A circa un’ora e mezza di autostrada da Palermo, si trova Marsala, una cittadina siciliana ricca di storia, di tradizioni e di cultura. Famosa per lo sbarco dei Mille, per il famoso vino omonimo e per le saline con i loro mulini che una volta catturavano i venti del mare.
Un po’ di storia
Una città che intreccia mille fili, ognuno dei quali racconta una storia. È questa la giusta descrizione di una terra che ha ospitato popoli diversi, un sito archeologico a cielo aperto testimonianza di antichi domini.
Sorta sulle rovine delle antiche città puniche di Lilybeum (ovvero la città che guarda la Libia) era ai tempi dei romani fortezza fenicia inespugnabile, al punto che essi riuscirono a conquistarla solamente dopo 10 anni di tentativi vani. Dopo il crollo dell’impero romano la città subì diverse invasioni barbariche che la misero in ginocchio. Una ripresa si ebbe nel IX secolo, quando passò sotto il dominio degli arabi, che la ribattezzano Marsa-Alì porto di Ali, o per alcuni Marsa Allah porto di dio, da cui il nome odierno. Ma a rendere noto questo luogo furono anche altri eventi.
La fortuna del vino Marsala
La città conobbe la sua fortuna relativamente recente grazie a una concatenazione di eventi fortuiti. Chi non ha mai sentito parlare del vino Marsala, omonimo della città che gli ha dato i natali quasi per caso? Tutto ebbe origine da un inglese, John Woodhouse, il quale, innamoratosi di un vino locale dell’epoca, il perpetuum, decise di portarlo nella sua Inghilterra. Temendo però che il viaggio per mare ne compromettesse la qualità, decise di addizionarlo con un distillato alcolico. Con sua sorpresa, arrivato a Liverpool si accorse che le onde del mare e il preparato alcolico avevano trasformato il perpetuum in un vino nuovo, che incontrava il favore dei palati più esigenti; quel vino prese il nome di “Marsala”. Il successo in Inghilterra fu tale che Woodhouse decise di tornare in Sicilia per iniziare una produzione propria di Marsala.
I Florio e le omonime cantine
A seguito del successo riscontrato da questa scoperta, furono tanti gli imprenditori che decisero di inserirsi in questo settore. Ricordiamo gli inglesi Ingham e i Whitaker che aprirono stabilimenti nei pressi del lungomare marsalese (le guerre napoleoniche costrinsero gli inglesi a trasferire nel Mediterraneo meridionale e in Sicilia la flotta e le truppe in difesa di Ferdinando IV di Borbone). Una famiglia di imprenditori italiani riuscì a emergere a fianco degli inglesi: i Florio, famiglia di speziali calabresi che impiantatasi in Sicilia diede inizio alla sua scalata investendo in molteplici settori: dalle tonnare che ancora oggi conservano il loro nome, alla targa automobilistica più famosa, fino a giungere appunto all’inserimento nel mercato del vino con la costruzione delle cantine Florio, ancora oggi visitabili, situate accanto a quelle inglesi. La loro fortuna è dovuta anche al loro ingegno e ambizione: a loro si deve il primo impianto di imbottigliamento meccanico e si racconta inoltre che ai tempi del proibizionismo gli unici imprenditori che riuscivano ad aggirare la censura proibizionista americana erano proprio loro. E questo grazie al logo del commercio di spezie, raffigurante un animale malato che beve per riprendersi, che permise loro di spacciare il vino per un medicinale da prendere secondo prescrizione due volte al giorno e dopo i pasti.
Le cantine furono gravemente danneggiate durante la Seconda Guerra Mondiale: una bomba le colpì causando la dispersione di litri e litri di vino che, causa pendenza e vicinanza alla costa, si riversarono in mare che si tinse di rosso.
Lo sbarco dei Mille
La città deve la sua fama anche allo sbarco dei Mille di Giuseppe Garibaldi; questi, non potendo approdare a Palermo, dov’era forte la presenza dei Borbone, optò per Marsala, porto sicuro in cui ad accoglierlo vi erano i Florio e gli inglesi. Il generale, accolto come uno tra i più grandi uomini dell’epoca, fece tappa alle cantine Florio dove, per esprimere la sua gratitudine lasciò armi sue e dei del suo esercito, ancora oggi esposte alle cantine.
La via del sale
Altro simbolo di Marsala sono le Saline, polo di attrazione per moltissimi turisti affascinati da questa tela ricca di colori naturali. Le saline sono grandi bacini in cui l’acqua marina evapora per effetto del sole cocente, lasciando sul terreno il sale grosso che viene poi lavorato nelle varie vasche dove la concentrazione salina diventa massima. Merito delle acque basse, del clima molto caldo e del vento che favorisce l’evaporazione si ricava un prodotto talmente unico da essere esportato in tutto il bacino del Mediterraneo. La loro storia antichissima si fa risalire probabilmente al popolo dei Fenici, i primi a realizzare le vasche per ricavare il sale, ma le saline così come le vediamo oggi risalgono al 1500.
Il mulino
Strettamente connessa alla storia delle saline vi è quella del mulino d’Infersa, inserito nell’antica casa della salina omonima. La struttura, una delle attrazioni visitabili alle Saline della Laguna, è tra le più grandi di tutta l’area delle Saline tra Trapani e Marsala. Il suo ruolo principale è da sempre, quello di sfruttare la forza del vento per attivare le macine destinate alla lavorazione del sale. Gli ingranaggi in legno sono utilizzati per movimentare le acque da una vasca all’altra e per la macinazione. La macchina eolica, ruotando alla velocità di non più di 15/20 giri al minuto, sviluppa una potenza di oltre 100 cavalli.
Il mulino (del tipo a stella, anche detto olandese) ha ripreso a funzionare lo scorso anno, dopo un intenso lavoro di restauro.
Cinzia Testa