La Chiesa di San Saverio all’Albergheria

Una chiesa, una storia, un centro di umanità e solidarietà sociale nel popolare quartiere di Palermo

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Era il 1684 quando cominciarono i lavori per la costruzione della chiesa di san Saverio: doveva sostituirne una più piccola annessa alla quarta Casa dei gesuiti a Palermo, costruita nel popolare quartiere dell’Albergheria sin dal 1633. Progettista e direttore dei lavori fu il gesuita Angelo Italia, che purtroppo non poté vedere l’opera completata perché morì nel 1700, mentre la consacrazione della chiesa sarebbe avvenuta 11 anni dopo, il 24 novembre del 1711, come ricorda una lapide all’ingresso della chiesa. Ulteriori lavori di abbellimento saranno eseguiti fino al 1743.

Siamo ancora nel clima della Controriforma ed i gesuiti contribuirono notevolmente al rinnovamento spirituale della popolazione con la devozione ai Santi ma anche con la formazione e la vicinanza alla gente povera attraverso il linguaggio dell’arte: Ad maiorem gloriam Dei, come recita il loro motto preferito. Ecco il perché di tante scelte architettoniche nella costruzione di questo magnifico monumento.

La chiesa di san Saverio: l’esterno

La facciata principale della chiesa si presenta ricca di elementi architettonici che le conferiscono una certa eleganza. Oggi si apprezza ancora di più, nonostante il contesto degradato di case pericolanti che la circondano ed il caotico mercato dell’usato che viene organizzato nei giorni festivi, fin davanti al sagrato della chiesa.

Si nota immediatamente che l’unico campanile che si erge alla destra rende asimmetrica la struttura, ma non è il solo elemento stonato. Guardando il prospetto dal davanti, si nota che il vertice del timpano con la grande cupola non sono in asse, e neppure le altezze degli elementi laterali sono uguali. Tuttavia, queste apparenti “anomalie” non dispiacciono alla vista d’insieme, per cui viene da pensare che forse non siano frutto di necessità legate al lotto del terreno ma che il progetto iniziale sia stato concepito così.

Sul piano orizzontale, la facciata è divisa in due parti da una trabeazione: la parte inferiore comprende tutto il corpo della fabbrica e si presenta interrotta da quattro colonne in marmo, staccate dal muro e altrettante nicchie. Le colonne sono poggiate su alti piedistalli, mentre le quattro edicole cieche che dovevano contenere simulacri di santi, mai realizzati, conservano davanzali in marmo con teste di angioletti. L’insieme è riquadrato da lesene in conci calcarei che racchiudono spazi intonacati di bianco.

Chiesa di San Saverio
Portale d’ingresso della Chiesa di San Saverio

Al centro, sopra sette gradini, si apre l’ingresso. È inquadrato da un bel portale formato da due colonne tortili chiuse dentro un fronte in tipico stile barocco. Dal centro della cornice intorno alla porta, inizia una complessa decorazione con una testa d’angelo e uno scudo tra volute a forma di conchiglia: il simbolo dei gesuiti è di solito il Trigramma, JHS (Gesù Cristo Salvatore), con i tre chiodi della crocifissione, ma in questo caso, viene rappresentato un granchio che sorregge una croce. Si tratta di una simbologia legata al Santo: si racconta che durante una missione, Saverio perse la croce in un fiume e un granchio la recuperò e la consegnò nelle sue mani. 

Al di sopra, tra rappresentazioni tipiche del barocco, due putti sostengono il medaglione col busto di san Saverio.

La parte superiore del prospetto si eleva solo in corrispondenza della parte centrale, lasciando libere due zone terrazzate chiuse da balaustre in pietra, dietro le quali si intravedono le due cupolette laterali con i loro lanternini chiusi da sfere di metallo. L’elevazione è suddivisa da due colonne staccate, in linea con quelle inferiori, e due lesene: al centro si apre una grande finestra che illumina la cantoria. 

Chiude il timpano che mostra un un cartiglio in marmo con la scritta: “DEDI TE IN LUCEM GENTIUM” (ti renderò luce delle nazioni) tratto dal Libro del Profeta Isaia, ed è chiaro il riferimento a San Francesco Saverio che con la sua missione ha contribuito all’annuncio del Vangelo nei paesi orientali.

A destra, l’unico campanile presenta tre sezioni: le prime due dovevano essere in linea con la Casa, infatti presentano le stesse grandi finestre. La parte superiore invece è in pietra e rientrata rispetto al filo della parte inferiore: negli angoli si innalzano quattro grossi fioroni. La parte inferiore presenta il quadrante di un orologio (non funzionante) mentre la superiore è la cella campanaria con aperture chiuse da una balaustra. In cima una esile bandiera di metallo.

L’interno della chiesa è un capolavoro di armonia

Entrando dentro la chiesa si viene immediatamente catturati da una ondata di spiritualità proveniente dall’atmosfera accogliente: di giorno, la luce penetra dalle cupole sovrastanti e crea all’interno dello spazio sacro giochi di ombre e colori che si intersecano mirabilmente. 

La disposizione simmetrica a pianta centrica dell’aula liturgica invita al raccoglimento e inevitabilmente attira lo sguardo per l’esplosione di decorazioni e intrecci architettonici. La pianta dell’aula è inconsueta per la politica spirituale dei gesuiti che solitamente prediligono una singola navata che converge l’attenzione al presbiterio da dove si annunzierà la Parola del Vangelo.
A San Saverio lo schema è a “croce greca” (una croce dentro un quadrato), ma con gli angoli tagliati in modo da diventare un ottagono irregolare. In questo modo, i quattro assi che si intersecano formano una sorta di stella ad otto punte, richiamando il simbolismo antichissimo delle prime comunità cristiane.

Gli assi principali, attraverso grandi archi, aprono spazi rettangolari ed absidati, mentre lungo le diagonali si aprono quattro esagoni irregolari diaframmati verso lo spazio centrale. Si ottiene in questo modo uno spazio quadrangolare racchiuso da 24 colonne in marmo grigio di Billiemi, poste agli spigoli dell’ottagono, che formano otto cappelle riccamente decorate.

Sopra l’ingresso si eleva la bella doppia cantoria in legno decorato, mentre di fronte, l’altare maggiore catalizza l’attenzione del fedele: dopotutto è quello lo spazio sacro per eccellenza. La zona del presbiterio è elevata di un gradino ed è racchiusa da una balaustra in marmo secondo gli usi del tempo. Nella parete in fondo spicca una bellissima pala che rappresenta “l’annunciazione a Maria”, tema centrale del Mistero dell’Incarnazione.

Le cappelle della chiesa di San Saverio

Chiesa di San Saverio interno
Chiesa San Saverio Interno – l’altare maggiore e a destra la cappella del Crocifisso

Le due cappelle trasversali, secondo l’usanza gesuitica, sono dedicate ai due santi fondamentali dell’ordine: sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio. 
Presentano ognuna, un altare decorato con una rappresentazione pittorica del santo. L’altare dedicato a sant’Ignazio è più semplice, mentre quello dedicato a San Saverio, dal 1741 al 1743, fu arricchito di intarsi marmorei eseguiti fratelli Pennino e sei putti in marmo di Carrara di Vincenzo Vitagliano. Per le opere pittoriche esistono dei documenti di pagamento del 1633-34 riferiti a Pietro Dimitri, tuttavia il quadro di San Saverio è attribuito a Pietro Novelli.

Le cappelle angolari accanto all’altare sono dedicate alla “Sacra famiglia”, dove si trova una tela, e al “Crocifisso” con un simulacro del Cristo su un fondo in legno cesellato e dorato, dove sono poste alcune reliquie. 

Le cappelle ai lati dell’ingresso sono quella di san Calcedonio, dove è posto un quadro di Gaspare Serenario, al lato opposto troviamo un quadro di santa Rosalia dentro una cornice di fiori, probabilmente del XVIII secolo.
Di notevole interesse è il bel simulacro di san Michele Arcangelo, opera del trapanese Antonio Rallo (1684), così amato dalla popolazione del quartiere che molti di essi credono che il titolo della chiesa sia dedicato proprio all’Arcangelo.

Al di sopra delle colonne corre una trabeazione dipinta a simulare diversi tipi di marmo che divide in due parti le altezze, formando finti balconi e vuoti da cui si vedono le quattro cupolette laterali. Dal cornicione si elevano robusti pilastri decorati in pittura che si intersecano in un gioco di archi con la grande cupola centrale: tra gli spazi che si creano sono affrescate storie della vita di san Saverio.

San Francesco Saverio e Cosimo Scordato

I Gesuiti di San Saverio sono stati bene accolti sin dall’inizio della loro permanenza nel popolare quartiere dell’Albergheria. Una ragione è a carattere leggendario perché racconta che nel 1634 l’intercessione del Santo salvò un bambino del quartiere rimasto schiacciato da un grosso blocco di pietra e ritenuto morto fino a quando fu unto con l’olio della lampada dell’altare, ritornando in vita.
Un’altra ragione è più realistica dal momento che i gesuiti insediati nella “Casa” non si limitarono solo a fornire assistenza spirituale ad una popolazione particolarmente povera e disagiata ma si occuparono del loro sostentamento materiale. 

Don Cosimo Scordato – by Maria D’Asaro CC3

Sulla stessa lunghezza d’onda si è orientato don Cosimo Scordato sin dal momento del suo insediamento nella Rettoria della chiesa.  Dal 1985, San Saverio, pur non essendo parrocchia, è stata vicino alla popolazione del quartiere e questo grazie all’opera infaticabile di Cosimo e dei tanti collaboratori che con il suo esempio ha attirato da ogni dove. Una Comunità trasversale si è creata intorno al Centro Sociale ed ha animato le celebrazioni liturgiche domenicali, affollate da fedeli provenienti da tutte le parti della città. 

Luogo di incontri spirituali ma anche culturali, con concerti e presentazione di libri, laboratorio sociale vicino ai poveri del quartiere e ai numerosi fratelli di altre etnie e religioni che nel corso degli anni hanno abitato le case fatiscenti nei pressi del mercato di Ballarò.
Non si è mai chiesto un certificato di appartenenza religiosa o di cittadinanza per fornire aiuto materiale e solidarietà umana a chiunque ne abbia avuto bisogno.

Dal settembre del 2020, Cosimo Scordato ha lasciato le redini della Rettoria di san Saverio con la speranza che la Comunità del Centro Sociale non si sfaldi senza la sua guida. Uno scossone inevitabilmente si è avuto, ma tutti confidiamo che la strada iniziata sin dalle origini di questa presenza nel quartiere dell’Albergheria, trovi il modo di continuare nell’opera di assistenza umana, necessaria premessa di ogni autentico annunzio spirituale.

Saverio Schirò

fonti:

  • V. Viola, M. Vitella, C. Scordato, F.M. Stabile, La chiesa di san Francesco Saverio, Arte Storia teologia, Ed. Abadir, Palermo 1999
  • N. Alfano, C. Scordato ED., La chiesa di San Francesco Saverio nell’Albergheria Palermo – 1711 – 2011,  Ed. Abadir, Palermo 2011
  • Nobile, R. (2012). La Provincia di Sicilia. In La arquitectura jesuitica. Actas del Simposio Internacional (pp.91-104). Zaragoza : INSTITUCIÓN «FERNANDO EL CATÓLICO» (C.S.I.C.) Excma. Diputación de Zaragoza
  • G. Bellafiore, Palermo, Guida della città e dintorni, Palermo 1980 
  • A. Grönert, Funzione e architettura della Casa di Terza Probazione dei gesuiti a Palermo, Lexicon N. 2/2006

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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