La Real Casa dei Matti

La Real Casa dei Matti, anche conosciuta come ex Manicomio di Palermo, è stato in origine un'eccellenza europea nell'ambito della cura delle patologie psichiatriche. In seguito divenne teatro di atroci terapie sui pazienti.

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La Real Casa dei Matti di Palermo, è l’istituto che precede la fondazione dell’ex Manicomio, che oggi è diventato sede dell’ASL di via La Loggia.
Fondato dal barone Pietro Pisani nel 1824, l’istituto si è subito distinto per i suoi metodi umani e scientifici, decisamente all’avanguardia rispetto ai canoni dell’epoca.

Fino ai primi dell’800 i pazienti psichiatrici erano semplicemente rinchiusi in strutture non adatte allo scopo, come ad esempio il cosiddetto reclusorio per folli, che si trovava nell’ex lazzaretto della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, voluto da Re Guglielmo I come struttura ospedaliera.
Qui i pazienti venivano ammassati nello stesso spazio, senza distinzione di sesso o diagnosi, in condizioni igieniche disastrose.

Quando nel 1802 la regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV di Borbone, effettuò un sopralluogo, si rese subito conto dell’inadeguatezza del locale e dei metodi utilizzati, e volle patrocinare il passaggio ad una struttura più adatta, in cui fornire una vera assistenza ai malati.

A tale scopo fu scelto l’ex Noviziato dei Padri Teresiani Scalzi ai Porrazzi, situato nello stradone di Santa Teresa, oggi rinominato corso Pisani.

manicomio palermoProprio al barone del Regno Pietro Pisani fu assegnato il compito di fondare e dirigere l’istituto secondo i più moderni dettami scientifici.
I pazienti furono divisi per sesso e patologia (maniaci, malinconici, imbecilli ed ebeti) e si iniziò a trattarli con un approccio del tutto innovativo per l’epoca.
Furono abolite le pratiche della segregazione, dell’incatenamento e delle bastonature, per lasciare spazio all’osservazione e all’ascolto dei pazienti, ai trattamenti con musicoterapia, alle passeggiate, ai lavori manuali e alla cura degli orti.
I progressi di ogni singolo paziente venivano poi annotati in un registro, in modo da costruire un percorso terapeutico, cosa abbastanza normale per i giorni nostri, ma una vera rivoluzione rispetto a quanto previsto dagli istituti sanitari di quel periodo.

Nei casi di estrema necessità, quando un soggetto risultava particolarmente intemperante, si ricorreva all’isolamento ed il paziente veniva contenuto con una camicia di forza e lasciato a calmarsi, spesso grazie all’utilizzo di un’amaca, che con il suo ondeggiare fungeva da sedativo naturale.

La Real Casa dei Matti fu presto riconosciuta come uno dei migliori istituti psichiatrici d’Europa e i metodi portati avanti dal barone Pisani, in collaborazione con alcuni dei maggiori specialisti dell’epoca, furono esportati con grande successo ed utilizzati fino ai giorni nostri.

Nel giro di qualche anno la struttura dell’ex Noviziato divenne troppo piccola per ospitare tutte le attività ed i pazienti, per cui fu necessario trovare una succursale. Dal 1874 all’istituto fu assegnata una proprietà in Contrada Vignicella, che fino al 1866 (anno della soppressione degli ordini religiosi) era stata di proprietà della compagnia dei Gesuiti.
Qui si istituì la sede del cosiddetto “Nuovo Manicomio” che fu gradualmente ampliata su progetto dell’architetto Francesco Palazzotto, fino a diventare il grande complesso sanitario che ancora oggi conosciamo.

real casa dei matti palermoDurante il passaggio dal Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia, la gestione del Manicomio (poi chiamato Istituto Psichiatrico Pietro Pisani) subì pesanti cambiamenti.
Con la legge Giolitti del 1904, alcuni dei metodi più innovativi ed umani usati nel trattamento dei pazienti, vennero aboliti. La legge, applicata in tutta Italia, vedeva i soggetti affetti da patologie psichiatriche come un pericolo per la società e li sottoponeva dunque a “terapie” disumane, come l’elettroshock, il coma indotto e l’uso di psicofarmaci oggi ritenuti ampiamente illegali, per via dei loro devastanti effetti collaterali. Per di più erano considerati malati mentali anche alcuni individui anziani e affetti da disabilità, che venivano “scaricati” qui dai familiari e che vi rimanevano, spesso, fino alla morte, data l’impossibilità di dichiararli “guariti”.

Fortunatamente questi metodi furono gradualmente abbandonati fino all’applicazione della legge Basaglia, nel 1978, con il quale si abolì la legislazione precedente e si decretò la chiusura del manicomio, che venne riconvertito fino a diventare la sede sanitaria tutt’ora esistente.

Nonostante la Real Casa dei Matti sia stata un luogo di grande umanità ed un baluardo scientifico di enorme importanza, questi 74 anni di gestione hanno trasformato l’ex Manicomio in un luogo di terrore, il cui clima si può ancora respirare visitandone la struttura.

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

4 COMMENTI

  1. articolo non troppo chiaro quindi :. la real casa dei matti corrisponde all’ex carcere militare (via Altofonte) oggi abbandonato ed in degrado con il prospetto dipinto dove è ricordato il “senso del tempo”. la vignicella corrisponde allo scibene inferiore vi fu fondata una residenza di villeggiatura gesuitica e coltivati straordinari “orti”. la residenza corrisponde ad un probabile edifici del periodo normanno che nel ‘500 venne dichiarato degradato ed in fase di crollo probabilmente per permettere l’acquisto da parte dei gesuiti.

  2. Leggendo la legge Giolitti di cui parli, Samuele, mi vengono in mente la follia Hitleriane che considerava i malati di mente un peso per la società e dunque ha provveduto alla loro soppressione. Naturalmente, come ben sottolinei anche tu, ci andarono di mezzo anche gli anziani che malati di mente non erano. Pagine tristissime della storia del secolo scorso che mostravano quanto ottusi e crudeli sapevano essere gli uomini. Grazie per questa pagina di storia.

    • Purtroppo viene da pensare che gli uomini (almeno alcuni) continuino ad essere ottusi e crudeli ogni volta che se ne presenti l’occasione. Osservando la società di oggi sembra che l’evoluzione del pensiero umano non sia andata poi così avanti.

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