All’interno del complesso del Palazzo Chiaramonte di Palermo è annessa una piccola costruzione che pochi conoscono: la chiesa di Sant’Antonio allo Steri. Dedicata a Sant’Antonio Abate, durante il Medioevo col suo prospetto si affacciava in una delle vie più importanti che attraversavano il quartiere della Kalsa. Poi, nel corso dei secoli, la struttura urbanistica della zona è stata completamente stravolta e la piccola chiesetta è rimasta inglobata ed oscurata dalla vista dei palermitani.
La storia della chiesa di Sant’Antonio allo Steri: da cappella Palatina a magazzino
Nonostante sia intimamente connessa con la vita del più famoso palazzo Chiaramonte, sulle origini della chiesa di sua pertinenza non si hanno notizie certe. Gli storici non sono concordi sul periodo esatto della sua fondazione, benché dovrebbe essere stata commissionata da uno dei Manfredi come ex voto per lo scampato pericolo della peste nera del 1347, una delle più terribili dei tempi antichi, che causò un numero enorme di morti in Sicilia ma sfiorò appena Palermo.
A quel tempo la piccola chiesa doveva avere una struttura semplice a singola navata con le pareti scarne ed il tetto a costoloni ogivali, il portale e le finestre decorate secondo il gusto dell’epoca, definito in seguito “stile Gotico chiaramontano”.
Quando l’ultimo dei Chiaramonte, Andrea, fu sconfitto, catturato e condannato alla pena capitale, per decapitazione il 1º giugno 1392, il palazzo passò al Re aragonese Martino il giovane che lo scelse come residenza di corte per cui la chiesa assunse il ruolo di cappella reale.
In questa occasione furono apportate alcune modifiche, tra le quali la costruzione di una tribuna-cantoria sopra il portone d’ingresso, probabilmente destinata ai sovrani e al loro seguito, infatti, da lì, attraverso una porta sopraelevata ed una una passerella, si poteva raggiungere la residenza reale.
Nei secoli seguenti lo “Steri” divenne sede di diversi Uffici e servizi
Cambiando i governatori in Sicilia, anche il palazzo e di conseguenza la chiesetta subivano modificazioni: dal 1415 al 1517 sede dei Viceré, poi ospitò la Regia Dogana; dal 1601 al 1782 fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione e dal 1800 del Tribunale di Palermo che vi rimase fino al 1958, quando si trasferì nel nuovo Palazzo di Giustizia.
Le prime modifiche che riguardarono la chiesa di Sant’Antonio allo Steri furono semplicemente decorative, con le raffigurazioni a grottesca ed elementi vegetali nelle vele sotto la cantoria e alcuni affreschi nel catino absidale. Ma in seguito, forse a causa dell’abbandono della struttura e con l’umidità che aveva rovinato gli ornati, l’interno fu rivestito di stucchi di dubbio gusto.

Ma le superfetazioni più deleterie furono eseguite nella parte esterna quando per necessità della Regia Dogana numerosi locali del palazzo furono adibiti a magazzino per le merci in transito e altri ne vennero costruiti adiacenti alla chiesa e addirittura addossati alle facciate, con una sopraelevazione che riguardò anche il tetto. Pensate che nella seconda metà dell’800 della chiesa era visibile solo la facciata, il resto era seppellito da altri edifici.
Visto il degrado in cui versava, dopo l’Unità d’Italia, si aprì un lungo e complesso contenzioso con la Direzione Compartimentale del Demanio e delle Tasse sugli Affari di Palermo che voleva adibire la chiesa, ormai chiusa, a magazzino. Dall’altro lato, Giuseppe Patricolo, a nome del Comune sosteneva che la struttura dovesse essere restaurata, in quanto monumento di interesse.
Nel 1871 dovette intervenire anche l’Arcivescovo di Palermo, Michelangelo Celesia, affinché nella chiesetta fosse ristabilito il culto. Ma il contenzioso doveva durare ancora tanti anni e finalmente nel 1884 la struttura la venne assegnata alla Direzione Generale delle Antichità e Belle arti (ma in realtà consegnata solo cinque anni dopo!).
Non sappiamo se il culto venne ristabilito nella piccola chiesa di Sant’Antonio allo Steri, probabilmente mai, tuttavia come monumento di interesse storico e architettonico, nei primi anni del Novecento venne restaurata: furono abbattute la sopraelevazione e le strutture addossate e furono ricoperti con intonaco bianco i prospetti ormai danneggiati. All’interno il pavimento fu ammattonato con laterizi e furono rimossi tutti gli stucchi e gli intonaci realizzati tardivamente. Nell’occasione le pareti vennero rafforzate con arcate di sostegno, sostituendo i cocci troppo malconci.
L’architettura della chiesa di Sant’Antonio allo Steri
Si accede alla piccola chiesa di Sant’Antonio allo Steri entrando dal cortile sud del Palazzo. Percorse alcune decine di metri si vede la struttura realizzata in tre parallelepipedi sovrapposti, di misura decrescente. L’ingresso è posto sopra un podio rialzato rispetto al piano stradale, con una cancellata che la contorna e cinque gradini che ne permettono l’accesso. Alla parete nord della chiesa rimane addossata una costruzione tardiva che fungeva da magazzino della Regia Dogana.

Le pareti libere ed il retro sono state rivestite da intonaco bianco. Ogni livello è separato da una cornice marcapiano che circonda tutto l’edificio. Si tratta di fasce in pietra calcarenitica finemente decorata con palmette e dentelli.
Al di sopra della cornice dei prospetti laterali sono presenti due alte finestre monofore per lato, nella cui transenna polilobata si intravede un disegno che richiama “i cinque monti” dello stemma chiaramontano.
La facciata principale è la parte più curata: realizzata in piccoli conci di calcarenite con un portale in marmo e due finestre con timpano in pietra calcarea bianca. Tra il secondo ed il terzo livello si apre una grande finestra monofora a sesto acuto che sicuramente è stata modificata durante i numerosi rimaneggiamenti.
Molto suggestivo è l‘ingresso principale: il portone in legno è rettangolare ma è straordinaria la cornice realizzata con formelle di marmo bianchissimo che forma un arco a sesto acuto architravato circondato da una cornice scolpita a palmette. Gli stipiti sono decorati con bassorilievi che disegnano volute di vite con i grappoli. L’architrave invece presenta al centro un medaglione sorretto da angeli al cui interno è scolpita la figura di sant’Antonio Abate, ai lati gli stemmi della famiglia Chiaramonte. Nella chiave dell’arco è rappresentato l’Agnus Dei tra gli stemmi della casa degli Aragona di Sicilia, una evidente revisione architettonica del periodo spagnolo.
Le finestre laterali anch’esse incorniciate, ma in pietra calcarea bianca, presentano al centro del timpano “i cinque monti” simbolo del casato chiaramontano.
L’interno della chiesa di Sant’Antonio allo Steri

La pianta della chiesa è piuttosto essenziale: un’unica navata rettangolare con abside poligonale e orientamento tipico delle chiese bizantine con l’ingresso ad ovest e l’abside ad est. Le misure seppur ridotte sembrano progettate con una particolare proporzione legata ai multipli del numero 4, considerato nel medioevo un numero simbolico: poco più di 16 metri di lunghezza per 8 di larghezza ed un’altezza di circa 12 metri. Lo spessore dei muri è di circa di un metro e decresce in corrispondenza dei tre corpi sovrapposti.
L’aula è illuminata da cinque finestre: due per ogni parete laterale, una sulla facciata e l’oculo posto sopra l’arco absidale. Lo spazio risulta virtualmente divisa in tre parti da colonne polistili addossate alle pareti che corrispondono sul tetto a due campate con volte costolonate e colorate ora da un fondo azzurro, ora con pitture risalenti ad epoche diverse. Il catino absidale è affrescato con Dio Padre benedicente circondato da una corte di angeli, mentre le pareti si presentano con un recente intonaco bianco.
All’interno dell’abside, una per lato, sono ricavate due nicchie probabilmente per riporre materiale liturgico. Lateralmente si trova una porta che forse un tempo dava accesso ai locali, poi abbattuti, e adoperati come sacrestia. Oggi invece introduce ad una piccola scala ricavata nello spessore del muro che conduce ad un pulpito, anch’esso ricavato all’interno della parete.
Sopra l’ingresso c’è la tribuna costruita nel periodo aragonese. È sostenuta da una volta a crociera costolonata dipinta a grottesca, con figure esili ed estrose che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, strutturate in maniera simmetrica tra cornici eseguite in pittura. All’interno della cantoria è ancora presente l’uscita che attraverso una passerella sopra il porticato, un tempo collegava la tribuna al palazzo.
Puoi guardare l’interno della chiesa qui:
Tour virtuale all’interno della chiesa in musei.unipa.it
La chiesa di Sant’Antonio allo Steri oggi
A partire dagli inizi del ‘900, la chiesa, insieme al Palazzo, è stata oggetto di una serie di restauri. L’ultimo nel 2017 progettato e diretto dall’Ateneo palermitano che ha interessato sia la struttura che la parte decorativa. Affidata all’Università di Palermo, la chiesa non ha mai ripreso la funzione originaria ma è diventato un locale destinato a svolgere attività didattica, conferenze e mostre.
Anche per questo non è facilmente visitabile, perché fuori dai tradizionali circuiti turistici. Tuttavia non è raro che la struttura venga scelta come location per eventi culturali, per cui, se ne avete l’occasione approfittatene per vederla dall’interno e con un po’ di fantasia potreste immaginare un composto numero di notabili medievali che assiste alla messa mentre sulla tribuna d’onore il re e la sua consorte partecipano circondati dai cortigiani.
Saverio Schirò
Fonti:
- E. Pizzoli, Palermo tra la fine del XIII e l’inizio del XV secolo: arte e committenza dei Chiaramonte (1282-1409), tesi di dottorato, in iris.uniroma1.it
- Complesso monumentale dello Steri: chiesa di Sant’Antonio Abate in www.musei.unipa.it
- Tour virtuale all’interno della chiesa in musei.unipa.it
- Recupero architettonico della Chiesa di Sant‘Antonio Abate allo Steri in www.globa.aermec.com
- F. Agrò, I bacini superstiti del campanile della chiesa di Sant’Antonio Abate allo Steri, in M. C. Di Natale, M. R. Nobile, G. Travagliato ED, Chiaromonte, Lusso, politica, guerra e devozione nella Sicilia del Trecento, Un restauro verso il futuro in www.academia.edu