Il Cretto di Burri è un’imponente opera di Land Art in cemento costruita fra il 1984 e il 1989, realizzata proprio nel luogo in cui sorgeva il vecchio paese di Gibellina, distrutto dal Terremoto del Belice. La costruzione misura circa 88’000 metri quadrati costituiti da una vasta colata di cemento divisa in blocchi e fenditure, a ricordare le strade e gli edifici del paesino martoriato dal sisma.
Il terribile evento avvenuto il tra il 14 e il 15 gennaio 1968, consistette in una serie di scosse che raggiunsero la magnitudo 6.4 sulla scala Richter, uccidendo centinaia di persone e spazzando via molti paesi, tra cui Gibellina, Montevago, Salaparuta e Poggioreale. Si trattò di una tragedia con lunghi strascichi, visto che oltre alle vittime, ci furono migliaia di feriti e di sfollati, costretti ad abbandonare le loro case, tutt’ora rimaste lì con le loro profonde ed inquietanti crepe.
La tragedia fu aggravata dalla lentezza dei soccorsi, che tra l’impreparazione e i gravi danni alle vie di collegamento tra i paesi, impiegarono troppo tempo ad arrivare sui luoghi colpiti. Nei giorni successivi, quando le istituzioni e la stampa nazionale arrivarono sul posto, si trovarono di fronte ad uno scenario devastato, che denotava anche uno stato di arretratezza generale, quasi alieno rispetto alla situazione delle grandi città italiane, nelle quali (sopratutto al nord) lo stile di vita era molto cambiato in seguito al boom economico.
La ricostruzione e il Cretto di Burri
Le opere di ricostruzione nella Valle del Belice iniziarono subito con tanti buoni propositi (non sempre rispettati). Tra i paesi che si impegnarono maggiormente nella ricostruzione, vi fu Gibellina, che volle fare del suo nuovo centro urbano un museo a cielo aperto. Abbandonato il vecchio borgo, ormai del tutto in rovina, si decise di costruire una nuova città a circa 20 chilometri di distanza, ricca di opere architettoniche realizzate da grandi maestri dell’epoca.
Tra i vari personaggi del panorama artistico italiano, fu chiamato anche Alberto Burri, uno dei più grandi nomi in questo campo. Quando arrivò in Sicilia fu portato nella nuova Gibellina, già quasi completa e ricca di opere. Chiese così di essere accompagnato nel vecchio paese in rovina e qui di fronte ai ruderi, in preda all’emozione, ebbe la sua grande ispirazione. Decise di compattare le macerie in ampi blocchi, da ingabbiare con armature metalliche e ricoprire con una colata di cemento solcata da ampie fenditure percorribili. Di fatto creando lo spettro di quello che era il vecchio paese.
Il risultato, denominato il Grande Cretto, ma anche noto come Cretto di Gibellina, è una delle più grandi opere d’arte al mondo, un gigantesco monumento alla memoria di una città che non esiste più.
L’imponente Cretto composto da blocchi intervallati da strade, in realtà non è mai arrivato alle dimensioni ipotizzate dal suo ideatore. I lavori nel 1989 si interruppero per mancanza di fondi, per essere poi ripresi nel 2015, in occasione del centenario della nascita di Burri, tuttavia i circa 88’000 metri quadri raggiunti restano al di sotto dei 94’000 che costituivano il progetto originale.
Il Cretto di Burri è solo una delle opere di rivalutazione di un territorio profondamente segnato da uno dei sismi più drammatici della storia moderna, che ancora fa bruciare le sue cicatrici su questo splendido angolo di Sicilia.
Fonti:
F. Musolino – Le incredibili curiosità della Sicilia
- Wikipedia.org – Cretto di Burri
- Immagini by: Boobax, CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons