Conoscete la storia delle Piramidi dell’Etna?
Tra i tanti misteri che riguardano la nostra Sicilia, uno dei più grandi riguarda le strane piramidi che si trovano alle pendici del grande vulcano, nella zona tra Linguaglossa e Adrano.
Ebbene sì, proprio come in Egitto ed in Messico, nella provincia di Catania si trovano decine di strutture piramidali di cui non sappiamo quasi nulla.
Ad oggi ne sono state scoperte circa 40, alcune delle quali gravemente malmesse e distribuite tra le campagne, spesso in zone non facilmente accessibili. Originariamente tutte le strutture dovevano essere a gradoni, come quelle costruite dai Maya e dagli Aztechi in America Centrale, costituite da pietre di origine vulcanica posate a secco e alte fino a 40 metri.
Ma chi le ha costruite? E a cosa servivano?
La teoria del culto

Qui il mistero si infittisce e le teorie fioccano, anche se fino ad ora nessuna di queste è stata dimostrata o accettata come la più verosimile.
La prima teoria, sicuramente la più intrigante, riguarda gli antichi popoli che hanno abitato la Sicilia prima dell’arrivo dei greci. Purtroppo sappiamo ben poco di questi nostri progenitori, visto che abbiamo solo qualche traccia della loro esistenza, eppure potrebbero essere stati loro ad ergere queste maestose costruzioni.
Si tratta dei Šekeleš, un’antichissimo popolo di navigatori che ha dominato il mediterraneo intorno al 1200 a.C. e di cui il poco che sappiamo proviene dalle fonti dell’antico Egitto, che talvolta riceveva da loro dei feroci attacchi.
Secondo alcuni archeologi i Šekeleš potrebbero essere il popolo che ha dato vita alla civiltà Sicula (vedi anche la somiglianza tra i due nomi), una delle prime a stabilirsi e fiorire in Sicilia.
Tornando alle piramidi siciliane, potrebbero essere stati proprio i Šekeleš ad ergerle, forse come forma di culto verso il dio Vulcano. Tutte le strutture, infatti, sono costruite in punti che permettano di avere una perfetta visuale sull’Etna. La loro forma ricorda inoltre la grande montagna e sulla loro cima sono state ritrovate tracce di quelli che potrebbero essere degli altari, usati probabilmente per qualche cerimonia.
Nonostante gli studi di archeologi ed egittologi, questa interessante teoria non è ancora stata provata, ma se vera andrebbe a costituire una delle testimonianze storiche più importanti del Mediterraneo.
La teoria della funzione agricola

Vista l’assenza di fonti storiche, molti studiosi hanno avanzato dubbi sull’effettiva origine delle piramidi. Secondo molti, infatti, la presenza di questi antichissimi monumenti avrebbe dovuto trovare riscontro nei resoconti dei greci, dei romani o di chiunque altro si fosse imbattuto in esse prima dei nostri tempi.
Sorse così una seconda ipotesi, purtroppo molto meno appassionante, che invece attribuisce la costruzione delle piramidi all’opera di spietramento dei campi avvenuta intorno al 1700. Vista la necessità di cercare nuove terre da coltivare, i proprietari degli appezzamenti situati alle pendici dell’Etna avrebbero deciso di rimuovere la gran quantità di pietre vulcaniche che impediva di lavorare agevolmente i terreni. Per ottimizzare gli spazi, sarebbe stato meglio disporre le rocce in dei punti ben precisi, che permettessero di accumularle in altezza, creando delle strutture piramidali al solo scopo di concentrare il maggior numero di detriti in uno spazio ristretto.
Questa teoria, seppur storicamente rilevante, non avrebbe certo la stessa risonanza dovuta al passaggio di un antichissimo popolo precursore della nostra esistenza.
I parallelismi con le Piramidi di Güímar

Le teorie riguardanti le Piramidi dell’Etna, sono circa le stesse che riguardano delle strutture molto simili che si trovano a Güímar, nell’isola di Tenerife, tanto da far pensare ad una possibile mano comune ed accreditando, seppur lontanamente, l’ipotesi legata agli antichi popoli del mare e alla coeva colonizzazione dei due siti.
Anche qui delle piramidi a gradoni sorgono alle pendici dell’enorme vulcano Teide, il terzo più grande al mondo.
Sebbene anche qui l’opinione più accreditata sia sempre stata legata all’ipotesi della funzione agricola, quindi attribuendo la loro costruzione allo spietramento del campi circostanti, nel 1991 il ricercatore norvegese Thor Heyerdahl si oppose fermamente a questa teoria e si impegnò per dimostrare che le piramidi fossero state costruite secondo dei criteri molto accurati, che mal si sposavano con un banale ammassamento di rocce.
La sua teoria si basa principalmente sul fatto che le piramidi di Güímar sorgono su terreni livellati e sono costruite da pietre vulcaniche lavorate dall’uomo e di natura differente rispetto a quelle comunemente trovate nei campi circostanti, avanzando quindi l’ipotesi che tali rocce siano state trasportate lì da un altro sito. In più tutte le strutture sarebbero orientate astronomicamente, con una scalinata sul lato occidentale opposta al punto in cui il sole nasce nel giorno del solstizio d’inverno.
Infine, riporta gli scritti di Plinio il Vecchio, secondo cui le Canarie sarebbero state disabitate al tempo dei romani, ma anche sede di grandi rovine appartenute ad una civiltà antecedente.
Sebbene le teorie di Heyerdahl non siano mai state dimostrate, rappresentano certamente un’ipotesi suggestiva, per certi versi applicabile anche alle nostre misteriose Piramidi Siciliane.
Quale sarà la verità? Forse un giorno la scopriremo.
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Fonti: FAI – Piramidi dell’Etna
Wikipedia – Šekeleš
Wikipedia – Piramidi di Güímar
Foto: Toptourtenerife.com
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