Tra le tante curiosità che riguardano Palermo e la sua storia, ce ne sono alcune apparentemente inspiegabili, come ad esempio il culto di san Tommaso di Canterbury, un personaggio che quasi certamente in Sicilia non ha mai messo piede. Allora come si è sviluppata la devozione verso questo personaggio?
Scopriamo questa storia.
San Tommaso di Canterbury
Sul personaggio di Thomas Becket, in seguito noto come San Tommaso di Canterbury, sappiamo che fu un nobile di origine normanna, nato in Inghilterra nel 1118. Studiò a Parigi prima di tornare a Londra per lavorare come contabile di un magistrato. In seguito l’allora arcivescovo di Canterbury, il normanno Teobaldo, lo notò e lo instradò sulla via della Chiesa, mandandolo a studiare a Roma, Bologna ed Auxerre.
Il futuro del giovane Tommaso però non era tra i preti, almeno non subito. Al ritorno in patria il re Enrico II lo nominò Cancelliere del Regno, ruolo che ricoprì egregiamente per sette anni, brillando per la sua abilità diplomatica e per la conoscenza del diritto.
Quando nel 1161 Teobaldo morì, il re volle affidare il ruolo di arcivescovo di Canterbury, il più antico ed importante soglio vescovile d’Inghilterra, ad un uomo di sua fiducia, proprio Tommaso, che dopo un iniziale rifiuto, si convinse ad accettare la carica.

Ma qui il rapporto col sovrano iniziò ad incrinarsi. Enrico II avrebbe voluto una pedina che lo aiutasse ad amministrare il suo potere anche all’interno della Chiesa, ma Tommaso non aveva alcuna intenzione di prestarsi a questi giochi politici e ben presto entrò in conflitto aperto col re, tanto da essere perseguitato e costretto a fuggire in Francia.
Anche i suoi amici e parenti furono costretti all’esilio, rifugiandosi in giro per l’Europa. Alcuni di essi trovarono asilo in Sicilia, accolti dalla regina Margarita di Navarra (inglese da parte di madre), vedova di Guglielmo I e reggente in vece del figlio Guglielmo II.
Tale evento è testimoniato da una lettera che lo stesso Tommaso Becket inviò alla regina di Sicilia, per ringraziarla dell’ospitalità e del trattamento riservato ai suoi parenti esuli.
Richiamato in patria con una promessa di pace e per intercessione di papa Alessandro III, Tommaso fu invece assassinato proprio nella cattedrale di Canterbury, da un gruppo di soldati inviati dal re deciso a chiudere quel vecchio conto.
La sua fine violenta e le sue posizioni politiche, volte a difendere strenuamente i diritti della Chiesa a costo della propria vita, ne fecero presto un Santo Martire, il cui culto si diffuse velocemente in tutta Europa.
Il culto del santo a Palermo
Come detto, con la persecuzione di San Tommaso di Canterbury portò anche molti suoi parenti e alleati a rifugiarsi in Sicilia, dove rimasero (a maggior ragione) dopo il suo assassinio. Subito dopo la canonizzazione, nel 1173, questa piccola comunità britannica volle onorarlo costruendo una chiesa in suo nome, di piccole dimensioni in relazione ai fondi a loro disposizione.
Tale edificio fu edificato a ridosso del Cassaro, con l’ingresso principale nell’odierno vicolo del Lombardo e un’apertura posteriore collocata in quello che sarebbe poi diventato il palazzo dei principi Papè Valdina.
Le più antiche notizie sulla chiesa di San Tommaso Cantuariense, risalgono al 1439, quando venne citata nel Ruolo dei Tonni, un documento che sanciva il diritto di questa chiesetta di ricevere annualmente un tonno, pescato in una delle tante tonnare del litorale di Palermo.
Con gli anni la chiesetta venne inglobata nel più grande ed importante palazzo Papè e ne seguì di fatto le sorti, culminate con i gravi danni del bombardamento del 1943, che ne compromisero l’utilizzo, fino a convertirne parte in magazzini e locali commerciali.
Al suo interno si trovavano alcune opere degne di nota, tra cui un quadro di San Tommaso e un antico tabernacolo incastonato con cristalli e pietre dure.
Ma non è tutto qui.

La figura di San Tommaso Cantuariense appare anche in una delle chiese più belle della Sicilia, è infatti rappresentato nei mosaici del Duomo di Monreale e indicato come SCS THOMAS CANTURI.
Cosa ci fa questo martire inglese anche tra i mosaici di questa splendida cattedrale? Il motivo potrebbe essere legato alla moglie di Guglielmo II, la regina Giovanna d’Inghilterra, figlia proprio di Enrico II Plantageneto, colui che aveva ordinato l’omicidio del santo.
Si dice che Giovanna nutrisse una particolare venerazione per questo santo e per questo potrebbe aver chiesto che fosse inserito tra i mosaici del duomo.
O forse la sua presenza si deve solo alle sue origini Normanne, che gli sono valse il posto d’onore che da secoli ricopre.
A noi rimane l’immagine e la memoria di un santo, apparentemente estraneo, ma che invece è in qualche modo legato alla Sicilia e alla sua storia.
Fonti: G. Palermo – Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni… – 1858
R. La Duca – Giornale di Sicilia – 21 Novembre 2000
Aleteia.org – Thomas Becket
Splendido contenuto culturale. Amo Palermo, sebbene sia un pochino lontanuccia da me, essendo nata in provincia di Enna. 🙂
È veramente stupendo avere e leggere tutte le informazioni e storie legate alla mia terra. Sono felicissima di seguire la vostra pagina ricca di cultura e avvenimenti che spesso vengono accantonati. Grazie mille di cuore! Amo la mia Sicilia ❤️
Come sempre è un piacere.
Ottima relazione, voglio ricordare che anche il duomo di Marsala è dedicato a s. Tommaso di Canterbury.
Vero, in questo caso ci siamo voluti concentrare su Palermo e Monreale. Ma il culto di San Tommaso Becket è vivo anche in altre città siciliane.