Villa Cifuentes era una “casena” esterna alle mura urbiche che allora circondavano la città.
Nel 1575, durante una delle epidemie di peste che imperversavano in quei tempi, la casena e le sue pertinenze avevano acquistato una funzione pubblica; furono utilizzate dal senato cittadino per la “purificazione” della roba infetta.
Nel 1600 tutta la tenuta e la villa passarono in proprietà di don Luca Cifuentes de Heredia Presidente della Regia Gran Corte. Il nuovo ricco proprietario riconfigurò la villa ampliandola e abbellendola tanto che fu usata per ospitare momentaneamente i vicerè spagnoli e altre eminenti personalità, dopo lo sbarco nel vicino Molo, per riposarsi dal lungo viaggio. Il breve soggiorno nella villa era anche un modo per dare la possibilità alle autorità cittadine di effettuare gli ultimi ritocchi alle architetture effimere e agli addobbi che si allestivano lungo il percorso, per l’ingresso trionfale nella capitale.
Nel 1624, durante l’altra grande, e più cruenta, epidemia di peste che colpì la città, l’intero complesso edilizio fu adibito dalla municipalità cittadina a lazzaretto (secondo una prassi in uso in queste circostanze) e nella tenuta si organizzò un campo di servizi sanitari. E’ assai probabile che vi fu impiantato anche un piccolo cimitero per seppellire le vittime dell’epidemia.
In seguito, nel 1668, nonostante il degrado e la decadenza avevano ridotto la villa quasi ad un rudere, la Congregazione dell’opera “Rifugio dei poveri di San Dionisio”, istituita alcuni decenni prima dal marchese Fernando Afan de Riveira, figlio del vicerè duca d’Alcalà, chiese la concessione a censo perpetuo del complesso a suor Colomba Gambaro del monastero dell’Origlione, che ne era divenuta proprietaria. Con atto rogato dal notaio Bartolomeo Drago il 4 luglio 1680 si stipulava il contratto di locazione fra la religiosa e i Deputati della Congregazione i quali si impegnarono al pagamento di un canone di 32 onze e 12 tarì all’anno. Successivamente il sacerdote Giuseppe Filangeri, dei principi di Santa Flavia, nominato fratello maggiore della Congregazione vi fondò un ospizio per fanciulle povere.
La villa venne pesantemente rimaneggiata, il portico inglobato nella costruzione fu adibito a reclusorio per le fanciulle del rifugio e l’ingresso della villa divenne la cappella del reclusorio, oggi chiesa di Santa Maria del Monserrato.
Nel 1712 tutti i terreni del grande parco della villa, tranne le fabbriche del reclusorio e le sue pertinenze, furono venduti dai fidecommissari di Giuseppe Filangeri a don Giuseppe Alliata e Colonna, IV principe di Villafranca. In questo modo si costituì la proprietà propriamente detta “il Firriato di Villafranca” che, dopo una lunga vicenda giudiziaria passò, nel 1844, ad Ernest Wilding principe di Radaly e di Butera.
Dopo i moti rivoluzionari del 1848, parte delle fabbriche dell’antica villa dei Cifuentes furono travolti dagli sventramenti per prolungare l’asse viario Maqueda-Ruggero Settimo con l’apertura dello stradone della Libertà, voluto come boulevard alberato a tre corsie dal “Liberale Governo Provvisorio Antiborbonico”, che avrebbe condotto, nel tempo, alla completa urbanizzazione delle zone attraversate dall’importante arteria.
Della villa rimasero solo due ruderi ai lati della via Libertà e successivamente alla realizzazione del giardino inglese (deciso dal restaurato governo borbonico), fu dato incarico all’architetto Giovan Battista Filippo Basile di mascherare quelli del versante orientale della strada creando una cortina-paravento con conci di tufo a facciavista con bifore e arcate a sesto acuto in stile neo-gotico (oggi visibile lungo la via Libertà) di gusto romantico che ricorda il rudere medievale.
Nei ruderi, residui delle strutture cinquecentesche, che ricadevano a monte del troncone occidentale dello stradone della Libertà, divenuto nel frattempo la zona di espansione più pregiata della città, nel 1891, in occasione della grande “Esposizione Nazionale”, venne edificato l’Hotel de la Paix (poi Excelsior Palace) per accogliere i visitatori dell’Esposizione.
Nicola Stanzione