A Palermo la Madonna che mi ha affascinato di più, oltre all’Annunciata di Antonello da Messina, è la Madonna della Purità.
L’ ho sempre osservata nel silenzio mistico della chiesa di San Giuseppe ai Teatini. È raffigurata all’interno di un tondo ligneo dallo sfondo dorato e rabescato, presenta un dolcissimo ovale del volto, ha gli occhi bassi, un viso candido leggermente roseo alle gote. Un mantello azzurro con orlo e rabeschi dorati le avvolge le spalle e il capo. Indossa una veste cremisi e tiene in braccio il bambin Gesù che teneramente osserva lo spettatore mentre stringe con la mano sinistra un pomo.

Questo meraviglioso tondo dipinto è incastonato all’interno di un’altrettanto tonda cornice di marmo mischio, a sua volta centro di una composizione marmorea nella quale compaiono putti svolazzanti che sorreggono il medesimo tondo e aprono una tenda panneggiata disvelando l’altissimo miracolo della sacra Maternità. Tutta la composizione è delimitata da due alte colonne di marmo culminanti in due lavoratissimi capitelli ed è stata voluta nel 1681 da Don Giuseppe Cicala «prima Chierico Regolare, poi vescovo di Mazzara, e finalmente Arcivescovo di Messina».
L’arte è una cosa misteriosa, l’essere completamente tabula rasa di fronte ad una tale immagine fortemente illuminata nella penombra della cappella mi ha completamente affascinato e incuriosito; non conoscevo il nome del pittore, né l’anno di realizzazione, né se fosse un’ immagine nata dalla fantasia popolare oppure un motivo ricorrente, prima ovviamente di averne letto la storia e aver saputo che in realtà si tratta di una copia, anzi una delle innumerevoli copie che esistono in tutta Italia e oltre.
Da un bel lavoro di Elio Pindelli, Iconografia e iconologia della Madonna della Purità traggo il nome del pittore e l’origine iconografica della nostra Madonna «La iconografia della Madonna della Purità nasce e si consolida nel XVII secolo. Ma è un titolo che viene attribuito ad un dipinto della prima metà del XVI secolo eseguito dal pittore catalano Louis De Morales e appartenuto alla famiglia Bernauda de Mendoza, donato nel 1641 ai Teatini di Napoli».
Non posso sostituirmi al celebre Antonio Mongitore nel raccontarvi la storia che ci lega a questa sacra immagine, perciò lascio a lui il posto e ve la trascrivo dal primo volume del Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo
«Don Diego di Bernaudo, Sacerdote non men riguardevole per lo splendore della nobiltà, che venerabile per l’integrità de’ costumi esemplari, conservava nella città di Napoli, qual tesoro inestimabile, un’ Immagine della Santissima Vergine, dipinta in tavola, di segnalata bellezza; ed era stimabilissima eredità della famiglia de’ Duchi di Bernaudo, posseduta sin dal tempo de’ Re d’Aragona da’ quali forse l’ebbero in dono. Era D. Diego figlio spirituale del Venerabile Servo di Dio il P. D. Giuseppe Caracciolo, Chierico Regolare Napolitano, che sommamente invaghito della bellezza, e divozione, che spirava dalla Santa Immagine, allo stesso andava a visitarlo in casa, in cui sentiva rapirsi i più teneri affetti alla vista della Sacratissima Effige di Maria. Quindi ancorché D. Diego avesse designato di collocarla nella chiesa di certi Regolari, ove avevano i suoi antenati la sepoltura, nulladimeno dal riflettere all’amore che le professava il P. D. Giuseppe sentì d’improvviso mutarsi gli interni sentimenti del cuore, e stabilì riporla nella chiesa di S.Paolo di Napoli, ove allora abitava il Servo di Dio, col cui consiglio le diede il titolo di S.Maria della Purità […] Non solo nelle chiese di Napoli ben presto si propagò meravigliosamente la divozione di Maria Vergine, sotto il candido titolo della Purità, ma anche nella città di Roma, e altre città principali d’Europa […] Fra l’altre città delle prime, che avidamente abbracciarono questa divozione fu la città di Palermo».
Prosegue il Mongitore narrando dell’avvenuta traslazione di una copia del quadro ricavata dall’originale di Napoli alla chiesa di San Giuseppe ai Teatini di Palermo. Dice poi egli, citando don Girolamo Coppola, che non appena si seppe tra la popolazione dell’imminente traslazione, essa non pensò ad altro se non alla festa che era giustamente occasione di fare:
«Palermo città non men nobile, che bella, non men bella, che numerosa, fecesi nel culto più ragguardevole, come da quelle parti si scrive. Fu in questa città collocata la Sacra Immagine da’ Padri Teatini nella lor chiesa di S. Giuseppe, di quel Giuseppe che come della Vergine Purissima sposo, meritò sposandosi, riceverla più pura creatura della terra, e del cielo, e se quella chiesa per la maestà dell’architettura, per lo pregio delle colonne, per la finezza dei marmi, e per mille altre doti, gloriavasi di contender con le più famose chiese d’un Italia: in questa occasione parve che toccasse, il non plus ultra delle sue glorie, tanto stimaron gli habitatori quel nuovo tesoro, e quell’ornamento del Cielo. E ‘l dimostraron gli effetti, con una solennissima festa e superbissima processione; incominciaronla più di mille persone di condizione promiscua; che camminando a due a due honoravano il corteggio con torchi accesi: seguiron l’ordine duecento Cavalieri di segnalata nobiltà, ancor questi con doppieri fiammanti, gloriandosi più di bruciar cere in honor di Maria, che di correr premi e spezzar lance a favor d’una vana beltà: venivano nel terzo luogo i Padri Chierici Regolari, come propagatori indefessi del nobil titolo: terminava la pompa Maria della Purità, ritratta in un quadro, portata sugli homeri Sacerdotali, in guisa di trionfante, arrecando divozione e risvegliando riverentissimo culto a chiunque la rimirava. […] Fu posto il Simulacro della purissima Vergine su l’altare destinato per suo albergo. E perché per ancora sodisfatti non erano quei signori Congregati nell’Oratorio di detta chiesa, per quell’unico, benché pomposissimo tributo di riverenza; elessero, per maggiore dimostratione di affetto, la Signora della Purità per Protettora della loro congregazione, offerendosi a solenneggiar ogni anno sì favorita traslatione con pubblica dimostratione d’una solennissima festa, nel ristretto del lor Oratorio».
Tale festa si celebrava il 2 di febbraio di ogni anno.
A questo punto, oltre a sollecitare chi non l’avesse mai vista di presenza ad andarla ad osservare da vicino, non mi resta che fare il corposo elenco delle copie della Madonna della Purità sparse in Italia tratto sempre dal lavoro del Pindelli:
- L. De Morales (prima metà del XVI sec.) Napoli, Colleggio dei Teatini;
- Napoli, Pio Monte della Misericordia;
- Colletorto, chiesa di San Giovanni Battista;
- Napoli, chiesa di S. Maria di Costantinopoli;
- Napoli, chiesa delle Trentatré o di Santa Maria di Gerusalemme;
- Napoli, chiesa della Trinità dei pellegrini;
- Napoli, Santuario di S. Gaetano thiene;
- A. Malinconico, Napoli, chiesa del Pio Monte di Misericordia;
- N. Maria Rossi, Napoli, chiesa dei Notai;
- Giacinto De Popoli, Napoli, chiesa di S. Maria della Sapienza;
- G.Marullo, Napoli, chiesa di S. Maria della Sapienza;
- Antonio De Bellis, Napoli, chiesa di Castel Sant’Elmo;
- N. Maria De Simone, Napoli, chiesa di S. Potito;
- L. Giordano, Napoli, cappella del Tesoro di S. Gennaro;
- Sorrento, Cattedrale;
- Napoli, chiesa di San Potito;
- Salerno, Cattedrale;
- Piedimonte Matese, chiesa di S. Benedetto;
- Piedimonte Matese, chiesa di S. Maria degli Angeli;
- Roma, Sant’Andrea della Valle;
- Palermo, chiesa di S.Giuseppe ai Teatini;
- Onofrio Palumbo, Napoli, S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone;
- Succivo, chiesa Parrocchiale;
- Rende, Museo civico;
- L’Aquila, Arcivescovado;
- Solofra, Cappuccini;
- Caiazzo, Museo Diocesano;
- Carlo Mercurio, Giuliano, chiesa del Purgatorio;
- Cesare scerra, Tricarico, Cattedrale;
- Paolo De Falco, Cerreto Sannita, chiesa di San Martino;
- L.Giordani, Gallipoli, Oratorio della Confraternita di Santa Maria della Purità;
Antonino Prestigiacomo