La Fiera del Mediterraneo nasce a Palermo nel 1946, viene creata una zona riservata di circa 14 ettari, di forma triangolare lontano dal centro cittadino, presso le pendici del Monte Pellegrino, presso una delle uscite del Parco della Favorita raggiungendo nel tempo la superficie di 86 mila mq. Fin dall’inizio rappresenta il più importante polo espositivo della Sicilia, sia per dimensioni che per importanza. Era gestito dall’Ente Autonomo Fiera del Mediterraneo, un ente pubblico della Regione Siciliana.
Nel 2015 dopo 7 anni di inattività è stata organizzata una nuova fiera campionaria dal 23 maggio al 7 giugno. Nel 2016 la fiera campionaria ha avuto luogo dal 21 Maggio al 05 Giugno.
La Fiera è cresciuta negli anni in maniera assai articolata; all’interno dell’area (originariamente assoggettata ad uso civico, ed adiacente alla Riserva Naturale di Monte Pellegrino) oltre a grandi e capienti padiglioni, sono presenti (nella zona nord, la più antica) alcuni edifici più piccoli risalenti ai primi anni di vita dell’ente, di particolare interesse storico. L’intero quartiere fieristico è esteso per 83 000 m².
Attualmente il padiglione più importante è il numero 20, sia per dimensione che per posizione. È stato recentemente ristrutturato il padiglione 5a, che è anche utilizzabile come sala convegni, insieme al padiglione 4. Caratteristica unica della Fiera di Palermo è la presenza di ampi spazi alberati, e l’originale ubicazione alle falde di Monte Pellegrino, che ne costituisce il suggestivo sfondo. Sono in fase di avvio (maggio 2008) i lavori di riqualificazione del padiglione 16, che verrà trasformato in una sala congressi modulare da 1500 posti.
La Storia
Il 1891 vide l’inaugurazione della “IV Esposizione Nazionale Italiana” di Palermo, la prima nel sud Italia, organizzata con il sostegno di Francesco Crispi. La mostra, i cui padiglioni furono progettati dall’architetto Ernesto Basile, venne inaugurata dal 15 novembre di quell’anno e restò aperta fino al 5 giugno 1892. Fu inaugurata dal re Umberto I e dal presidente del consiglio, il siciliano Antonio Starabba, marchese di Rudinì che aveva da qualche mese sostituito il conterraneo Crispi.
Fu articolata in dodici divisioni, su un’area di 130 mila mq, di cui 70 mila coperti, ebbe 7.000 espositori, e furono emessi 1.205.000 biglietti. Furono previsti anche una galleria delle belle arti, una mostra etnografica siciliana e una mostra eritrea. Fu realizzata anche una mostra speciale di elettricità alla quale intervennero 73 espositori, di cui 35 nazionali, 33 francesi e 5 tedeschi. Un evento importante per la storia di Sicilia e dell’Italia, cambiò per sempre il tessuto urbano della città di Palermo: stiamo parlando dell’Esposizione Universale del 1891-1892.
Dopo Firenze, Milano, Torino, anche il capoluogo siciliano ospitò la grande fiera internazionale, volta a mostrare tutte le novità della tecnica e dell’industria dell’epoca.
La Fiera
Situata nel quadrilatero composto dall’incrocio tra via Dante, via Principe di Villafranca, via La Farina e via Libertà, portò alla formazione di quello che poi divenne il rione Villafranca. I padiglioni vennero progettati per volere di Ernesto Basile, su circa 12 ettari di terreno, concessi gratuitamente dal Principe di Radaly, secondo lo stile arabo-normanno che ha caratterizzato la struttura di alcuni antichi edifici presenti in città. Fu un importante occasione, per la Sicilia del tempo, di mostrare la sua bellezza e le sue ricchezze patrimoniali; il capoluogo mise infatti in campo i migliori del periodo, tra ingegneri e architetti. Il complesso vide infatti anche il coinvolgimento di Ernesto Armò, Alfredo Raimondi, Ludovico Biondi, per un lavoro che venne svolto in un arco di tempo di soli otto mesi; la fiera venne infatti inaugurata il 15 novembre del 1891, con un grande ricevimento organizzato presso il salone delle Feste, ricoperto da una grande cupola e pennacchi in stile muqarnas.
Basile aveva previsto anche la realizzazione di un belvedere, a ben 55 metri d’altezza, che poteva essere raggiunto tramite due ascensori Stigler in legno e vetro, che si azionavano e muovevano secondo un sistema idraulico.
Il prospetto prevedeva che il lato che dava su via Dante, fosse occupato dagli stand delle industrie meccaniche, chimiche ed orafe; lo spazio in via Libertà era invece dedicato alle industrie tessili, dei mobili, delle ceramiche e delle vetrerie, su cui svettava tra tutti il Padiglione delle Belle Arti, atto ad ospitare ben 720 dipinti e 301 sculture. Concludeva l’Esposizione, l’area dedicata all’industria metallurgica ed agricola, e un padiglione messo appunto per “i sogni coloniali” italiani in Eritrea.
Una curiosità: presso la zona dedicata alle industrie dell’acciaio e dei metalli pesanti, venne presentato forse il primo progetto di un Ponte sullo Stretto; un’idea dell’Ingegner Angelo Giambastiani.
La Fiera del Mediterraneo nacque con la vocazione di sostituire l’esposizione nazionale del 1891. Fu luogo di sogni e formazione, fu luogo di scambio e innovazione tecnologica, di svago e promozione, frammento urbano di socialità e cultura e aprì battenti nell’ottobre del 1946. I settant’anni che di fatto garantiscono a un manufatto di rientrare nella tutela ope legis, per cui ogni intervento di trasformazione sia subordinato al parere della soprintendenza, ci sono tutti ma facciamo un passo indietro e facciamolo insieme.
Le ditte che hanno esposto i loro prodotti negli anni passati sono state tante e famose come: Phonola, Fiat, Olivetti, Cinzano, Motta, Amstrad, Martini, Magneti Marelli e ancora Dalmine, Ansaldo, Campari, Bonelli, Barilla, Rizzoli, Durbans, Marsala, sono alcuni dei marchi consolidatisi all’interno della Fiera e della nostra memoria collettiva che non si arrende e che vuole resistere.
La Fiera del Mediterraneo deve rinascere e proporsi di divenire ponte culturale ed economico con tutti i Paesi del mare nostrum, con cui scambiare prodotti e progetti. Potrà risorgere soltanto attraverso un progetto architettonico di qualità condiviso, corale e mirato, che attraverso tutti gli stadi della progettazione, sia subordinato al parere fondamentale della Soprintendenza! Le scelte future di trasformazione però vanno condivise coi cittadini, con un adeguato grado di conoscenza e coscienza della storia e delle nostre radici culturali, collegandola con la creazione di un nuovo museo del mediterraneo da istituire dentro la vicina neo-scoperta Casermetta Nerviana e le 12 cisterne ipogee.
La Fiera può contenere più di 600 espositori provenienti da tutto il mondo riuniti in 70.000 mq di esposizione, fra stand e gazebo allestiti in tutti i viali della Fiera e i nuovi padiglioni che si aggiungono: il 24 e l’11 . Come ogni anno sarà possibile conoscere e comprare prodotti di artigianato, nautica, arredamento, casalinghi e sia auto che moto ma i visitatori hanno anche due palchetti per le esibizioni dei prodotti locali e per le sfilate ed eventi musicali e un’area giochi per il jumping.
Non deve mancare l’area food con una zona dedicata che non proporre solo cibo di strada ed eccellenze enogastronomiche siciliane ma anche piatti tipici di altre regioni italiane, oltre a questa, la parte alta della Fiera si deve trasformare in una grande area pub. Inoltre bisogna creare le nuove sezioni per: arte contemporanea, antichi mestieri e intrattenimento per bambini con giochi e laboratori di creatività curato dalle scuole aderenti.
Infine, si devono fare presenziare numerose associazioni di volontariato che gratuitamente usufruiranno di spazi appositi per presentare e promuovere le proprie attività.
Fabrizio Vella