Il Castello a Mare

La storia di un monumento importantissimo e piuttosto trascurato dai cittadini

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Uno dei monumenti storicamente più emblematici della città, del tutto sconosciuto a molti, soprattutto alle giovani generazioni di palermitani, è il complesso fortificato del Castello a Mare.Castrum Inferior” posto all’imboccatura dell’antico porto della Cala, dal XII° secolo, probabile momento della sua edificazione, ha svolto il fondamentale ruolo di sentinella della città.

Origini del Castello a Mare

Incerta è la datazione della sua costruzione, non potendo escludere la preesistenza di un presidio fortificato a difesa del porto della città fin da età antica (la tradizione storica vuole questa fortezza come probabile fondazione islamica). Scavi archeologici condotti recentemente dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Palermo hanno fornito indicazioni piuttosto precise che sembrerebbero testimoniare l’appartenenza della costruzione a un periodo compreso negli ultimi decenni dell’epoca normanna, fra il 1160 e il primo lustro degli anni novanta del XII° secolo.

Il Castello a Mare di Palermo, menzionato per la prima volta nel “Liber de regno Siciliae” di Ugone Falcando (1154), all’origine era costituito da un “Mastio” turriforme (Torre Mastra) separato dalla citta da una vasta spianata. Doveva avere probabilmente un impianto planimetrico a forma di quadrilatero, tuttora individuabile, con ampi e profondi fossati, la porta di accesso e delle stanze riservate all’alloggio per il castellano e la truppa.

castello a mare il mastio
Il Torrione di san Pietro del Castello a mare

Gli erano contigue due chiese, una aderente alla Cala, riedificata dai normanni su una probabile preesistenza più antica (moschea) e da loro dedicata a S. Giovanni Battista; l’altra sempre del periodo normanno la Chiesa di “S. Pietro la Bagnara”, che era rivolta verso la città.

Il complesso fortificato nel corso dei secoli, venne continuamente ingrandito, modificato, adeguato ai diversi momenti storici e all’evolversi dell’arte fortificatoria. In particolare, l’avvento delle artiglierie, causò la necessità di consistenti trasformazioni alle strutture originarie e l’aggiunta di nuovi elementi architettonici destinati a migliorarne la capacità difensiva.

Nel XV° secolo, sotto il regno di Ferdinando il Cattolico, fu realizzata la nuova cinta muraria, più ampia rispetto a quella medievale, e si costruì il possente torrione cilindrico all’angolo Ovest della fortezza: il” Bastione di S. Pietro” (che è stato riportato interamente alla luce). Inoltre fu aggiunto un corpo d’ingresso davanti le fabbriche del castello, la cosiddetta Porta Aragonese oggi completamente restaurata. 

Le opere continuarono il secolo successivo sotto il viceregno di don Ferrante Gonzaga (nel Castello ebbero i natali due dei suoi figli Francesco e Giovanni Vincenzo, divenuti in seguito Cardinali).
In quell’epoca la fortezza venne ancora rafforzata con la costruzione di un nuovo sistema bastionato e si realizzarono i grandi baluardi dei lati occidentale e meridionale . Il primo che inglobò il Bastione di S. Pietro, prese il nome di Baluardo di S. Giorgio, per la vicinanza con la porta di S. Giorgio che si apriva nel tratto di mura contigue alla fortezza; quello meridionale si chiamò Baluardo di S. Pasquale.
Successivi ampliamenti, modifiche e trasformazioni del complesso architettonico continuarono fino alla fine del XVIII° secolo.

La porta aragonese

La porta aragonese, costruita nel 1496 su progetto di Baldar Metell, maestro major della regia artiglieria di Fernando il Cattolico, era l’accesso principale alla Fortezza.

È costituita da un grande arco chiuso tra due possenti torri a pianta poligonale. Sulle pareti delle torri alcuni fori circolari indicano le cosiddette troniere, cioè le postazioni dove si posizionavano gli archibugieri. Sulla terrazza dell’edificio si evidenziano grandi merli tra i quali dovevano essere posizionati i pezzi di artiglieria a difesa dell’ingresso. 

All’interno, per raggiungere la piazza d’armi bisognava seguire un percorso a zig zag verso sinistra di modo che eventuali nemici armati, entrando lasciavano scoperto il lato destro (lo scudo solitamente si porta a sinistra) e così, guardie armate poste in alto sulla destra potevano colpire più facilmente.

Il complesso era collegato alla terraferma tramite due ponti che superavano il fossato. Sul davanti il cosiddetto “rivellino” cioè una struttura muraria a forma di cuneo eretta sul davanti della fortificazione, verso la città, come elemento di difesa. Per raggiungerlo bisognava attraversare un primo ponte posto lateralmente. Subito dopo un ponte levatoio poteva essere sollevato o chiuso con un sistema di catene e contrappesi. Infatti sopra il fornice sono ancora visibili le due due lunghe aperture verticali che alloggiavano le travi.

Più tardi, per rinforzare la difesa, tra porte e il rivellino, venne realizzato un muro di cinta basso, corredato da una serie di feritoie tagliate in diverse angolazioni in modo da coprire il più possibile la visuale del fossato, entro le quali si ponevano i fucilieri.

castello a mare - porta aragonese
Il Castello a Mare con l’ingresso Aragonese e il sistema di ponti

La storia tormentata del Castello a Mare

Castello a mare interno
Stanza interna del Castello

La lunga e tormentata storia del Castello a Mare è quasi una metafora di quella della città, da sempre legata intimamente ai fatti più salienti delle vicende palermitane.

Residenza preferita dall’imperatore Federico II per i suoi soggiorni in città, dal XV° secolo il Castello ebbe funzione di residenza del governo vicereale e, a seguito della rivolta popolare capeggiata da Gianluca Squarcialupo nel 1517, anche dello stesso vicerè che vi si trasferì per maggiore sicurezza.

Successivamente, per un breve periodo (1553­­-1601), e in maniera non proprio continua, fu sede del Tribunale della “Santa” Inquisizione spagnola, introdotta in Sicilia fin dal1487 da Ferdinando d’Aragona, con le sue anguste e tristemente note prigioni sotterranee, e una cappella per i condannati a morte.

Nel 1593 una forte esplosione provocò tantissimi morti tra detenuti e carcerieri; tra le vittime vi fu il poeta monrealese Antonio Veneziano, lì detenuto per avere deriso il vicerè conte d’Olivares, appendendo un cartello satirico “..alla cantonera di don Pietro Pizzinga, allo Piano delli Bologni” (oggi piazza Bologni).

Successivamente, nel 700, venute meno le esigenze difensive, il complesso fortificato sopravvisse solo con funzione di controllo nei confronti della città contro eventuali tentativi di insurrezioni popolari.

Il Castello a Mare è stato nel corso dei secoli protagonista di cruente battaglie e teatro di moti insurrezionali. Sono da ricordare le battaglie tra savoiardi e spagnoli nel 1718 e quella tra gli austriaci asserragliati dentro la fortezza e i Borboni nel 1734. Nel 1860 la fortezza identificata dalla popolazione quale simbolo del potere borbonico, fu assaltata e demolita in alcune sue parti: Garibaldi entrato a Palermo, il 25 giugno ne ordinò la demolizione. 

Dopo l’unità d’Italia ciò che era stato risparmiato venne adibito a caserma militare, mantenendo questo ruolo fino al 1922, anno in cui allo scopo di sistemare le nuove attrezzature portuali, su disposizione del governo fascista si consumò uno dei più assurdi scempi urbanistici della storia palermitana. A nulla servirono gli accorati appelli del Soprintendente ai Monumenti della Sicilia Francesco Valenti e di altri illustri intellettuali dell’epoca, dall’ingegnere Ernesto Basile, al direttore del Museo Nazionale professor Ettore Gabrici, che non riuscirono ad evitare che le ruspe della ditta McArthur di Londra, portassero a compimento la demolizione della fortezza del Castello a Mare, da cui si salvarono, in parte, solo il “Mastio” e l’antica porta di accesso alla fortezza.
Infine le incursioni aeree dell’ultima guerra procurarono ulteriori danneggiamenti alle parti superstiti della struttura.

L’Area archeologica del Castello a Mare

Dopo un lungo abbandono, dal 2006 tutto il grandioso complesso architettonico è stato interessato da vasti interventi di scavo e di restauro che hanno permesso di liberare tutta l’area, riportando alla luce gran parte delle strutture murarie dell’originario complesso fortificato. È’ stata inoltre scoperta una vasta necropoli di età musulmana utilizzata anche nel periodo normanno.
Il recupero e la restituzione alla città di un monumento di così straordinaria importanza come il Castello a Mare rappresenta, oltre che una risorsa fondamentale sotto il profilo urbanistico e architettonico, una ritrovata consapevolezza del valore delle proprie memorie, e anche la ricostituzione dello stretto legame che i palermitani hanno sempre avuto con il loro mare, rescisso quasi un secolo fa dal ”piccone demolitore”.

Nicola Stanzione

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Nicola Stanzione
Nicola Stanzione
Innamorato di Palermo ed esperto dei suoi palazzi storici, monumenti, usi, costumi e tradizioni

1 COMMENTO

  1. Mi e’piaciuto molto anche se ,per me, incompleto.Una volta , venendo a Palermo,vidi un grande cancello in ferro battuto con le iniziali D ed un’altra che non ricordo.Notai che la mia attenzione era stata notata. Me ne andai e dopo 2 giorni tornai ed il cancello non c’era piu’,erano rimasti solo i due pilastri.Mi dissero che era il cancello del castello a mare. C’e’ una qualche verita’ in tutto questo. Grazie. R

    ricita@libero.it

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