U Sceccu: perché in Sicilia l’asino si chiama così?

Storia, tradizione, curiosità su uno dei più antichi animali domestici

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Come ben sappiamo l’asino in Sicilia viene chiamato “Sceccu”, ma sapete perché?
Intanto è appurato che il termine non ha somiglianza fonetica con le lingue da cui il siciliano ha attinto abbondantemente, come lo spagnolo, l’arabo, il francese o altre lingue antiche. L’asino in turco e in armeno ha una somiglianza con il siciliano, ma francamente non sarebbe facile risalire ai contatti linguistici tra i due popoli.

L’asino in Sicilia

sceccu

Da millenni, l’asino è stato un prezioso alleato dell’uomo, come aiuto nei duri lavori dei campi, per trasportare merci pesanti, come mezzo di locomozione ed infine nell’alimentazione. Prezioso il latte d’asina, che per essere tra i più simili a quello materno viene ancora adoperato per i neonati, nei casi di intolleranza alle proteine. Ed anche se pochi lo ricordano, la mortadella siciliana di una volta era fatta proprio con la carne dell’asino (ancora oggi viene prodotta nel ragusano).

Fino ai primi anni del dopoguerra, i contadini che possedevano un asino o un mulo erano considerati dei privilegiati, ed infatti “se la passavano meglio” per via del grande aiuto che potevano avere in campagna.
A questo proposito, per chi non lo ricordasse, chiariamo la distinzione tra asino, mulo e cavallo. Fanno parte della stessa famiglia ma sono animali diversi. L’asino ed il cavallo sono specie animali vere e proprie, differenti tra loro anche per le caratteristiche fisiche: l’asino ha solitamente il manto grigio con ventre, muso e contorno occhi bianco, ma soprattutto è famoso per le lunghe orecchie. Il mulo invece è un ibrido, sterile, frutto dell’incrocio tra asino e cavalla (dall’incrocio tra cavallo e asina nasce il bardotto).

Esistono tantissime varietà di asini nel mondo ed alcuni anche in Sicilia. Tra le diverse razze siciliane, le più famose sono l’asino ragusano e quello di Pantelleria.

La cultura popolare ha sempre considerato l’asino un animale stupido e cocciuto. Gli asini di Pinocchio, ne sono un emblema in Italia, infatti dappertutto si è soliti etichettare come asini (o somari) chi non rende a scuola. Che sembri cocciuto è vero, ma certamente l’asino è un animale molto docile tanto da apparire stupido ed essere preso come modello in tanti detti e proverbi popolari siciliani: “A lavarici a testa o sceccu ci perdi l’acqua e macari u sapuni” , “Runni cari u sceccu si susi” “È inutili chi ci frischi o sceccu si non voli biviri“.

La leggenda araba sullo “sceccu”

Secondo una leggenda, per spiegare l’origine di questo nome, dobbiamo risalire al tempo in cui gli Arabi conquistarono la Sicilia.
I rapporti tra i due popoli inizialmente non erano tra i migliori. Il re arabo Miramolino voleva a tutti i costi e in tutti i modi affermare il suo potere di sovrano e stabilì delle regole che vietavano ai Siciliani di  portare con sé armi e di andare a cavallo: un vero e proprio abuso di potere.
Né noi, né loro!” pensarono i Siciliani.

Per vendicare il torto subito, allora, decisero di avvelenare l’acqua di tutti gli abbeveratoi, per fare morire tutti i cavalli presenti sull’isola.
Gli Arabi a questo punto decisero di far arrivare in Sicilia dei cavalli provenienti dall’Africa, ma questi morirono in nave a causa di una tempesta. Si salvarono solo degli asini che gli Arabi furono costretti ad utilizzare per il loro trasporto. Gli sceicchi sui somarelli…

I Siciliani, cominciarono a deridere il re, decisamente ridicolo a cavallo del suo asino, tanto che vista la situazione, e sollecitato dalla figlia, la principessa Navara che era in relazione con un nobile siciliano, fu costretto a rivedersi ridando la libertà tolta al popolo siciliano.
Da quel momento in poi, gli asini, per trasposizione, furono chiamati “scecchi”, facendo derivare questo nome dal termine “sceicchi”, parola con la quale venivano indicati i capi Arabi.

Foto da Pixabay.com

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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