La spada di Matteo Bonello

Quella della spada di Matteo Bonello è una leggenda antica, legata alla presenza di un'elsa inchiodata al portone del Palazzo Arcivescovile di Palermo. Sarà vero?

Autore:

Categoria:

Aiutaci a far crescere la pagina con un semplice clic sul pulsante...Grazie

22,258FansLike
1,062FollowersSegui
633FollowersSegui

Sul grande portone del Palazzo Arcivescovile di Palermo, è inchiodata l’elsa di una spada. Secondo la tradizione tale spada sarebbe servita a Matteo Bonello per uccidere Maione da Bari, primo ministro di Guglielmo I, nella notte di S. Martino del 1160.
La storia narra che, proprio in questa via, un tempo conosciuta come “salita dell’Angelo Custode”, Matteo Bonello e un gruppo dei suoi uomini, tesero un agguato a Maione che si era recato in visita dall’Arcivescovo, che era gravemente malato. L’imboscata, studiata nei minimi dettagli, si concluse con la morte del Primo Ministro, odiato dal popolo, e con lo scempio del suo corpo.

Analizzando la spada con un po’ di attenzione, tuttavia, si nota che la particolare forma dell’elsa (“a vela”) è databile a non prima del XVI secolo, quindi molto dopo l’attentato del Bonello.

Da dove viene allora quest’elsa?
Probabilmente la storia risale al 1400, quando il re Martino I concesse ai baroni lo ius gladii et necis, ovvero il diritto di spada e di morte nei confronti dei loro vassalli. Tale diritto, concesso dietro il pagamento di una tassa, permetteva quindi ai proprietari terrieri di processare e giustiziare a loro discrezione. Questa facoltà veniva simboleggiata da alte forche che si trovavano perennemente erette all’ingresso delle proprietà dei baroni, denotando l’autorità dei feudatari.
Tuttavia, all’interno delle mura cittadine, non era possibile erigere forche, quindi l’autorità era probabilmente mostrata inchiodando un’elsa al proprio portone, in questo caso il proprietario doveva quindi essere il vescovo.

Tale usanza doveva essere molto frequente, dato che nessuno tra i grandi narratori di Palermo (come il Villabianca e il Di Giovanni) menziona la particolarità di un’elsa inchiodata ad un portone. Perduta l’usanza è probabile che le spade e le forche di tutta la Sicilia siano andate perdute, mentre questa, tornata alla ribalta nel XIX secolo quando la strada venne intitolata a Matteo Bonello, rimase lì a testimonianza di una tradizione mai esistita.

Samuele Schirò

Ti è piaciuto? Condividilo con gli amici!

Rimani aggiornato su Telegram

Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

4 COMMENTI

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ti potrebbe interessare anche...

Museo Archeologico Antonio Salinas

Il museo Archeologico A. Salinas conserva alcuni dei tesori antichi più preziosi di Palermo, dall'epoca punico a quella dell'Antica Grecia. La struttura moderna del...

Ghito Vernazza, l’argentino che fece innamorare Palermo

Quando nel 2000 ai tifosi del Palermo fu chiesto di eleggere il miglior giocatore del secolo, la risposta fu chiara. Vinse con un ampio...

Una passeggiata a Marsala

A circa un'ora e mezza di autostrada da Palermo, si trova Marsala, una cittadina siciliana ricca di storia, di tradizioni e di cultura. Famosa...

Don Pino Puglisi, come lo ricordo io

Ho conosciuto Padre Pino Puglisi il 3 gennaio del 1977. Avevo 17 anni. Di episodi simili a questo ne esisteranno a centinaia, ma l’averlo...

La chiesa valdese di Palermo

Dietro il teatro Politeama, nella via dello Spezio, nascosto in parte dalla vegetazione, si erge il tempio della Chiesa Valdese di Palermo. Chi attraversa...

Carusi, addevi e picciriddi: i bambini in Sicilia

Sono molti i modi in cui chiamiamo i bambini in Sicilia. Dipende dalle diverse province dell’isola dove il termine bambino cambia, pur mantenendo lo...