Centinaia di volte lo abbiamo sentito, ma da dove viene il detto “avere una spada di Damocle”, ovvero essere sottoposti ad un pericolo incombente che non sappiamo se e quando si realizzerà?
Questa storia si svolge in Sicilia, nell’antica città di Siracusa, ai tempi del tiranno Dionisio I, nel IV secolo a.C.
Chi era Damocle?
Secondo quanto raccontato dallo storico siceliota Timeo di Tauromenio (l’odierna Taormina), e in seguito riportato anche negli scritti di Cicerone, alla ricca corte siracusana di Dionisio viveva un uomo di nome Damocle.
Il tiranno Dionisio I governava gran parte della Sicilia orientale con grande autorità e il suo potere militare era tale da vincere numerose battaglie, anche contro gli imponenti eserciti cartaginesi. Durante il suo governo la sua corte divenne immensamente ricca e nella sua splendida reggia, tra cene fastose e grandi lussi vivevano decine di cortigiane, consiglieri e servitori.
Tra gli uomini di corte, un certo Damocle era solito adulare Dionisio, ripetendo spesso nei suoi discorsi quanto egli fosse fortunato a possedere tante ricchezze e a vivere circondato da tutti quei lussi.
Un giorno, stanco di quelle lodi, Dionisio offrì a Damocle la possibilità di stare al suo posto, godendo così di quelle ricchezze.
L’uomo naturalmente accettò.
Allora il tiranno dispose che si preparasse per il cortigiano un letto d’oro, ornato da drappi pregiati. Una grande tavola ornata con metalli preziosi, fu riempita di ogni leccornia e di vini squisiti. Gli fece portare molti unguenti e profumi, mettendo anche dei fanciulli di bell’aspetto al suo servizio.
Damocle fu felice di godere di queste attenzioni e si compiacque della sua fortuna, ma nel bel mezzo della cena, alzando lo sguardo, notò uno strano scintillio sulla sua testa.
Tra i vari preparativi, Dionisio aveva anche ordinato di legare al soffitto una spada lucente ed affilata, proprio in corrispondenza del posto d’onore, tenuta in posizione solo da un lungo e sottile crine di cavallo. Accortosi dell’enorme pericolo che gravava sul suo capo Damocle non riuscì più a godere del lusso che aveva a disposizione, il suo sguardo continuava a rivolgersi verso la minacciosa lama che lo puntava dall’alto, allora capì la lezione che il tiranno volle insegnargli.
Un ruolo di potere, dà accesso a grandi benefici, ma anche a enormi rischi.
Non riuscendo più a sopportare la minaccia incombente, che gli impediva anche di mangiare e apprezzare le bellezze che lo circondavano, Damocle implorò Dionisio di concludere lo scambio che tanto aveva desiderato.
Non sappiamo se tale episodio sia mai realmente accaduto (anche solo in parte) o se si tratta invece di un’antichissima leggenda fortunatamente giunta sino a noi.
Rimane comunque un curioso aneddoto che riguarda, in qualche modo, la Sicilia e la nostra storia. Ricordatevene la prossima volta che sentirete parlare della Spada di Damocle.
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Fonti: Cicerone – Tuscolanae Dispitationes – Libro V