La città di Palermo, nelle sue infinite sfaccettature, ha sempre la capacità di stupirci per le ragioni più disparate. Tra queste l’eventualità, non troppo rara a dire il vero, di imbattersi in edifici e palazzi antichi che sono stati in qualche modo risparmiati dall’urbanizzazione aggressiva, che nella seconda metà del ‘900 ha radicalmente modificato i connotati della nostra Conca d’Oro.
Tra i numerosi esempi che riguardano ciò, mi ha sempre colpito un curioso edificio ormai quasi sepolto tra gli alti condomini di Corso Pisani, si tratta del Castelletto del Principe d’Aci.
Come suggerisce il nome stesso, l’antica casena è stata costruita (o meglio ricostruita) a forma di castello, con tanto di torrette e cime merlate, il che la rende ancor più fuori contesto oggi che la via è caratterizzata da una lunga schiera di palazzoni moderni.
Ma qual è la storia di questo particolare edificio?
Il Castelletto del Principe d’Aci
La storia del castelletto inizia alla fine del XVIII secolo, quando era uso tra i nobili farsi costruire delle ricche tenute di campagna, utilizzate soprattutto in estate, per sfuggire al caldo afoso della città. Tuttavia don Giuseppe Reggio, Principe d’Aci, aveva anche altri interessi.
Intorno al 1797 acquistò un vasto appezzamento di terra, in realtà costituito da più terreni incolti appartenenti a diversi proprietari, nella zona della Fossa della Garofala, ovvero l’antico alveo del fiume Kemonia.
Ottenuto il possesso dei terreni, il principe vi impiantò un vastissimo podere, ricco di frutteti e colture sperimentali, nel quale si tentava di produrre frutti e ortaggi esotici, ma anche affinare le più moderne tecniche di giardinaggio e orticoltura utilizzate con successo nei parchi francesi ed inglesi.
Nel podere era inoltre presente una rilevante area boschiva con annessa riserva di caccia, popolata da cinghiali, fagiani, conigli e persino gazzelle.
A margine della proprietà fu costruita una elegante villa, che oltre ad ospitare il principe, fungeva da sostegno per le attività agricole e venatorie.
Questo sogno bucolico venne tragicamente interrotto nel 1820, quando durante i moti del 15 giugno il principe d’Aci fu ucciso e la sua proprietà devastata e saccheggiata.
Dopo la sua morte il podere e la casena vennero nuovamente frazionati tra gli eredi. L’edificio, ancora gravemente danneggiato, fu restaurato dall’architetto Gerolamo Lupo, che gli conferì l’attuale aspetto neogotico, mentre i terreni passarono da un proprietario all’altro fino al secondo dopoguerra, quando divennero parte dell’Università di Palermo.
Una porzione di essi venne utilizzata per la costruzione di alloggi ed edifici accademici, un’altra area invece è ancora sfruttata dalla facoltà di agraria a scopo agricolo sperimentale, rispettando in parte il desiderio del suo vecchio proprietario.
Oggi il castelletto del Principe d’Aci versa purtroppo in pessime condizioni. I molteplici proprietari hanno da tempo abbandonato l’edificio, che negli anni è diventato sempre più decadente, anche a causa di alcuni episodi di furto e vandalismo che lo hanno interessato negli ultimi decenni.
Le regali porte d’ingresso, oggi murate con blocchi di tufo, contribuiscono a dare alla struttura l’aspetto mesto delle vecchie glorie che ormai nessuno ricorda più, e come se non bastasse qualcuno ha pensato bene di piazzarci davanti una fila di cassonetti straripanti di rifiuti. Decisamente una brutta fine per il sogno del povero principe d’Aci.
Fonti: R. La Duca – Il Palazzo dei Valdina e la villa del Principe d’Aci – Giornale di Sicilia 11 Dicembre 1998
Wikipedia.org – Il Castelletto del principe d’Aci
Foto: Google Maps
Un peccato… chissà quali storie avrebbe questo edificio da raccontare…
Ma alla fine , verra` restaurato o lasciato cosi` alla deriva ?
Temo che verrà lasciato abbandonato. Il rudere è davvero malconcio e un restauro risulterebbe piuttosto costoso. Ma questa è una opinione personale