Chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi

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La Chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi è una chiesa sita nel centro storico di Palermo.

Nel 1600 Don Camillo De Lellis, fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, volgarmente chiamati Crociferi, inviò a Palermo P. Neghili e Lucantonio Catalano che andarono ad assistere gli infermi e i moribondi nell’Ospedale “grande” della città.
Successivamente giunsero a Palermo anche Padre Giovanni Antonio Alvina con altri sette Padri provenienti da Napoli.
I Padri Camilliani, a seguito del “privilegio Toledo e Maqueda”, ottennero dal senato cittadino l’assegnazione di una area lungo il taglio della via detta di Maqueda (Strada Nuova), realizzato a partire dal 1599. Inoltre il senato palermitano concesse loro una ragguardevole somma di denaro, mettendoli sotto la protezione di tre cavalieri, i quali, riuscirono, ottenendo generose offerte da varie famiglie aristocratiche, a raccogliere altri fondi. Si potè procedere allora all’edificazione della “casa” dei Crociferi e poco dopo della chiesa che doveva essere dedicata a Santa Ninfa, Vergine e Martire palermitana nonché una delle quattro sante protettrici della città.
Nell’agosto del 1601, presenti il vicerè Bernardino de Cardenas Duca di Maqueda, l’arcivescovo Diego de Haedo e molti esponenti della più alta nobiltà palermitana, lo stesso Don Camillo De Lellis collocò la prima pietra per la costruzione del complesso religioso. I lavori, per sopraggiunte difficoltà economiche, si protrassero per diversi decenni, per questo motivo la chiesa fu completata e aperta al culto soltanto alla fine del 1660, ma ancora priva del prospetto e di molti decori nterni.

La facciata della chiesa di Santa Ninfa dei crociferi

Facciata santa ninfa dei crociferi

L’esterno presenta un elegante facciata di gusto tardo-rinascimentale con marcato sviluppo orizzontale nella parte centrale. Fu realizzata nella prima metà del settecento da Ferdinando Lombardo con la collaborazione del giovane G.Venanzio Marvuglia, che continuarono nella direzione dei lavori inizialmente affidati all’architetto “crocifero” Giacomo Amato e successivamente a Giuseppe Clemente Mariani.
E’ costituita da due ordini di cui il primo scandito da alte paraste di ordine dorico, che diviene ionico nella parte superiore del prospetto. Le membrature aggettanti che collegano i due ordini della facciata, l’alto basamento e le paraste laterali creano forti effetti chiaroscurali.
Al centro della parte superiore si apre una alta finestra rettangolare che trafora la facciata, sormontata da un elegante frontone triangolare dove campeggia lo stemma dei Crociferi
affiancato da festoni e ghirlande in stucco (1760-61), opera di Luigi Romano.
I tre portali di accesso alla chiesa sono sormontati da eleganti pannelli in stucco.Sopra i due portali laterali sono raffigurati, a sinistra, “San Camillo de Lellis che cura i malati” e a destra, “La posa della prima pietra del sacro edificio”, opere di Vittorio Perez. Il portale centrale è coronato dal bassorilievo che mostra “ Il martirio di Santa Ninfa” opera dello stuccatore palermitano Gaspare Firriolo.
Sul lato destro del prospetto della chiesa troviamo una cappella in cui è custodito un Hecce Homo in “mistura” di cartapesta, oggetto di particolare devozione popolare, donato da donna Elisabetta Barresi nel 1722. Attiguo alla chiesa, sul fianco sinistro, sorge, con il suo severo aspetto, la “Casa conventuale dei PP. Crociferi”.

L’interno della Chiesa

interno santa ninfa dei crociferi

L’interno della chiesa, presenta una pianta a croce latina ad unica ampia navata, nella quale si aprono profonde cappelle laterali intercomunicanti che custodiscono opere d’arte di grande rilievo. Entrando nella chiesa, troviamo addossati alla parete di controfacciata, due monumenti funebri: a destra il sepolcro monumentale di don Giuseppe Giurato, di Venanzio Marvuglia e a sinistra il monumento funerario di John Acton, già primo ministro e consigliere di stato al tempo di Ferdinando I di Borbone.
Nelle pareti laterali della navata sorgono tre cappelle per lato e altre due nei bracci laterali del transetto.

Lato destro

La prima cappella del lato destro, un tempo sotto il patronato della famiglia Bologna, è quella dedicata a San Giuseppe, opera dell’architetto crocifero Giuseppe Clemente Mariani. Al suo interno vi si possono ammirare pregevoli opere attribuite al fiammingo Guglielmo Borremans: sull’altare centrale il dipinto che raffigura “il transito di San Giuseppe”, nelle pareti laterali entro cornici ovali, troviamo a sinistra “la Sacra Famiglia” e a destra “San Giuseppe falegname”.
Segue la Cappella dedicata a San Venanzio: sopra l’altare a marmi policromi, inserita dentro un’interessante composizione scultorea in stucco con due angeli, probabile opera di Giacomo Serpotta su disegno di Giacomo Amato, si trova un dipinto realizzato da un anonimo artista siciliano nel 1724, raffigurante il martirio di San Venanzio, eseguito su commissione di donna Margherita Castelli-Colonna principessa di Castelferrato. Sulla volta l’affresco dell’Eterno Padre attribuito al pittore palermitano Antonio La Barbera.
La terza cappella della parete di destra é quella del “Sacro Cuore di Gesù”; presenta, sopra un’altare di foggia neoclassica, una statua ottocentesca di pregevole fattura del “Cuore di Gesù”; sulla volta il dipinto che rappresenta la Madonna Assunta (XVIII secolo).
Il cappellone e l’altare del transetto di destra, originariamente dedicati a Santa Ninfa oggi sono intitolati alla Madonna Addolorata. Sul sontuoso altare in granito con colonne binate si trova un manufatto ligneo che raffigura l’Addolorata, dell’artista trapanese Giuseppe Milanti. Alle pareti due statue di profeti; a destra “Geremia” di Gaspare La Farina e a sinistra “Simeone” opera di Andrea Sulfarello. In origine sopra l’altare si trovava una pala che raffigurava “Santa Ninfa” dipinto di Filippo Palladini, oggi non più esistente.
Nelle pareti laterali, prima di arrivare al transetto, sia a destra che a sinistra si trovano due balconcini tipicamente barocchi, retti da putti alati scolpiti in legno dorato.

Ii presbiterio

L’ampio presbiterio, riccamente ornato di stucchi dorati e di elementi decorativi, fu costruito tra il 1624 e il 1649. Lo sfondo è occupato quasi interamente dalla grande pala d’altare preziosamente incorniciata da un volo d’angeli in stucco, che raffigura le “Quattro Sante Patrone della città”, Ninfa, Agata, Rosalia e Oliva, con la Vergine, San Giuseppe e la S.S. Trinità, opera magistrale di Gioacchino Martorana del 1768, commissionata da donna Francesca Perollo marchesa di Lucca. Anche gli affreschi delle pareti del coro e della volta sono attribuiti al Martorana; a destra troviamo San Gregorio e San Girolamo, a sinistra San Agostino e S. Ambrogio. Sulla volta sempre di G. Martorana, entro una cornice mistilinea, il “Trionfo della Croce” tra i santi Andrea e Pietro.
Il magnifico altare maggiore, in marmi policromi, fu disegnato da G.Venanzio Marvuglia.
Particolarmente degna di nota la falsa cupola dipinta a “trompe l’oeil” che copre l’incrocio del braccio longitudinale del transetto, opera di Gaetano Riolo, XIX secolo (attualmente interessata da un intervento di restauro conservativo).

Lato sinistro

Nel cappellone del transetto di sinistra troviamo il monumentale altare dedicato a San Camillo de Lellis, originariamente intitolato a San Carlo Borromeo. L’elegante altare ligneo a finto marmo è del 1742. La pala al centro dell’altare che rappresenta “San Camillo che sta per salire al cielo” è probabile opera di Gaspare Serenario. In basso, entro una teca, sono poste alcune reliquie del santo e un busto in cera ricavato subito dopo la sua morte.
La cappella che segue, la terza entrando da sinistra, e la “Cappella del Crocifisso” già della famiglia Marassi. Statue in stucco, interpretati qui con mano felice da Giacomo Serpotta, raffigurano “la Triade Dolorosa” con la Madonna, la Maddalena e San Giovanni ai piedi del magnifico crocifisso ligneo dell’altare. Nel pavimento, la cripta della famiglia di G.B.Marassi e ai lati due monumenti funebri di membri della stessa famiglia.
Più avanti la cappella della “Madonna della salute”, un tempo intitolata ai santi Liberale ed Evanzia. Ai lati dell’altare, in marmi policromi, le statue in stucco di scuola serpottiana, che raffigurano “La Giustizia” a sinistra e “La Penitenza” a destra. I due affreschi posti sugli archi di comunicazione si riferiscono ai santi Liberale ed Evanzia.
Infine, la prima cappella da sinistra dedicata a S. Rosalia con affreschi (in stato di forte degrado) di Alessandro D’anna che raffigurano “S.Filippo Neri in gloria”, a destra e “S.Maddalena in penitenza” a sinistra. Al centro dell’altare possiamo ammirare la statua lignea di S.Rosalia proveniente dalla cinquecentesca chiesa della “Madonna delle Grazie dei Macellai” semidistrutta dai bombardamenti del 9 maggio del 1943.
Attualmente tutto il complesso religioso versa in condizioni , a dir poco, “critiche”. La decadenza della struttura, l’usura delle sue parti decorative, gli intonaci a rischio di crollo, rattristano e fanno veramente male al cuore. Il quadro complessivo, così come si offre oggi ai visitatori, è deprimente, l’interno è polveroso, scrostato qui e là e l’umidità sta danneggiando gli affreschi. Qualche restauro è stato fatto, qualche altro è in fase di esecuzione ma l’edificio ha bisogno di interventi più corposi e impegnativi.

La chiesa attualmente è aperta al pubblico tutti i giorni, e grazie all’impegno e al sacrificio di alcuni volontari mossi dall’amore per il nostro patrimonio artistico, si sta cercando di raccogliere fondi che serviranno per eseguire alcuni lavori che sono assolutamente urgenti. L’auspicio è che l’iniziativa porti verso opere concrete.

Nicola Stanzione

Immagini by wikimedia.org

gnuckx – Palermo-Sicily-Italy – Creative Commons by gnuckx CC BY 2.0
Effems – Opera propria CC BY-SA 4.0

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

3 COMMENTI

    • L’appellativo di “santa degli infermi” dato a santa Ninfa non è legato alla sua vita personale ma alla chiesa a lei dedicata dai “Camilliani” che la fondarono. L’Ordine nato per volontà di san Camillo de Lellis nel 1660, chiamati anche dei “Crociferi” per la croce rossa cucita sulla tonaca, in realtà si chiama ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi perché oltre ai tre voti ordinari ne aveano un quarto: occuparsi degli infermi anche a rischio della propria vita.

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