Il museo Archeologico A. Salinas conserva alcuni dei tesori antichi più preziosi di Palermo, dall’epoca punico a quella dell’Antica Grecia. La struttura moderna del museo è stata adattata da un monastero dei Padri filippini, offrendo percorsi articolati per esplorare la storia della città.
La Storia
La struttura originaria
Eretta durante il lungo governo spagnolo dell’Isola sul finire del XVI secolo, su progetto dell’architetto Antonio Muttone, venne completata nel XVII secolo e destinata a “Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri”, comprendendo la chiesa di Sant’Ignazio martire e l’attiguo Oratorio di San Filippo Neri.
Già nel 1814 un primo nucleo della casa era gestito dall’Università di Palermo e dedicato ad esposizioni di opere e collezioni private appartenenti a nobili palermitani.
Il Museo Nazionale di Palermo
Solo nel 1860 fu trasformato in Museo Nazionale, sotto la direzione del cavaliere Giovanni D’Ondes Reggio.
Durante quella occasione, la collezione si arricchì grazie alle generose donazioni di Girolamo Valenza, che includevano pietre preziose, opere numismatiche e circa 4000 libri acquistati dal barone Antonino Astuto. Inoltre, il Regno d’Italia aveva acquistato altri reperti etruschi già a partire dal 1865, i quali si unirono alla ricca collezione.
Da Museo Nazionale di Palermo a Museo Archeologico A. Salinas
Nel 1866 gli ordini religiosi vennero soppressi e i beni ecclesiastici confiscati dallo stato così l’edificio subì importanti modifiche degli spazi interni, per adeguare la fabbrica alle esigenze museali sempre più ampia. Le opere di modifica risparmiarono la seicentesca cappella dei Padri Filippini, che rimase a testimonianza del complesso originario.
I lavori redatti dalla Commissione di Antichità e Belle Arti sotto la direzione di Francesco Saverio Cavallari e Giuseppe Patricolo consistevano nella costruzione di una sala nell’area del cortile del loggiato (Terzo Cortile), nella sopraelevazione di alcuni locali del terzo piano, nella realizzazione, al primo piano, di due sale ipostile con colonne doriche e nella eliminazione del loggiato settecentesco per far posto a un grande salone con lucernario da utilizzare come pinacoteca.
Durante la seconda guerra mondiale, per preservare le collezioni dai bombardamenti, la direttrice del museo Jole Bovio Marconi fece spostare tutte le collezioni presso il monastero di San Martino delle Scale.
Finita la guerra, la struttura era stata fortemente danneggiata e nel 1949 la stessa direttrice si occupò del riallestimento museale con un nuovo progetto di recupero architettonico curato dall’Architetto Guglielmo De Angelis d’Ossat.
In quegli stessi anni, il Museo si arricchì di reperti archeologici, grazie agli scavi effettuati nella Sicilia occidentale.
Nel 1977 il Museo nazionale di Palermo divenne Regionale e gestito dal Dipartimento regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana.
Dal 2009 al 2016 il Museo rimase chiuso per restauro e riammodernamento della struttura con un intervento che interessava l’intero complesso monumentale che comprende 10.000 mq di superficie. Oggi il Museo fa parte dei poli museali regionali ed è parzialmente aperto in attesa del completamento degli allestimenti.
Il Museo Archeologico Antonio Salinas
I recenti lavori di restauro e riallestimento effettuati all’interno del museo, hanno permesso di ricontestualizzare le collezioni, i reperti e le raccolte di varie provenienza, con un nuovo percorso espositivo in un ambiente che ne esalta, arricchisce ed esprime il valore storico.
Piano terra
Il percorso espositivo si sviluppa intorno ai due splendidi chiostri, negli spazi aperti sui giardini, nelle quali sono state collocate le due vasche della terza fontana di Corso Calatafimi, esattamente quella chiamata ad Anfiteatro che si trovava di fronte all’odierna caserma Tukory. Il Salinas le ottenne con una certa difficoltà, benché fossero state dismesse ed abbandonate.
Nel Chiostro Maggiore, si trovano esposti i reperti provenienti dagli scavi e dalle acquisizioni avvenute tra la metà del Settecento e l’Ottocento.
Spiccano i reperti archeologici del periodo punico-romano ritrovati nella vicina Solunto. Reperti provenienti da Tindari, oltre a ritrovamenti subacquei, materiali che facevano parte del carico delle navi, ancore di pietra, ceppi di piombo, lucerne, anfore ed iscrizioni.
Lungo il portico settentrionale, nell’ala sinistra, sono esposti il torso dello Stagnone di Marsala, i famosi sarcofagi fenici della Cannita (Portella di Mare vicino Palermo) e la statua colossale di Zeus da Solunto, accuratamente restaurata. Posizionate nei nicchioni delle celle della stessa corsia troviamo le gigantesche sculture di Solunto e Tindari.
Una intera sezione è dedicata all’esposizione delle splendide oreficerie dalla necropoli di Tindari, diverse epigrafi e una originale meridiana di marmo; altri reperti quali: vasi, epigrafi e sculture da Centuripe, materiali dalla necropoli di Randazzo, tutti raccolti, esposti e catalogati con cura e dedizione. E ancora: una collezione del console inglese Robert Fagan che comprende anche un frammento del fregio orientale del Partenone, vasi figurati dalla necropoli di Agrigento, sculture architettoniche e materiali votivi dei santuari agrigentini.
Con la riapertura del 2018, venne inaugurato un nuovo spazio espositivo intorno al terzo cortile del convento, denominato “Agorà”. La corte, coperta in vetro e acciaio, oggi è uno spazio polifunzionale usato per convegni, esposizioni temporanee, performance artistiche e concerti. Attualmente si trovano esposte le 17 gronde leonine del tempio della Vittoria di Himera e la grande maschera della Gorgone del tempio C di Selinunte.
Intorno al terzo cortile ruotano le otto sale dedicate a Selinunte i culti, le architetture e le sculture, con l’esposizione di materiali votivi, oggetti metallici quali armi, ami da pesca e attrezzi agricoli. In una sala si trova un plastico della grande colonia greca che si affaccia sul Mediterraneo.
Di notevole interesse rimane la grande sala, che fu refettorio dei Padri Filippini. Qui si trovano esposte le famose metope dei templi di Selinunte, uno dei più importanti complessi dell’arte greca d’Occidente insieme al tempio denominato “C” della stessa area. L’importante complesso scultorio raffigura a sinistra: la quadriga con Apollo, Artemide e Latona, al centro: Perseo che uccide la medusa, e a destra: Eracle e i Cercopi.
Sono esposti frammenti scultorei e una consistente selezione di terrecotte architettoniche, che conservano ancora la loro originaria e vivace policromia.
Lungo le corsie occidentale e meridionale, spiccano il gruppo di iscrizioni da Palazzo delle Aquile e diversi sarcofagi di età romana riutilizzati nel medioevo per seppellire nelle chiese della città gli esponenti dell’aristocrazia. E poi, iscrizioni da Segesta, da Halesa, da Termini Imerese e Taormina. Reperti provenienti da scavi rappresentati nei loro contesti archeologici che accennano alla storia delle più occidentali città greche della Sicilia.
Di grande interesse i materiali votivi provenienti dal Santuario di Demetra Malophorose e della stele dedicato a Zeus Meilichios
LA PIETRA DI PALERMO: STELE IN BASALTO PROVENIENTE DALL’EGITTO
Lungo la corsia occidentale si apre una saletta in cui si racconta la storia della scrittura attraverso i reperti del museo, tra cui la famosa Pietra di Palermo, un’iscrizione egizia straordinaria donata al Museo nel 1877 dall’avvocato Ferdinando Gaudiano, con la cronaca di circa 700 anni di vita egiziana in varie lingue antiche e gli annali delle prime cinque dinastie (3100-2300 a.C.).
Nella stessa sala tre degli otto decreti entellini (più un falso), celebri iscrizioni greche su tavolette di bronzo sottratti al traffico internazionale di reperti archeologici degli anni settanta… leggi tutta la storia della → Pietra di Palermo
Primo piano
Le sale sono destinate all’esposizione di collezioni di opere risalenti all’Ottocento, riordinate secondo la loro originaria composizione. Molte le opere provenienti dalle donazioni borboniche ricomposte nei loro originari raggruppamenti (Casa di Sallustio di Pompei e villa di Torre del Greco), nonché il famoso ariete bronzeo destinato al Museo di Palermo da Vittorio Emanuele II. Una sezione è interamente dedicata alle oreficerie e alle ricche collezioni numismatiche del Medagliere (non tutte le sale sono momentaneamente visitabili).
Secondo piano
Le sale sono destinate all’esposizione di una ricca serie di materiali provenienti da scavi archeologici effettuati in diversi insediamenti e città della Sicilia centro-occidentale, qui è possibile delineare in maniera completa e singolare l’intera storia dell’Isola, dai più antichi periodi preistorici e protostorici, alla colonizzazione fenicia, dal periodo romano e bizantino fino all’età medievale. (Il secondo è in via di allestimento e non ancora visitabile)
Informazioni utili
Il Museo si trova in Piazza Olivella, Palermo
Tel. 091 7489995
ORARIO
dal martedì al sabato 9.00 – 18.00
domenica e festivi 9.00-13.30
COME ARRIVARE
Bus: Dalla Stazione Centrale di Palermo, Capolinea linea 101, fermata Roma – Poste. Da Stazione Palermo Notarbartolo, linea 102, 103, fermata Cavour.
Auto: da Aeroporto Palermo Falcone Borsellino (PMO), percorrere la A29/E90 in direzione di Via Rosario Nicoletti/SS113 a Palermo. Prendere l’uscita verso Tommaso Natale da A29/E90, continuare su Via Rosario Nicoletti/SS113. Prendere Viale dell’Olimpo, Viale Venere, Viale Margherita di Savoia, Viale Ercole e SS113 in direzione di Piazza Olivella.
Sito Web → Museo Salinas Palermo
Maria Angela Pileri, Architetto
Fonti: | F. Spatafora, Il Museo Archeologico “Antonio Salinas” di Palermo, Palermo 2016 |
Flavia Frisone, Luce sul nuovo Museo Salinas di Palermo, in www.archeostorie.it/luce-sul-museo-salinas/, 2016 | |
F. Spatafora et alii, Viaggio a Palermo nel nuovo Museo Salinas, in Archeologia Viva n.183, maggio-giugno 2017. |