Nel 1553, quando i padri Cappuccini giunsero a Palermo, fecero costruire il loro convento sulla strada che da Palermo conduceva a Monreale, ovvero nel luogo in cui ancora oggi si trovano la chiesa, il cimitero e le Catacombe dei Cappuccini. Tuttavia, a quel tempo, quel luogo si trovava ben al di fuori delle mura cittadine, e per tale motivo si rese necessaria l’acquisizione di un’altra casa, dentro la città, per istituire un’infermeria in cui curare ed accudire i confrati malati.
Individuato il luogo ideale, ovvero nelle vicinanze del già attivo Ospedale Grande (sito all’interno di Palazzo Sclafani), nel 1603 i Cappuccini ottennero finalmente la gestione di alcune case che furono adattate all’utilizzo “ospedaliero”, per il ricovero di frati e altre “persone importanti” che richiedevano un’assistenza speciale.
Meno di vent’anni dopo, grazie ad una cospicua donazione di un certo Fabrizio Capasso, i frati Cappuccini decisero di spostare la loro sede in un nuovo edificio appositamente costruito, ovviamente con l’appoggio del governo che gliene affidò la gestione. Il luogo prescelto fu il Piano del Palazzo, che ben si prestava, sempre grazie alla vicinanza della principale struttura ospedaliera della città.
Tale opera fu compiuta nel 1622, quando Marco Mancini, barone dell’Ogliastro, acquistò alcune case retrostanti l’Ospedale Grande e le fece demolire costruendo lì, a sue spese, la nuova infermeria, che fu totalmente affidata ai Cappuccini in cambio del diritto di abitarvi e di essere assistito per tutta la sua vita. L’infermeria e l’Ospedale furono collegati da un sovrappassaggio sorretto da archi e le due strutture iniziarono una lunga collaborazione che culminò nel 1627, quando l’intera gestione del complesso ospedaliero fu affidata all’ordine religioso. Questa gestione, a quanto pare positiva, durò sino al 1809 quando, per motivi presumibilmente politici, i Cappuccini furono dispensati dal loro compito, prima del trasferimento dell’Ospedale a San Francesco Saverio e la trasformazione di Palazzo Sclafani in una caserma borbonica, nel 1850.
Con la soppressione degli ordini religiosi del 1866 l’infermeria fu chiusa, salvo poi essere riacquistata, in gran segreto, dai pochi frati Cappuccini rimasti in città, che continuarono ad utilizzare la struttura per usi “laici”, prima di destinarlo a Collegio per i missionari.
Nel 1943 i bombardamenti danneggiarono gravemente l’infermeria, che fu però ricostruita pochi anni dopo ed adibita a casa di riposo per anziani, fino alla sua chiusura definitiva in tempi relativamente recenti.
Samuele Schirò