari e di fattura siciliana.
Al centro della volta campeggia il grande affresco firmato e datato da Elia Interguglielmi nel 1795, che illustra “la gloria del Principe Virtuoso”. Al centro del salone il grande arazzo con baldacchino, raffigurante la presa della città persiana di Arimaze da parte di Alessandro Magno, costituisce il fondale del tronetto principesco dove solitamente sedeva il principe nei ricevimenti ufficiali.
Questo salone apre le finestre sopra un terrazzo dove si trova una suggestiva fontana barocca, di grande effetto scenografico, formata da una grotticina artificiale di rocce spugnose decorata da conchiglie, (le cosiddette “rocailles” da cui è probabilmente derivato il nome rococò) fiancheggiata da due voliere.
A seguire entriamo nel “salotto Pompadour” dove al centro della volta risalta una “Allegoria delle Arti” personificata da bambini in atteggiamenti da adulti, databili al XIX secolo, e sulle consolle oltre a vasi cinesi e giapponesi, le foto degli ultimi abitanti della casa: il principe e la principessa di Mirto.
Proseguendo entriamo in una piccola saletta ovale con decorazioni pittoriche a soggetto mitologico dove a sinistra si apre il “salottino Diana” qui una nicchia girevole con la statua di Apollo, recentemente restaurata, nasconde un passaggio segreto, dove pare si nascondesse un servitore del principe per origliare i discorsi dei commensali.
L’ultimo ambiente del primo piano è la stanza da pranzo ufficiale, arredata con mobili ottocenteschi in noce, che custodiscono il prezioso servizio in porcellana di Meissen, prodotto a suo tempo esclusivamente per i principi Filangeri.
Il secondo Piano era destinato alla vita quotidiana
Il secondo piano del palazzo, quasi completamente visitabile, era destinato alla vita quotidiana della famiglia, si compone di stanze più intime, ma comunque arredate con eleganza e gusto.
Vi troviamo, la sala da pranzo con soffitto ligneo; la stanza di compagnia, una magnifica stanza da letto finemente arredata, con letto a gondola; due biblioteche, che conservano volumi antichi e rari di diverse epoche e altre straordinarie collezioni di oggetti d’arte, testimonianza del gusto e dell’interesse dei Filangeri per l’arte ed il collezionismo.
Completano il secondo piano altri ambienti, un tempo riservati ai cadetti della famiglia ed alla servitù, oggi sono adibiti a uffici ed archivi per l’amministrazione del museo.
Nicola Stanzione
Museo di Palazzo Mirto
Palermo, Via Merlo 2
Tel. +39 091 778 3343
Orari di ingresso a pagamento: 9:00 – 18:30 – Domenica 9:00 – 13:00 – Lunedì chiuso
Ingresso Gratis la prima domenica del mese 9:00 – 13:00
Info: Palazzo Museo Mirto
(foto da www.palermodavedere.it)
cara laura io sono flavia piacere di conoscerti il palazzo mirto è vero è bello perché io lo visitato con la scuola sono molto contenta di avere visto il palazzo perché è bellissimo è ci sono belle stanze è anche una bella stanza da letto è tante stante è tanti salotti c’è anche una bella chiesa dove i preti facevano la messa ed è anche una bella casa perché è molto bello il palazzo mirti è de incantevole da vederlo è bello è de straordinario ed è pure molto elegante.
Edificio incantevole e di impareggiabile bellezza; gentile il personale, soprattutto sig. Vincenzo De Luca, che si è dimostrato persona disponibile e competente.
Alfano Paola da Bergamo
Magnifico palazzo nobiliare… Ho avuto il piacere di visitarlo e ne sono rimasta incantata!
Bellissimo Palazzo Mirto. Ho avuto la fortuna di visitarlo qualche mese fa e mi ha lasciato incantato.