San Giuseppe dei Teatini

San Giuseppe dei Teatini, uno degli esempi più belli e suggestivi del primo barocco siciliano, sia per l’eleganza della costruzione, sia per il notevole livello artistico complessivo

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Nel cuore del centro storico, in uno degli angoli più affascinanti e ricchi di storia della città, la seicentesca croce di strade che divide la città in quattro parti, i cosiddetti “Quattro Canti”, troviamo un edificio religioso di riconosciuta magnificenza architettonica: la magnifica chiesa di San Giuseppe dei Teatini.

La storia di san Giuseppe dei teatini

Fu edificata a partire dal 1612, su progetto dell’architetto teatino napoletano Pietro Caracciolo (per i progetti dei loro complessi, i teatini ricorrevano spesso ad architetti interni all’Ordine) coadiuvato dal savonese Giacomo Besio, laico teatino, cui fu affidata la direzione del cantiere. A quest’ultimo, professionista di consolidata e comprovata pratica, va ascritto il progetto del convento e la realizzazione della sacrestia della chiesa. A questo proposito è opportuno precisare che, poiché in seno all’ordine teatino i seminaristi venivano sollecitati a individuare il loro futuro professionale, molti di loro sceglievano di dedicarsi all’architettura.
L’imponente edificio religioso nasce nell’ambito del rinnovamento architettonico e urbanistico della città dove i nuovi ordini religiosi svolsero un ruolo decisivo nel periodo post-tridentino e fino a tutto il XVIII secolo.

L’Ordine dei teatini, fondato da San Gaetano Thiene e da Gian Pietro Carafa (all’epoca Episcopus Theatinus, cioè vescovo di Chieti, donde l’appellativo di teatini) nel 1524, si insediò a Palermo nei primi anni del XVII secolo quando giunti da Napoli, accolti dal senato cittadino e da buona parte della nobiltà, che garantirono loro favori e protezione, i primi Chierici Regolari Teatini si stabilirono nel convento adiacente la chiesa di Santa Maria della Catena, nei pressi dell’antico porto della Cala, concesso loro come dimora provvisoria dal senato della città.

Nel 1601 l’Ordine prende possesso della chiesa di Santa Maria della Catena, assieme alla ragguardevole somma di 3000 scudi, elargita dal senato per edificare la loro casa. Ma ben presto si rendono conto che il sito era inadeguato per le loro necessità, e inoltre, non offriva alcuna possibilità di ampliamento. Infatti, la comunità dei padri teatini si era alquanto accresciuta e necessitava di una nuova sede e di locali più ampi.

Nel 1603, infine, durante il priorato di Padre Tommaso Guevara, primo “Preposito” della Casa dei Teatini, riuscirono ad ottenere dalla titolare Confraternita dei falegnami la “casa” e la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, ex chiesa di “S.Elia alla Porta Giudaica” loro assegnata fin dal 1563, con l’impegno di riconfigurarla in Oratorio e intitolarlo a San Giuseppe.

La chiesa

A partire dal 1612 si avviava l’imponente cantiere della nuova chiesa (la prima pietra fu posata il 6 di gennaio, presente don Pedro Giron duca d’Ossuna vicere di Sicilia), dopo l’acquisizione di unità immobiliari circostanti l’area, il che riflette un programma edilizio piuttosto ambizioso (per realizzare il loro progetto edificatorio i Teatini poterono fare affidamento sull’appoggio e sulle molteplici elargizione di denaro da parte di numerosi esponenti dell’aristocrazia locale). La complessità del cantiere è testimoniata dal protrarsi della fabbrica che si porterà a compimento soltanto nel 1645.

Negli anni successivi e per tutta la seconda metà del XVII secolo si lavorerà alla decorazione interna.La grandiosa e monumentale mole della chiesa dei teatini occupa una larga area del tessuto urbano, in una posizione felicissima, con i prospetti sulle due arterie principali della città.
A oriente è delimitata dalla via Maqueda con affaccio su piazza Pretoria sede della municipalità cittadina e fa da bella cornice alla piazza, mentre a nord prospetta con la più importante e ”nobilium” strada della città, l’antico Cassaro.


Il prospetto principale sul Cassaro, semplice e di severo aspetto, è improntato a uno stile neoclassico. Due lesene con capitelli corinzi ai lati incorniciano la facciata, mentre il plastico portale è delimitato ai lati da una coppia di colonne binate su alti plinti che sorreggono la trabeazione con il timpano mistilineo. Sopra il portale, dentro una nicchia, è la settecentesca statua di San Giuseppe opera di Baldassare Pampillonia. Ai piedi della nicchia è posto l’emblema della congregazione dei falegnami che raffigura l’ascia incoronata.

La facciata si conclude in alto con l’architrave sormontato da un sontuoso timpano marmoreo triangolare.
L’altro prospetto che si affaccia su via Maqueda, dove si apre il portale laterale con timpano spezzato, è ripartito verticalmente dalla presenza di altissime lesene corinzie che si estendono per tutta l’altezza del prospetto che separano delle grandi finestre. La facciata si conclude, al di sopra del cornicione, con una lunga balaustra a colonnine contraddistinta da scenografici lanternini che danno luce alle navate laterali della chiesa. In questa facciata svetta elegante la grandiosa cupola barocca rivestita da piastrelle maiolicate gialle e blu che domina lo spazio della piazza Pretoria, una delle più belle della citta, opera dell’architetto della Real Corte il pistoiese Giuseppe Mariani.

Chiude questo lato uno scenografico campanile, rimasto incompiuto nel secondo ordine, disegnato da Paolo Amato.

L’Interno della chiesa di San Giuseppe dei Teatini

L’interno, a cui si accede percorrendo una rampa di scala marmorea è un vero scrigno di tesori, riccamente adornato da un ininterrotto manto di decorazione a intarsi marmorei policromi che creano un effetto di particolare fasto ed eleganza.

La pianta della chiesa è basilicale a croce latina con transetto e riprende il modulo a tre navate, ampia quella centrale e minori le due laterali, suddivise da possenti colonne corinzie in “ petre Billiemus” (marmo grigio di Billiemi) di altezza variabile: le più grandi sono alte 40 palmi (circa dieci metri), i più grandi monoliti lapidei realizzati in Sicilia nell’età moderna.

L’edificio religioso presenta un incredibile numero di opere d’arte di notevole valore artistico, realizzati tra il XVII e il XVIII secolo. La ricca e sfarzosa decorazione interna, concepita in diversi momenti cronologici, è una strabiliante sflilata di arte barocca realizzata da una schiera di rinomati artisti che lavorarono alla realizzazione di questo capolavoro decorativo. Fra questi gli scultori Andrea Palma, Giuseppe Musso, Paolo Corso, Salvatore Valenti, Giacomo Pennino, Lorenzo e Ignazio Marabitti e Procopio Serpotta e i pittori Filippo Tancredi, Guglielmo Borremans, Giuseppe Velasco, Olivio Sozzi, Antonio e Vincenzo Manno.

Nella parete di controfacciata, rinveniamo la cantoria lignea in noce intagliata da artisti locali sormontata da un monumentale organo.

Degni di nota, ai lati dell’ingresso, sono due acquasantiere sorrette da Angeli in ardite posizioni, opere di Ignazio Marabitti e del suo allievo Filippo Siracusa.

Su un piedistallo, addossata alla parete d’ingresso, a sinistra per chi entra, un’altro interessante pezzo d’arte siciliana, la quattrocentesca “Madonna dell’Oreto”, delicatissima scultura gaginesca.

La spettacolare volta della navata centrale, ornata di grandi stucchi dorati realizzati da Paolo Corso e Giuseppe Musso su modelli e disegni di Paolo Amato, incorniciano la sfolgorante decorazione pittorica di Filippo Tancredi rappresentante “L’apoteosi di San Gaetano Thiene” e il ciclo di episodi della vita del santo fondatore dell’Ordine: i dipinti, tra il 1950 e il 1954, sono stati quasi totalmente rifatti su quelli precedenti, per rimediare ai crolli causati dai danni prodotti dalla distruttiva incursione aerea anglo-americana effettuata a Palermo il 9 maggio del 1943 che colpì pesantemente la chiesa.

Nei pennacchi delle dodici arcate della navata centrale sono presenti affreschi di Giuseppe Velasco e Vincenzo Manno che raffigurano i dodici Apostoli.

La volta della cupola centrale, che domina l’interno dell’edificio, contiene gli affreschi che raffigurano “La caduta degli Angeli ribelli” del grande frescante fiammingo Guglielmo Borremans a cui è attribuita anche la decorazione della volta del transetto con “La gloria di San Gaetano” e “La gloria di Sant’Andrea Avellino”.

Del monrealese Pietro Novelli è il seicentesco “San Gaetano assunto al cielo”, quadro che si trova sul grandioso altare a tarsie marmoree realizzato da Gaspare Guercio con la collaborazione di Ottavio Bonomo, Geronimo Mira e Giovan Battista Firrera nella cappella del transetto di sinistra, un tempo sotto il patrocinio delle famiglie Ventimiglia e Corvino.

L’altare del transetto di destra, un tempo appartenuto ai principi di Resuttano, ospita una magnifica opera di Sebastiano Conca che raffigura il Santo teatino Andrea Avellino. Nel presbiterio possono ammirarsi magnifici stucchi che incorniciano affreschi di Filippo Tancredi.
Nell’abside vi si trovano affreschi, che le fonti concordemente assegnano ai pittori Andrea Carreca e Giacinto Calandrucci, contornati da rivestimenti decorativi a stucco eseguiti dal maestro Domenico Castelli.
La volta dell’abside è interamente ricoperta da una fitta trama di affreschi e stucchi: particolare menzione merita l’affresco che raffigura “Il trionfo dei Santi e dei Beati dell’Ordine Teatino” che campeggia al centro. Il patrocinio dell’abside apparteneva, un tempo, alle famiglie Gaetani e Mastrantoni.

Lungo le navi laterali, caratterizzate da decoratissime cupolette con lanterna, si aprono delle cappelle, il cui patronato apparteneva alle maggiori famiglie nobiliari cittadine, ciascune delle quali è un autentico capolavoro: riccamente decorate da dipinti e ornate da statue, eleganti figurazioni scultoree e artistici marmi policromi, sono vere e proprie opere d’arte.

Dall’interno della chiesa, attraverso una scala, si accede ad una vasta chiesa ipogea, dedicata alla “Madonna della Provvidenza”, famosa per una sorgente d’acqua presente al suo interno a cui la devozione popolare ha attribuito poteri miracolosi, oggi incanalata nel cortile sul lato destro della chiesa superiore.

Nicola Stanzione


www.sangiuseppeteatini.arcidiocesi.palermo.it/

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

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