Correva l’anno 1873, quando la presenza di Gaudenzio Plaja (o Playa), bandito molto conosciuto nelle campagne siciliane, faceva tremare le gambe ai viaggiatori ed i cuori alle dame dell’epoca. Gaudenzio era a capo di una temibile banda, detta dei giulianesi, perché provenienti proprio dal paese di Giuliana, in provincia di Palermo. Insieme ai suoi compagni egli era in grado di intimorire qualunque scorta, grazie al suo valore combattivo e alla sua fama di “uomo di ferro”. Il suo nome è anche legato al destino di molte famiglie povere aiutate dal fuorilegge che, a dire di tutti, aveva anche un gran cuore.
Un giorno, dopo aver assaltato una valigia postale facendo un gran bottino e mettendo in fuga i militi che la scortavano, Gaudenzio tornò alla sua dimora nei boschi, dove conviveva con la sua amante Pasqua Lo Bue. Al suo arrivo egli trovò, insieme a Pasqua, un’altra donna, Peppa Calivà di Piana degli Albanesi, con cui Gaudenzio era imparentato. Questa chiedeva protezione, dato che il suo uomo era stato preso dalla polizia, che adesso cercava anche lei. Ovviamente il suo aiuto non si fece attendere, ma giorno dopo giorno la presenza della bella Peppa fece perdere la testa a Gaudenzio, che riuscì a conquistarla con le sue famose serenate e ne fece la sua donna.
Intanto la fama di Gaudenzio Plaja cresceva, fra serenate, rapine ed imprese di ogni genere, che nel passaparola del popolo diventavano sempre più grandi ed eroiche, tanto da attirare su di sé tutti i casi sospetti, anche quelli di cui non era responsabile. A tal proposito esiste un detto, ancora utilizzato nella zona di Giuliana, che dice: “Cu arrobba? Plaja”, che sta appunto ad indicare una persona accusata sempre di tutto o presa di mira ingiustamente.
Un giorno, mentre si recava a trovare la sua Peppa, una pattuglia di carabinieri lo vide e circondò la casa, intimandogli di arrendersi. Ben presto iniziò una sparatoria in cui Gaudenzio, capendo di essere perduto, tentò di uccidersi puntandosi l’arma alla tempia. Fu proprio Peppa Calivà a fermarlo, rimproverandolo di vigliaccheria ed esortandolo a lottare fino alla fine. Gaudenzio ascoltò la donna, che intanto aveva imbracciato un vecchio fucile, e riuscì a resistere per molte ore, fino a quando approfittando del buio della notte, i due riuscirono a scappare.
La resa arrivò solo qualche anno più tardi, nel 1878, quando l’intera banda venne sorpresa ed arrestata da una pattuglia ben appostata nelle campagne di Bisacquino. Si dice che siano stati alcuni elementi della mafia di quel paese a fornire informazioni utili alla cattura del bandito, che da alcuni era visto come un temibile avversario.
Gaudenzio Plaja fu processato e condannato all’ergastolo, ma morì in carcere solo due anni dopo, all’età di 34 anni.
Salve il vostro articolo é interessantissimo, però vorrei conoscere le fonti dalle quali è stata tratta la storia .Grazie
La storia è stata scritta seguendo delle testimonianze tramandate da alcuni giulianesi, ma anche alcuni testi antichi ne fanno cenno. Ovviamente la nostra è una ricostruzione (speriamo accurata), ma è impossibile verificarne l’attendibilità in assenza di documenti storici a riguardo.
Che storia fantastica! Da realizzarci un film (ammesso che già non ci sia).
Questo Plaja fa simpatia, un po’come tutti gli eroi popolari e leggendari, ma temo che si dimentichi che prima di tutto è stato un delinquente. Magari gentiluomo, ma delinquente sempre. Anche di Salvatore Giuliano si parla con una punta di ammirazione e si dimenticano tante malefatte (le chiamiamo così per eufemismo) da lui compiute.
Sarebbe bello approfondire queste figure a tutto tondo.
Grazie di tutte queste belle cose che diffondete.
non penso esista un film. comunque in un epoca in cui i ricchi sfruttavano i poveri trattandoli come schiavi non penso che un brigante facesse la differenza. Praticamente i nobili erano dei briganti legalizzati, un po’ come i ricchi politici e gli industriali di oggi. A Giuliana siamo fieri di questo personaggio, è un vero eroe popolare.