Donna Franca Florio è la degna rappresentante di una Palermo che non esiste più.
È bello, oggi poter ricordare una donna che ha fatto la storia di Palermo.
Una donna amata e stimata da tutti. Bella, saggia, intelligente, una di quelle che, pur non somigliando alle nostre top model, si lasciava guardare e mai passò inosservata.
Polo di attrazione di tutti i salotti palermitani, attirava a sé tutti gli sguardi degli uomini, bramanti di lei, ma che solo della sua casta presenza potevano godere, almeno a quanto si dice.
Franca Florio: “donna bellissima e moglie fedele”
“Donna bellissima e moglie fedele” un binomio un po’ controverso che ha impegnato gli storici più curiosi del secolo scorso per stabilire quale delle due verità fosse più vera!
Il Kaiser Guglielmo II la chiamò “La stella d’Italia” e il celebre Gabriele D’Annunzio “l’Unica”.
Donna Franca Florio fu la moglie di Ignazio Florio junior, l’uomo più ricco e importante di Sicilia dell’epoca che non ebbe mai a lamentarsi della sua inconfutabile fortuna, compresa quella di aver sposato la giovanissima e bella Franca.
Alta circa 1,73, occhi verdi, carnagione ambrata e un vitino da far girar la testa, donna Franca diventò in poco tempo la donna più ammirata e amata di Palermo e non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo modo di essere, per la sua bontà, intelligenza e saggezza, qualità che non necessariamente risiedono tutte quante in una sola persona, ma che in lei erano presenti tutte.
La bella Franca ricoprì un ruolo fondamentale nella gestione dell’economia della famiglia che contava banche, industrie, cantieri navali, fonderie, tonnare, saline, cantine vinicole (il famoso Marsala) e, soprattutto, una delle più grandi flotte europee, la Società di Navigazione Italiana.
“I panni sporchi si lavano in famiglia!”
Il sogno della famiglia Florio era quello di dare a Palermo e alla Sicilia un volto europeo, ed è per questo che i due coniugi strinsero amicizie e rapporti di una certa rilevanza in cui Franca giocò un ruolo importantissimo.
Eccola, quindi, protagonista di serate galanti, mentre sfoggia abiti sontuosi e preziosissimi gioielli che il marito Ignazio amava regalarle, forse per farsi perdonare le frequenti avventure amorose a cui era avvezzo.
“I panni sporchi si lavano in famiglia” usava dire la donna e pare che mai abbia fatto scenate di gelosia o dato adito a chiacchiere. A riprendere Ignazio ci pensava la madre, Giovanna Florio nata d’Ondes, Franca invece, delle debolezze del marito riusciva a farne addirittura una forza.
Donna di classe, di gusti raffinati e forse un po’ bizzarri, Franca nella sua casa di Palermo teneva in libertà due scimmiette, due cercopitechi chiamati Fitty e Fufi molto dispettosi, che i camerieri in assenza della padrona legavano a una catenella.
Le due diaboliche scimmiette un giorno provocarono un incendio in cui bruciò “la famosa e preziosissima tenda in pizzo e merletto del Cinquecento, vanto di casa Florio”. Le chiacchiere del tempo dicono che gli animali, “cercando d’imparare a fumare, come avevano visto fare”, cominciarono a sfregare i fiammiferi da cucina contro il muro fino ad accenderli e in fine il danno…
Il mito di Franca Florio
Il mito avvolse donna Franca che era capace di giocarsi a carte in una sola sera un patrimonio e di inquietare i sonni dei più raffinati spiriti artistici dell’epoca: Puccini, Leoncavallo, Caruso, Montesquieu, una schiera di illustri pittori, tra cui Boldini e De Maria Bergler, esponenti della più alta aristocrazia italiana come il duca Cesarini Sforza ed altri personaggi tra i più importanti del panorama internazionale. Tutti soggiogati dal suo fascino.
Tanto invaghito di lei fu Gabriele D’Annunzio: Donna Franca amava le sue opere e i suoi consigli, ma lo preferì sicuramente come amico per la vita piuttosto che come amante temporaneo.
Anche l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe si era innamorato di lei e un giorno, durante una visita a Vienna, le fece un regalo molto particolare: non un gioiello o un oggetto da collezione, regali tipici per una donna di classe, ma una tromba d’automobile. Regalo insolito, penserete, ma quando l’automobile di donna Franca passava per le strade di Vienna, al suono della tromba tutti si fermavano come atto di rispetto e di riverenza pensando fosse l’imperatore, e invece passava donna Franca che godeva così dei saluti e del rispetto dei soldati e di tutti i passanti.
Si narra anche che una sera, alla Scala di Milano, Arturo Toscanini volse per un attimo le spalle all’orchestra mentre era in corso un applauso, per dirigere il suo inchino verso un palco tra tanti: vi era entrata Franca Florio.
La sera del 19 maggio 1896 all’inaugurazione del Teatro Massimo, si rappresentava il “Falstaff” di Verdi, ma gli occhi di tutti erano attratti dalla sfolgorante bellezza di Franca. Il vero spettacolo quella sera fu lei, avvolta da una stola di zibellino a coprirle le ampie spalle che nude spiccavano dal favoloso vestito di seta chiara che amplificava i raggi di luce sfavillante emessi dai diamanti che adornavano la sua parure.
Vestiti e gioielli di classe
I gioielli di Franca Florio nascevano per lei, dai migliori orafi del mondo, da Cartier a Lalique, che inviavano conti da far accapponare la pelle. Un esempio per tutti: la famosa “collana di perle della Florio“. Era un gioiello maestoso, lunghissimo, che contava trecentosessantacinque perle di invidiabile calibro, pesante e maestosa tanto da mettere in imbarazzo la Regina d’Italia che possedeva una collana di perle, ma non all’altezza.
Nonostante il suo amore per i gioielli, Franca decise di non indossare più orecchini dopo che D’Annunzio le fece notare come qualsiasi gioiello pendente dalle sue orecchie avrebbe alterato i lineamenti del suo viso dove, da sempre, si concentrava gran parte della sua bellezza.
Franca vestiva esclusivamente dal sarto parigino Worth: amava scegliere le stoffe, abbinare i colori, modificare i modelli, e personalizzare i capi da indossare.
Bellezza, ricchezza, adulazione, tutto quello che una donna desidererebbe avere e pure Franca Florio non era del tutto soddisfatta, la sua carnagione ambrata, quella che oggi le donne si procurano artificialmente, con creme e lampade solari, era un grosso problema per lei che desiderava una pelle bianca. Fu così che un giorno, in uno dei suoi viaggi a Parigi, si fece porcellanare il viso con una tecnica speciale e dolorosa, un trattamento con smalto liquido. Immaginate la reazione di Ignazio, nel vederla tornare a casa: si racconta che le abbia fatto immergere il viso in acqua calda, comportandosi da geloso marito purosangue siciliano.
Una reazione simile Ignazio la ebbe anche quando la moglie si fece ritrarre dal pittore Boldini, che dipinse Franca in tutta la sua bellezza e fascino con una spallina un po’ caduta e con le caviglie scoperte, quadro che si trova oggi a Palermo a Villa Igea e che Ignazio Florio fece immediatamente riprendere con l’allungamento del vestito e l’alzata della spallina, perché in un atteggiamento a dir suo troppo provocante e non consono ad una nobildonna.
I dolori che lacerarono il suo cuore
La gelosia e i tradimenti del marito, comunque non erano il vero cruccio di Franca, ben altri dolori lacerarono il suo cuore e segnarono la sua vita: la morte dei suoi figli.
La prima figlia dei coniugi Florio, Giovanna, a soli 9 anni morì di meningite. Ignazio, affettuosamente chiamato baby boy, l’unico erede maschio, morì l’anno dopo e Giacobbina, nata nove mesi dopo visse solo un’ora. Non c’è che dire, un vero strazio.
Uniche figlie rimaste furono Igea e Giulia che non erano considerate eredi di tutto rispetto in quanto femmine, e quando si parlava di economia a quei tempi, questo era importante.
Fu così che a poco a poco, tra la fine degli anni venti e la metà degli anni trenta, a casa Florio ci fu il crollo economico, causato forse dallo sfrenato lusso e dall’incapacità di rinnovare le strategie.
Le situazioni avverse ed il dolore avevano cambiato il volto della “Bella Franca” che nonostante tutto terminò con dignità la sua vita, fra stenti e dolori, leniti dalle gioie che le dettero le adorate figlie ed i nipoti.
Franca Florio morì nel 1950, a 77 anni, nella Villa Salviati della figlia Igea ed è sepolta nella cappella di famiglia, nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo.
Si spegneva con lei quella figura bella ed altera che rappresentò Palermo in quell’epoca, si diceva infatti di una bella donna: E CCU E’? FRANCA FLORIO?
Ricostruzione del personaggio molto bella che segue la traccia del maestro Requirez e, pertanto, poco concede all’enfasi e alla soap opera dove, spesso, il mito sconfina restando aderente alls Storia.
Sconoscevo questo evento reso ancora più interessante dall’Autrice che ritengo Persona delicata e dunque molto apprezzabile.
Qualcuno mi sa dire quale fosse il piatto o i piatti preferiti di Franca Florio?
Grazie per questo interessante articolo!
Qualcuno sa dirmi come fare per vedere il ritratto di Donna Florio?
Grazie per lo scritto, molto bello
leggo solo oggi questo articolo, e mi permetto una precisazione. Il quadro di Boldini esposto a Villa Igea non è l’originale, ed è firmato Boldini 1924. In tale anno, donna Franca aveva già 51 anni! Boldini la dipinse nel 1900, e tre anni dopo il quadro fu esposto a Venezia. Nel 1928 donna Franca, economicamente in rovina, lo vendette al Barone Rothschild per la folle somme di un milione di lire; il quadro fu poi rubato dai nazisti nel ’44, pare poi andato bruciato. Presumibilmente, nel ’24 donna Franca se ne fece fare una copia da Boldini (ormai vecchio, morirà nel ’31; prima di venderlo ai Rothschild.
Grazie per la precisazione puntuale.
….grazie signora, mi ha fatto tanto piacere leggere il suo articolo, alcuni particolari non li conoscevo…..colpa grave questa …per un palermitano come me.